“Un qualche rumore fa” di Romina Paula. Debutta in Italia il primo dei testi inediti nella Selezione Ufficiale del Progetto B.A.R.C.A.

Se finora vi abbiamo portato nel cuore della prima tappa del progetto B.A.R.C.A ovvero una meticolosa ricerca sul campo volta a selezionare il meglio della drammaturgia contemporanea argentina, siamo pronti a condividere con voi l’inizio della seconda fase del progetto, la produzione dei testi scelti.

Tra pochi giorni debutterà in Prima Europea, al Teatro Florian di Pescara, lo spettacolo “Un qualche rumore fa” scritto da Romina Paula, tradotto e diretto da Alice Ferranti, con il sostegno di Pandora Lab, il primo dei quattro testi nella Selezione Ufficiale del progetto.

 

 

 

“Un qualche rumore fa”, vero artigianato porteño

Con “Algo de ruido hace” (“Un qualche rumore fa” in italiano) scritta nel 2007, Paula vinse il premio German Rozenmacher iniziando un percorso di ascesa internazionale culminato nel debutto dell’opera “Fauna” al Théatre du Rond Point di Parigi nel 2011. Oggi è spesso in scena con le sue opere in Spagna e in Francia, dove il suo teatro è anche edito. Il testo è frutto di un percorso di ricerca e creazione fatto dall’autrice insieme ai suoi attori, dopo mesi di improvvisazioni e di prove. Il risultato è un apparato di linguaggio e di stile intricato e sottile come una ragnatela, creato su misura, definito da Davide Carnevali “vero artigianato porteño” nella sua recensione dello spettacolo originale firmato da Paula qualche anno fa. 

La storia che viene raccontata è quella di una famiglia “disfunzionale” – un tema classico della drammaturgia argentina – del suo delicato equilibrio e di un amore che diventa dipendenza perché insieme ci si protegge dal dolore, una storia che mette in gioco il nostro rapporto con la memoria e con l’altro, con il futuro e la sua negazione.

Il tema dell’incapacità di crescere e uscire dalla forma familiare ha una spiccata affinità con la situazione esistenziale della generazione dei nostri trentenni per i quali è sempre più difficile “uccidere i padri”, per ragioni storiche e sociali e i tre personaggi raccontati da Paula si trovano nella stessa situazione, uno stallo forzato, un’attesa perenne dell’ingresso nell’età adulta. In questo scenario la grandezza di Paula sta nel creare situazioni sempre in bilico tra il drammatico e il grottesco, con improvvisi e inaspettati risvolti comici, fino a portarci alla riflessione finale che recita quanto la famiglia sia “l’estensione dell’amputazione” e l’altro “il piede fantasma”, perciò, in fin dei conti, Dio stesso.

 

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Lo sguardo registico e autoriale tutto al femminile indaga e mette l’accento sul meccanismo sottile e subdolo della violenza domestica che improvvisamente si mostra, inaspettato e potente, proprio quando il conflitto sembrano sembra risolversi in una naturale evoluzione dei personaggi che, invece, spostano la crisi su un ulteriore piano narrativo.

Uno dei principali obiettivi del progetto BARCA è accompagnare l’opera nella trasmigrazione dal Paese di origine all’Italia, portandola al pubblico e rendendola fruibile a tutti, in forma scritta e in forma spettacolare, ed è per questo che siamo orgogliosi di essere riusciti a compiere il primo passo in entrambe le direzioni.

Un evento da non perdere quindi per tutti coloro che ci hanno seguito in queste settimane e vogliono condividere con noi il primo di una lunga serie di appuntamenti attraverso i quali traghetteremo il meglio della drammaturgia contemporanea argentina sulle nostre scene.

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marzo, 2024

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