Guida galattica per il Fringe di Edimburgo #6: Towards the end

Il Fringe volge ormai al termine, si respira un’aria strana, troppa stanchezza, troppi giorni impegnati nel tentativo di comprendere questa enorme macchina dello spettacolo che si avvia e sembra non fermarsi mai…fino a quando non realizzi che sta per finire!

Ancora non ci è chiaro cosa ci porterà questa esperienza, ancora non sappiamo se ci è davvero piaciuta, sicuramente è qualcosa di unico al mondo con dei meccanismi particolari all’interno dei quali devi subito entrare senza farti troppe domande. Per le riflessioni ci sarà tempo, per ora meglio godersi le soddisfazioni raggiunte: la nomination al Total Theatre Awards, le numerose recensioni ricche di stelle, i pareri della gente, gli incontri, le chiacchierate con il pubblico, insomma l’esperienza umana prima di tutto!

Tirando le fila, non possiamo certo lamentarci. Siamo riusciti a distinguerci dalla massa di produzioni del fringe, rientrando in quell’elite che si aggira intorno all’1%! Il Total theatre awards ha selezionato infatti 29 spettacoli in tutto il festival (che conta oltre 3000 produzioni). Inoltre sono davvero poche le produzioni che ricevono 3 o 4 reviews, mentre noi ne contiamo una dozzina! Merito senz’altro di un lavoro minuzioso che va avanti da aprile in cui abbiamo invitato personalmente tutti i giornalisti presenti al festival avvalendoci inoltre di un ufficio stampa di Londra. Da un lato quindi nomination e stelline fanno balzare il tuo spettacolo all’attenzione di una ristretta cerchia di operatori e giornalisti, dall’altro non sembrano influire molto sul pubblico, che nel nostro caso si è assestato su una media di 30 – 40 persone già dal primo giorno, consentendoci di recuperare con l’incasso del botteghino almeno i costi della venue.

MADE IN ILVA ph Veronica Billi
MADE IN ILVA ph Veronica Billi

Solo due giorni e potremo finalmente rilassarci un attimo e pensare al futuro e quindi anche alla possibilità di tornare nuovamente al Festival il prossimo anno. In questi ultimi giorni vogliamo vedere il più possibile, spettacoli, performance, concerti, tutto quello che il fringe può ancora offrirci. Sentiamo di essere stati molto impegnati nel portare avanti il nostro spettacolo e ci rendiamo conto di aver visto molto poco, meno di quello che immaginavamo. E poi…come scegliere, che criterio adottare per capire quali spettacoli andare a vedere? Non basta un volantino o poche righe su un programma, e questo noi lo sappiamo bene.  Gli spettacoli più visti (fatta eccezione per le commedie e le grandi produzioni con nomi più o meno noti) sono quelli ricchi di recensioni, anche se in fondo le stelline non sono sempre garanzia di qualcosa che merita davvero di essere visto (“must-see shows”).

Bisogna capire chi ha dato quelle stelle e perché, bisogna conoscere il trascorso di ogni singolo giornalista, blogger, sapere gusti e preferenze, solo allora ci si potrà fidare!?! Ovviamente scherziamo, siamo forse un po’ ossessionati da questa collezione di stelle, a volte divertiti, altre un po’ spiazzati, altre innervositi, ma in fondo forse l’unico modo per “sopravvivere” al Fringe e giocare con le sue stesse regole. E allora giocheremo anche noi. Per un giorno ci mettiamo nei panni di chi vedendo tutti questi spettacoli deve poi scrivere qualcosa, un suo parere che condizionerà l’andamento di una produzione. Che responsabilità!

Bene abbiamo deciso! Anche noi daremo la nostra valutazione da 1 a 5 utilizzando il logo di fattiditeatro al posto delle stelline, e ci baseremo su un unico chiaro parametro per giudicare e cioè il nostro gusto personale! Cari colleghi, non vogliatecene, è solo la nostra modesta opinione! Ecco una piccola selezione.

Chalk About (Scotland)
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Uno spettacolo per bambini davvero coraggioso che non manca di affascinare gli adulti grazie al suo linguaggio poetico e sincero. Coreografie e drammaturgia originali, ottima interazione con il pubblico ed uno straordinario uso degli oggetti in scena.

Return to the voice (Poland)
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Il lavoro vocale è impeccabile. Conosciamo Song of the Goat da parecchi anni e li abbiamo incontrati già a Edimburgo e in Polonia. In questa co-produzione commissionata dal Summerhall, il gruppo polacco ha svolto una ricerca sui canti antichi scozzesi, restituendo al pubblico nella suggestiva location della cattedrale di St. Gilles, una composizione vocale suddivisa in quadri caratterizzata dalla precisione estrema e dalla straordinaria presenza scenica dei performer

Circa: Beyond (Australia)
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Lo spettacolo riesce ad andare letteralmente oltre “Beyond” il numero circense affidando la resa scenica alla fisicità impressionante degli artisti. Pochi attrezzi, costumi minimali, e pura azione fisica.

Black Grace (New Zeland)
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Una composizione di 7 coreografie realizzate nell’arco di 20 anni da questo straordinario ensemble Neozelandese, che attinge dalla tradizione di Samoa attualizzandone gli elementi. Lo spettacolo più carico di energia che abbiamo visto, in cui la fisicità dei danzatori supera l’immaginazione e la forza del ritmo domina la musica.

Bianco (UK)
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Numeri eccezionali, soprattutto quelli aerei in cui gli acrobati volano letteralmente sulle teste del pubblico. Ci ha però deluso il fatto che l’impostazione è la stessa identica di 10 anni prima, solo un po’ più caotica, e che il tema sia soltanto un pretesto per una splendida nevicata finale.

Kid’s box (Taiwan)
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Bella la prima parte di questo spettacolo, le danzatrici sembrano due falene alla ricerca della fioca luce di una torcia, si inseguono eleganti e leggere, lasciando spazio all’immaginazione. Il lavoro è diviso di due parti, la seconda è molto diversa, poco chiara come idea, e questo rende lo spettacolo un po’ disarticolato, ma le coreografie e i danzatori sono bravi.

Charmolypi (Poland)
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Il lavoro d’attore in questa performance è molto visibile e interessante. Tutto ruota attorno ad un solo oggetto praticabile: un divano che viene agito in differenti modi e con grande maestria fisica dall’attrice. Il lavoro però sembra ancora in forma di studio, almeno questa è la nostra impressione, soprattutto per il fatto che il bel video iniziale non sembra avere molta connessione con ciò che accade in scena dopo.

The object lesson (USA)
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Operazione interessante: un illusionista in un’ installazione fatta di pacchi di cartone che contengono di tutto. I semplici trucchi da “mago” vengono teatralizzati ma a noi non convince il ritmo, molto lento e monotono. La cosa più bella è la scena finale in cui da una scatola esce fuori qualsiasi cosa, in modo inverosimile, molto di più di quello che la scatola può contenere.

Lippy (Ireland)
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Grossissima produzione che mette in campo tutti i possibili mezzi del teatro contemporaneo (o meglio della sperimentazione che in Italia avevamo nei primi anni ’90) in uno spettacolo fondamentalmente di prosa. Non ci ha convinto per niente.

Sirens (Belgium)
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Poteva essere interessante la sperimentazione vocale delle sei donne in scena ma il video pornografico di sfondo e il testo retorico sulla condizione della donna, secondo noi, proprio no!  

To be continue…if we survive

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marzo, 2024

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