Fabbrica Europa: la Stazione Leopolda diventa piattaforma di condivisione creativa (consigli teatrali 3-8mag)

MILANO

A(II)Rh+ di Nicoleta Esinencu regia Renzo Martinelli con Federica Fracassi. Una serata speciale, ad ingresso gratuito, che si inserisce all’interno del progetto europeo “Fabulamundi Playwriting Europe”, di cui Teatro i è partner italiano. In A(II)Rh+ Federica Fracassi, guidata dal regista Renzo Martinelli, veste i panni scomodi del protagonista della piece: un padre xenofobo, terrorizzato dalla commistione delle razze, del “sangue” a cui allude il titolo. La narrazione sarà accompagnata dai suoni percussivi, eseguiti dal vivo da Filippo Monico. (T. i, 4)

Arriva al Piccolo “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello, adattato e diretto da Roberto Latini, unico interprete sul palco. Rappresentato postumo nel 1937, è l’ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto. La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni, in un tempo e luogo indeterminati, al limite tra la favola e la realtà, alla Villa detta “la Scalogna”, abitata da inquietanti personaggi e da una specie di mago che, come Prospero nella Tempesta shakespeariana, è in grado di creare illusioni e fantasie. Spiega il regista: “Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione e infatti vorrei rimanere il più possibile nell’indefinito, accogliere il movimento interno al testo e portarlo sul ciglio di un finale sospeso tra il senso e l’impossibilità della sua rappresentazione”. (Piccolo T. Studio Melato, 3-8)

Pyscho Killer- Quanto mi dai se ti uccido? Qu’est-ce que c’est? Michelangelo Campanale porta in scena uno spettacolo ispirato al libro Quanto mi dai se ti uccido? di Walter Spennato, testo sperimentato ed influenzato dall’attore Ippolito Chiarello, fondatore del movimento del Barbonaggio Teatrale, che sin dalle prime fasi contamina e mette in prova l’opera di fronte ad un pubblico di uditori. Lo spettacolo, tra una battuta ironica e una suonata jazz, vuole denunciare la facilità con cui tutti noi siamo ormai abituati ad violenza diffusa e quotidiana: l’omicidio come show televisivo, business per avvocati ora è anche meta ambita per popolari gite dell’orrore. Psycho Killer, è proprio il caso di dirlo: la fantasia distruggerà il potere ed una risata vi seppellirà. Ironico e surreale, lo spettacolo de la compagnia La luna nel letto cavalca l’onda del successo dei suoi predecessori Cenerentola Across The Universe e Il vecchio e il mare. (T. Litta, 3-8)

Sleeping Beauty del coreografo inglese Matthew Bourne. Con Sleeping Beauty Bourne completa la trilogia sulle musiche di Čajkovskij iniziata nel 1992 con Nutcracker! e continuata nel 1995 con Swan Lake. La fiaba di Perrault che narra di una principessa caduta in un sonno lungo cent’anni a causa di un incantesimo divenne un balletto nel 1890 per mano del coreografo Marius Petipa sulle musiche di Čajkovskij. Matthew Bourne prende questa data come punto di partenza ambientando il battesimo di Aurora, l’eroina di questa storia, nell’anno della prima presentazione del balletto; al culmine del periodo fin-de-siècle quando fate, vampiri e opulenza decadente nutrivano l’immaginario gotico. Con lo scorrere degli anni Aurora cresce e ci spostiamo nella rigida età edoardiana; una mitica età dell’oro fatta di lunghi pomeriggi estivi, partite di croquet e danze alla moda. Anni dopo, al risveglio dal suo lungo sonno, Aurora si ritrova nell’età moderna, un mondo più misterioso e fantastico di qualsiasi fiaba! Matthew Bourne ambienta la fiaba in un inquietante scenario gotico; il tradizionale scontro tra bene e male e il tema della rinascita fanno da sfondo ad una storia d’amore soprannaturale che attraversa i secoli e che neanche lo scorrere del tempo può ostacolare. (T. degli Arcimboldi, 5-8)

