Un pappagallo metateatrale per i Sei personaggi di Carlo Cecchi

Prato, Teatro Metastasio, novembre 2003 

Un pappagallo viene calato dall’alto. Ripete con voce artificiale, metallica, lo stesso ritornello: realtà – finzione, realtà – finzione. Il significato del nuovo allestimento di Carlo Cecchi si concentra tutto in questo finale anomalo, incerto, colorato come le piume del pennuto.
Il rito dei sei personaggi senza autore richiama ogni volta l’attenzione di critica e pubblico, e anche la prima rappresentazione stagionale del Teatro Metastasio di Prato ha fatto registrare un consistente numero di spettatori. Cecchi lo sa, e mette in scena il testo senza metterlo in scena: con le mani del regista-capocomico muove sulla scacchiera gli attori-pedina. E’ un istrione che, vagando e ondeggiando sulla scena con la bombetta, il bastone e il suo accento farsesco e dialettale, prova ad annullare i suoi personaggi attraverso la cattiva recitazione dei suoi attori che, fatta eccezione per il bravo Paolo Graziosi (che interpreta il padre) e per pochi altri, non sembrano all’altezza del testo messo in scena.
La domanda, forse provocatoria, è: sono attori che davvero non sanno recitare o Cecchi ha chiesto loro esplicitamente di recitare con sufficienza per creare confusione, sconcerto e clamore tra gli spettatori? Per fortuna che c’è questo limite, questa soglia tra vero e falso, tra vita e rappresentazione: una sorta di “pappagallo metateatrale” che svolazza sulla scena catalizzando l’attenzione del pubblico in sala. Un pubblico che guarda gli attori che guardano i personaggi recitare la propria vita, incapaci di uscire dalla loro costrizione a ripetere ma ansiosi di trovare finalmente un punto di fuga: un autore che, scrivendo la loro storia, li conduca all’immortalità.
Nel dramma si concentra l’eterno scontro tra arte e finzione, tra attori e personaggi, gli uni rosso porpora e gli altri grigio fumo di Londra. Esso rispecchia il limite del teatro, fatto di artificiosità e incapace di arrivare ad alcun tipo di verità pura mettendo in discussione la propria stessa natura e quella dell’uomo contemporaneo.
L’inizio è promettente: il palco di un teatro con una compagnia che prova Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello, il regista, gli attori, i tecnici, il suggeritore e il suggeritore del suggeritore; un’insensata struttura mobile circolare utilizzata solo una volta, due enormi appendi-abiti di sfondo, una valigia al centro della scena che diverrà il centro stesso della scena.


La scelta registica della valigia è un’ ottima soluzione per affrontare quello che per Pirandello è stato uno dei maggiori problemi di messa in scena: lo affrontò nella prima versione facendo accompagnare i personaggi dall’usciere del teatro. Poi, vedendo le interpretazioni di altri registi, nel pieno della riforma teatrale del 900 (con il conseguente annullamento della quarte parete e delle barriere tra palco e sala), nella successiva versione i sei personaggi salirono direttamente dalla platea.
Dalla fatidica valigia di Cecchi escono quindi i cinque attori-personaggi, bui e grigi, ansiosi: il padre incestuoso, la madre infedele, la figliastra spavalda, il figlio legittimo abbandonato dalla madre, il giovinetto senza parole e con la pistola, la bambina ridotta a una bambola di legno. Proprio la bambina, fulcro del dramma pirandelliano, che fa precipitare la tragedia con il suo annegamento, è eliminata da Cecchi che la riduce a una bambola muta.
Ma il personaggio decisivo del dramma familiare risulterà Madama Pace, il settimo personaggio della storia infinita. E’ lei che causa il nuovo incontro tra il padre e la sua figliastra di facili costumi, incontro che causerà tutti i mali successivi fino al terribile finale.
Cecchi e Pirandello, aiutati dai loro fedeli cinque, sei o sette personaggi, mettono in scena il dramma della vita, della famiglia e della difficoltà dei rapporti interpersonali, unito al dramma del teatro novecentesco in crisi di identità, in bilico tra realtà e finzione.

Sei personaggi in cerca d’autore
di Luigi Pirandello
regia Carlo Cecchi
scene e costumi Titina Maselli
luci di Paolo Manti
con Carlo Cecchi. Luisa De Santis, Paolo Graziosi, Angelica Ippolito, Antonia Truppo, Francesco Ferrieri, Cecilia Finetti, Federico Olivetti, Alessandro Baldinotti, Isabella Carloni, Paola Giorgi, Paolo, Mannina, Rino Marino, Stefano Tosoni
produzione Teatro Stabile delle Marche/Teatro Mercadante Stabile di Napoli

Simone Pacini

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