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Brainsurfing al Festival della Resilienza: costruire comunità con il turismo attivo

Brainsurfing? Partiamo dalla fine: è in pieno svolgimento la terza edizione del Festival della Resilienza a Macomer, nel Marghine cuore della Sardegna (seguilo sull’evento ufficialesulla pagina di ProPositivo l’associazione che l’ha ideato e con l’# ufficiale #resilienza17). Ho partecipato anche io ed è stata un’esperienza estremamente stimolante. Già a luglio avevamo fatto un laboratorio di social media storytelling con alcuni componenti dello staff, con il quale ci siamo coordinati nei primi giorni di festival.

https://www.facebook.com/fattiditeatro/videos/1641402382544910/

La parola d’ordine della mia prima collabor-azione in Sardegna è stata “brainsurfing” ovvero l’incontro fra il brainstorming e il couch surfing (anche se non è male la definizione che ne dà Urban Dictionary). Cos’è il brainsurfing nella mente di chi lo ha organizzato? Un modo per costruire una comunità resiliente attraverso il turismo attivo e l’incontro con il territorio. Per smuovere coscienze locali in un’ottica globale. “Think global, act local“.

Per 4 giorni un gruppo di persone tra i 20 e 40 anni (ahimè quasi certamente ero il più anziano) ha vissuto e viaggiato insieme, dandosi appuntamenti mattutini, facendo riunioni in cerchio, bagni in mare, yoga al tramonto, pasti goderecci e camminate sotto il sole: attori, drammaturghi, street artist, danzatori, capoeiristi, artisti di strada, giornalisti e “innovatori”. Tutti insieme siamo andati in giro per Nuoro, Macomer e Bosa.

Primo giorno di brainsurfing: l’Atene Sarda

Si comincia da Nuoro, chiamata “l’Atene Sarda” per via del movimento artistico e intellettuale sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e candidata a Capitale Italiana della Cultura 2020. E a Nuoro si comincia da Grazia Deledda, l’unica donna Premio Nobel per la letteratura e dal “conflitto interiore” con la figura del padre imprenditore benestante e proprietario terriero. “Conflitto” sarà una della mie parole chiave.

Dopo una visita all’atelier di Pietro Costa (artista e scultore che si ispira a Goya) che ci offre dell’ottimo Cannonau (il vino fatto in casa, corposo e sincero sarà una costante) e al Museo Ciusa i ragazzi dell’Associazione Tambène ci invitano a pranzo. Nell’incontro che seguirà emergono altri spunti di riflessione: lo spopolamento dell’isola, la mancanza di opportunità per i giovani. È possibile capitalizzare questo attaccamento alla terra d’origine? Domanda aperta. La giornata è intensa: si prosegue a casa della famiglia titolare dell’Erboristeria Montico Erbe per finire fuori Casa Moro (una casa che accoglie migranti) prima e del Grand Bazar Café dove finisce la nostra serata.

https://www.instagram.com/p/BYGhjJCAcln/?taken-by=fattiditeatro

Secondo giorno: artigianato fra tradizione e innovazione

https://www.instagram.com/p/BYIU8mKAR8W/?taken-by=fattiditeatro

Ancora Nuoro fra la tradizione della coltelleria di Gino Moledda (che chiuderà perché il figlio non è interessato ad andare “a bottega”) e l’innovazione di Make in Nuoro, un fablab che attraverso le nuove tecnologie digitali supporta gli artigiani. Ecco la domanda topica della seconda giornata: se e quanto la tecnologia deve entrare in contatto con l’artigianato? I pareri della ciurma sono discordanti.

Dopo il pranzo in pineta il pomeriggio è schioppettante con visita al Cesp – Centro Etico Sociale Pratosardo, realtà dove trovano spazio un coworking, una sartoria, una palestra, un’area conferenza e una relax, un laboratorio di cucina dove facciamo a mano i malloreddos!

https://www.facebook.com/ProPositiv0/posts/759254800924484

Terzo giorno: aria di mare a Bosa

Verso Bosa e la costa ovest, una cittadina gioiellino con le sue ex concerie riconvertite e le tipiche case colorate. La mattina abbiamo il tempo di conoscere l’artista locale Mariano Chelo nella sua galleria (senza dimenticare due eccellenze: il filet e la Malvasia). Subito dopo pranzo incontriamo il professor Sergio Astori docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica e autore del libro Resilienza.

E poi verso il mare per un pomeriggio di sole, relax, aperitivo e yoga!

Quarto giorno: il passato e il presente di Macomer

Vicino a Macomer abbiamo visitato il villaggio nuragico di Tamuli (uno dei più suggestivi con i sei betili posti accanto alla tomba dei giganti). Prima abbiamo fatto visita all’ex lanificio del Gruppo Lanario Sardo Alas parzialmente riconvertito a museo e all’atelier Lab PLATDD fondato dalle due macomeresi Barbara Pala e Antonella Tedde la prima fashion designer l’altra modellista

https://www.instagram.com/p/BYQfoVrAB7X/?taken-by=fattiditeatro

Finiscono così questi quattro giorni di brainsurfing che sono serviti anche per amalgamare il gruppo e mescolarlo con la comunità. Da qualche giorno e fino a sabato sono cominciate le summer school (europrogettazione, giornalismo partecipativo ecc.) e la “resilienza artistica” che sfocerà in una performance finale che coinvolgerà tutta Macomer

“Se il tempo normalmente usato per lamentarci delle difficoltà lo investissimo nell’analisi e la soluzione dei problemi, saremo in grado di escogitare proposte innovative e sostenibili.”

Fotogallery B/N

https://www.facebook.com/daniela.frongiajanas/posts/10213444798705442

Copertina

brainsurfing festival della resilienza
Tzia Anania spiega ai giovani brainsurfers resilienti l’arte della preparazione dei macarrones cravaos

Copertina 2

brainsurfing
Grazie per la foto Federica Terribile :-* (e scusa se l’ho tagliata)
Simone Pacini

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marzo, 2024

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