TEATRO UTILE e MASCHERENERE presentano Sotto un cielo straniero frammenti. Brevi testi di pochi minuti, che insieme compongono un quadro impressionista sull’immigrazione in una grande città, come ad esempio Milano. La drammaturgia lavora sullo sguardo con cui i migranti vedono noi e la città sconosciuta in cui arrivano. La sensazione dominante è lo spaesamento, il non riconoscimento dei luoghi e del linguaggio. L’ironia, spesso rivolta verso se stessi, è corrosiva e non risparmia nessuno. Siamo obbligati a riconoscerci nei comportamenti e nei giudizi stereotipati verso i cosiddetti “extracomunitari”. Questo permette di mettere in campo temi forti con leggerezza. La regia cercando di valorizzare la partecipazione collettiva all’evento scenico alterna momenti corali e individuali. Il palcoscenico è marcato da cartelli stradali e semplici elementi scenografici realizzati in cartone seguendo lo stile della “street-art”. Il pubblico è seduto in un cerchio, all’interno del quale si svolgono le scene. (Zona K, 4-6)

La compagnia Scimmie Nude con la ripresa dello spettacolo che nel 2009 diede origine al rapporto di ospitalità artistica che prosegue ininterrotto da allora: PAURAEDESIDERIO, Primo capitolo della Trilogia d’Indagine sull’Uomo. Una donna legata e bendata. Due uomini le si avvicinano e iniziano ad interrogarla con accanimento, la perseguitano, ma quando stanno per andarsene la donna li prega di non lasciarla sola. Pauraedesiderio non si può raccontare perché non c’è una storia, c’è solo una trama che nasce nella particolare coscienza di ogni spettatore. Ogni elemento che abbia un riferimento narrativo o psicologico è stato eliminato: in uno spazio astratto i tre attori, identificati con i tre colori primari, si muovono intrecciando situazioni e accadimenti. Ogni colore ha un preciso significato legato all’interiorità dell’attore: rosso di carne, di sangue e di passione; giallo occhio della mente; blu profondo mare, intima paura di amare. Le figure che appaiono sono figure “cangianti” che grazie alla logica incoerente del sogno e della proiezione inconscia, sfumano l’una nell’altra, si trasformano in continuazione cambiando età, ruolo, e carattere. (T. della Contraddizione, 5-8)

Utoya, la strage di Utoya, tratto dal saggio-inchiesta ‘Il silenzio sugli innocenti’ del giornalista Luca Mariani. Lo spettacolo, regia di Serena Sinigaglia, testo di Edoardo Erba, con Mattia Fabris e Arianna Scommegna. E’ il 22 luglio 2011, siamo in Norvegia. Anders Behring Breivik, ‘il mostro’, scatena l’inferno. Otto morti con un’autobomba a Oslo e poi 69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell’isola di Utøya, il ‘paradiso nordico’ sede storica dei campeggi estivi dei socialisti di tutto il mondo. Una strage però dimenticata. Sotto accusa la narrazione dei media: distorta quando non faziosa e arbitraria. Una delle tante tragedie che ‘pazzi’ armati possono causare, come quelle che succedono tanto spesso in America. Insomma quel genere di fatti che hanno a che fare con il disagio psichico, la violenza delle nostre società e le patologie che ne derivano. testa e poi passi oltre fino appunto a dimenticartene. Niente di più sbagliato. (T. di Ringhiera, 3-15)

ROMA

Declinazioni d’Amore progetto in residenza temporanea, ideato e diretto da Alessandra Fallucchi con la drammaturgia di Franca de Angelis, che indaga il complesso mondo delle relazioni sentimentali, mettendo in primo piano l’Amore come forza motrice, come ponte fra la Vita e la Morte, energia, slancio, mezzo per crescere e per conoscere. «Cos’e’ l’amore? Come amiamo oggi? Sappiamo e vogliamo amare? Come ci incontriamo? Come ci scegliamo? Cosa manca ai nostri incontri? Come ci influenza oggi la società e la sua tecnologia? Quantità o Qualità dei rapporti? Di cosa abbiamo paura? E perché? Conosciamo il tempo dell’attesa? Il senso del mistero? Il Sacrifico in amore e’ davvero così terribile e insensato? Siamo più liberi o solo più infelici? Cos’e’ per noi la felicità? (T. Studio Uno, fino all’8)

Non si tratta di un adattamento qualsiasi del romanzo (titolo originale A Clockwork Orange/Un’arancia a orologeria) consegnato alle stampe nel 1962 o del celebre film che nel ’71 ne ricavò Stanley Kubrick, ma del vero e proprio testo teatrale che, a partire dal suo libro, Burgess scrisse nel ’90 per la Royal Shakespeare Company. Fugando paragoni improponibili, Gabriele Russo si allontana dalle suggestioni kubrickiane, consegnate alla notorietà universale ed alla storia del cinema, per “ritrovare intatta – sottolinea il regista – quella necessità di Burgess nel proporre argomenti dai toni forti, capaci di scuotere le coscienze e suscitare domande legittime sulle possibilità di reagire, nel nostro tempo, alla violenza, gratuita o scientemente programmata”. Recenti fatti di cronaca, nera ed italiana, collegano immediatamente i protagonisti dell’opera al nostro presente, suscitando emozioni e reazioni contrastanti. A distanza di oltre cinquant’anni dalla sua stesura, ci si rende conto di quanto l’autore avesse saputo guardare oltre il suo tempo presagendo, attraverso la storia violenta di Alex e dei suoi amici Drughi una società sempre più incline al controllo delle coscienze e all’indottrinamento verso un “pensiero unico”: crudele epilogo cui viene destinato il protagonista, sottoposto alla castrazione chimica ed al condizionamento psicologico. (T. Eliseo, fino al 15mag)

L’odore del mondo di e con Gisella Szaniszlò regia Jacopo Maria Bicocchi monologo ispirato ad una storia vera. Racconta la vicenda di Irina, una bambina Moldava, della sua famiglia e della sua infanzia felice nella sua piccola casa in Moldavia. Irina vive con la Nonna, la Mamma e i suoi sei fratelli ”Tutti maschi, tutti di più piccoli di me!”. Sua nonna le ha sempre detto: ”Irina tu sei bella come Regina! Tu sarai richeza di nostra casa!”. Il giorno del suo dodicesimo compleanno il significato di questa frase, che è stato da sempre per lei pieno di gioia e speranza, verrà completamente ribaltato. Un episodio inaspettato sconvolgerà la tranquillità di Irina e incatenerà, per sempre, lei e la sua vivace fantasia. Sarà costretta ad intraprendere un lungo e doloroso viaggio che la farà diventare donna e sconvolgerà la scala delle sue priorità. La bellezza che era sempre stata per lei motivo di vanto e caratteristica nella quale identificarsi, diventerà una zavorra dalla quale doversi liberare a tutti i costi, per riconquistare la libertà perduta e tornare ad essere padrona del suo destino. (Formicola Teatro, 3)

In occasione dei 10 anni dalla morte della giornalista russa Anna Politkovskaja, Elena Arvigo torna con Donna non rieducabile, memorandum teatrale su Anna Politkovskaja scritto da Stefano Massini. Donna non rieducabile è un memorandum immaginario ispirato ai reportage di Anna Politkovskaja, nota per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sue critiche al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, assassinata Il 7 ottobre 2006, nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. Il testo è composto da una serie di istantanee, “quadri”, che propongono esperienze, situazioni, atmosfere e stati d’animo e accompagnano il pubblico in un viaggio nelle terre russe e cecene. Un percorso tra i racconti della giornalista russa che l’attrice ripropone con grande intensità e immedesimazione. Un monologo di forte impatto e attualità in grado di stimolare il pubblico e  far riflettere sul tema della libertà di stampa e la responsabilità del sapere. (T. Argot Studio, 3-15)

Aspettando una chiamata monologo brillante e ironico sull’attesa del “lavoro della vita” delle giovani generazioni, uno spettacolo scritto e interpretato da Matteo Cirillo. Un giovane come tanti che con fiducia attende, ma da quanto tempo aspetta e per quanto tempo ancora dovrà aspettare sono domande che non hanno una risposta. «Viviamo il nostro presente aspettando tempi migliori – spiega Matteo Cirillo – aspettando che la crisi finisca, aspettando una chiamata di lavoro. Così noi “giovani” rimaniamo intrappolati nel tempo della giovinezza e nell’attesa di un “vero lavoro”. Da bambini sognavamo di fare l’astronauta, il calciatore o il medico; ora il nostro sogno si è trasformato in un “magari mi chiamano a lavorare al call – center”; quelli più “fortunati” vengono chiamati, altri rimangono in attesa. Nell’attesa spesso si è da soli, nella solitudine o ritrovi te stesso oppure ti perdi; nell’attesa i pensieri prendono vita, nell’attesa la speranza è l’ultima a morire. Ma se muore la speranza cosa resta?». (T. Studio Uno, 5-8)

Seconda proposta del dittico al femminile dedicato alla Prima Guerra Mondiale. Tra parole e musica Elena Bucci ci accompagna nella cronaca del suo personale viaggio nel tempo, alla ricerca di vicende e sguardi di chi ha riconosciuto la “Cattiva Dea” nel 1914 e ha reagito a cambiamenti inimma­ginabili, rimanendo ai margini della storiografia ufficiale. Colloqui con la Cattiva Dea. Piccole storie dalla Grande Guerra è una drammaturgia per parole e musica che, pur fondandosi su saggi storici e raccolte di lettere, diari e documenti, storie locali e familia­ri, si trasforma in un fiume di scritture e testimonianze personali, un gigantesco coro che, attraverso dissonanze e differenze, si accorda in un possente canto con­tro la guerra. (T. India, 3-5)

ALICE è l’incontro di due percorsi formativi finanziati da Associazione AMICI DEI BIMBI Onlus e condotti da Dynamis presso il Teatro Vascello e il reparto di Neuropsichiatria dell’Ospedale Bambino Gesù. In scena 20 ragazzi adolescenti o poco più, ciascuno con la sua identità, le sue specificità, lontani dalle patologie che sul palco scompaiono. Attraverso lo specchio di L.Carrol è solo una suggestione: lo specchio di Alice non è riflettente, non restituisce un’immagine nitida ma apre ad un mondo distorto e affascinante perché capovolto. L’esplorazione onirica, i dubbi, la punizione, la difficoltà a comprendere e la curiosità di scoprire, sono il percorso per superare la stretta connessione con il testo originale e incontrare il singolo, l’identità e il manifestato individuale in una nuova drammaturgia scenica. Il lavoro laboratoriale si costruisce in un gioco corale con l’incrocio di storie e percorsi di vita diversi che rendono ibrida e polifonica la scena, invitando tutti, come diceva Pennac, a scoprire il proprio strumento e ad accordarlo con gli altri, per trovare la propria musica e la sinfonia collettiva. (T. Vascello, 3)

TRADIRE SHAKESPEARE. In occasione dei quattrocento anni dalla morte, l’Accademia dedica al grande drammaturgo inglese uno studio delle riscritture moderne, condotto da Arturo Cirillo con il III anno del Corso di Regia. L’allievo regista Mario Scandale presenta NON ESSERE dall’ “Amleto”, l’allievo regista Lorenzo Collalti presenta UBU da Jarry. “Cesare Garboli affermava che tradurre è sempre tradire – scrive Arturo Cirillo – Si è scelto questo verbo proprio perché si pensa che la fedeltà a un testo, o a un autore, è caratterizzata anche da un suo implicito tradimento. Shakespeare lo si è fatto e lo si continua a fare in molti liberi e svariati modi; per questa esercitazione ci si è voluti confrontare con degli sguardi diversi sul sommo autore inglese. Quello di Jarry che attraverso la sua invenzione di “Ubu Roi”, messo in scena da Lorenzo Collalti, riscrive a suo modo una tragedia shakespeariana o almeno la sua esasperazione, e quello di “Non essere”, riscrittura di Mario Scandale dell’Amleto passando per il precedente tradimento di Stoppard. Insomma un gioco di avvicinamenti e allontanamenti a Shakespeare per raccontare il dilemma dell’esserci e del recitare.” (T. Duse, 3-10)

TOSCANA

Fabbrica Europa 2016 (Mosè Risaliti) - foto. Antonio Viscido
Fabbrica Europa 2016 (Mosè Risaliti) – foto. Antonio Viscido

imPerfect Dancers Company in IN-FAUST ideazione Walter Matteini coreografie Walter Matteini, Ina Broeckx. Allo stesso Matteini il compito di illustrare questo In-Faust: “Faust, Angeli e Demoni… ma mi chiedo… e se fossimo tutti Faust? E se anche il più buono, il più fedele e onesto dei cittadini si trovasse nella posizione di poter scegliere. Quale sarebbe la scelta? La più facile? La più scontata? Oppure l’inaspettata e coraggiosa? Ma chi decide qual’è l’una e qual’è l’altra? … Ma siamo umani… ed esiste un bene e un male? O tutto è relativo? Che cosa è male per alcuni rappresenta un bene per altri e viceversa. Allora cosa ci resta? Cosa ci trattiene dal cedere alla tentazione di diventare come lui, come Faust, e scendere a patti con Mefistofele cedendogli l’anima in cambio di Piacere? Quello che l’imPerfect Dancers Company vuole offrire al pubblico con questa nuova creazione è un viaggio di andata verso i più oscuri vicoli dell’animo umano e non…il ritorno? A ognuno il suo viaggio”. (T. Verdi di PISA, 7)

I CINQUE ELEMENTI Un viaggio in Cina direzione artistica Francesco Gandi, Davide Venturini coreografia e danza Daniele Del Bandecca, Martina Gregori produzione Teatro Metastasio di Prato, Compagnia Tpo. È la storia di un viaggio visto attraverso lo sguardo di un bambino curioso che si affaccia alla scoperta della Cina e dei suoi paesaggi. Il percorso sarà ricco di riferimenti a tradizioni e concetti propri di questa cultura, come la teoria dei “cinque elementi”: acqua, legno, fuoco, terra, metallo, metafora ed emblema dei cinque modi attraverso i quali l’energia dell’universo si esprime. Lo spettacolo è un’occasione per immergersi ed esplorare questi tempi come fossero ambienti diversi di una grande giardino immaginario ma soprattutto vuole essere uno stimolo artistico per entrare in contatto con la cultura cinese, per molti aspetti lontana, ma sempre più vicina nel nostro quotidiano. (Teatro Fabbricone/Sala Fabbrichino di PRATO, 2-13)

Al via la XXIII edizione di Fabbrica Europa! In questa prima settimana segnalo: Gamelan, ideato da Michele Di Stefano, Fabrizio Favale, Cristina Rizzo. Coreografi italiani e stranieri sono stati invitati a prendere parte a un ingranaggio creativo che genera un flusso continuo di movimento regolato da due variabili: il tempo d’intervento assegnato a ciascuno e l’interrelazione casuale che si genera di volta in volta attorno a una ciclicità, modificando e influenzando la percezione della materia danzata. Gamelan è un fiume circolare, una cascata di eventi simultanei che si succedono, una stratificazione performativa che nasce dalla relazione estemporanea tra i danzatori. Cristina Caprioli, da anni attiva sulla scena scandinava, sviluppando il concetto di coreografia espansa propone un laboratorio che, indagando testo, gesto, narrativa, corpo, traduzione, sfocia nell’installazione Notes on a pebble. Incorniciata dalla proiezione del film Yellow Labor, questa opera installativo-performativa vede i partecipanti al workshop e il pubblico coinvolto scrivere sui sassi la coreografia (testo/libro/romanzo) investigata durante il laboratorio. Una parola per sasso, un sassolino dopo l’altro, il romanzo si trasferisce sul pavimento della Leopolda e, connotando lo spazio di senso e significato, crea un’immagine di grande impatto. Spettacolo tutto al femminile è We Women della coreografa catalana Sol Picò. In scena, oltre alla stessa Picò, Julie Doszavi (Benin), Minako Seki (Giappone), Shantala Shivalingappa (India) e le musiciste Adele Mandau (Italia), Lina León e Marta Robles (Spagna). Sette donne – provenienti da territori artistici e geografici tra loro lontani – convivono, trasformando il proprio piccolo mondo in un mondo universale. Danzano, cantano, suonano. E parlando, alternano e accumulano lingue diverse costruendo i tempi e i modi di una vita in comune. Sperimentano la possibilità di aprirsi a una nuova vita, ognuna a modo proprio e tutte insieme. L’individuale travasa nel collettivo in questa riflessione su identità di genere, cultura d’origine, tecniche e linguaggi artistici, percorsi umani, che tracciano un intenso ritratto della donna contemporanea. Sol Picó è inoltre protagonista del solo One Hit Wonders. Dopo 20 anni di carriera, la coreografa catalana si concede una cavalcata autoironica nei suoi maggiori successi. La vediamo alle prese con un percorso bendato in mezzo ai cactus, con uno ski-simulator da piste innevate, o con le scarpette rosse da danza per una versione inedita del flamenco, irrinunciabili follie artistiche che sono la cifra stilistica di una poetica affascinante e vitale. MDLSX di Motus è ordigno sonoro, inno alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del Dj/Vj Set, per dare inizio a un’esplorazione sui confini e sul loro superamento (Stazione Leopolda Leopolda e altri spazi, dal 5 all’8giu).

Simone Pacini

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marzo, 2024

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