Le ‘illecite visioni’: rassegna di teatro gay ai Filodrammatici

E’ stata una conferenza stampa un po’ particolare, quella di ieri a Palazzo Marino, Milano.
Particolare, intanto, la natura della rassegna –  teatro omosessuale -, promossa da Teatro Filodrammatici. Particolare, poi, anche il modo con cui ne hanno parlato gli intervenuti: non soltanto per illustrarne il progetto, rendicontare l’esito delle due passate edizioni e focalizzare i punti di continuità o, per contro, le novità di quest’edizione, ma la cosa davvero interessante è stato lo spontaneo soffermarsi sul senso e gli esiti di un tal genere di operazione. La questione è stata introdotta dalla stessa Marina Gualandi, direttrice organizzativa dei Filodrammatici, che, a proposito di questo festival dal significativo titolo “Illecite visioni”, si è domandata se non sia, infondo, anche questo un modo di ‘ghettizzare’ – termine da lei stessa scelto – il mondo gay: “Una gabbia di lusso, dorata, certo; ma pur sempre una gabbia…”, ha commentato. Di qui: “la speranza – si è augurata – che domani non sia più così necessario“. Si è poi rallegrata che l’occasione per farlo in questo caso venga fornita proprio dal teatro: l’auspicio è stato che attraverso quest’opera di sensibilizzazione presto non siano più necessari focus così specifici.

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Di parere contrario, invece, l’assessore alla cultura Filippo Del Corno: “Se ora questo è uno strumento di difesa“, che testimonia ancora quanto questa tematica ancora sconfini in un territorio ‘di disagio’, ciò non di meno ha sottolineato l’opportunità che comunque permanga, anche in futuro, quale luogo di confronto e riflessione continua. Ha poi sottolineato l’eccellenza della giovane direzione artistica di Bruno Fornasari e Tommaso Amadio, nonché il peso del loro non facile compito: portare avanti la tradizione di un teatro così centrale nella collocazione non solo topografica nella città, pur nella sfida di un rinnovamento ed apertura, di cui questo festival è senz’altro un esempio. Ulteriore sfumatura, poi, quella messa a fuoco dall’ assessore Pierfrancesco Majorino, che ha sottolineato come l’importanza di un tal genere di rassegna stia nell’opportunità di parlare in modo positivo dell’orientamento sessuale e di farlo in modo pubblico senza nessuna paura. Rapido l’accenno alla questione della trascrizione dei matrimoni fra coniugi dello stesso sesso, come pure a tutte le realtà cittadine impegnate in prima linea a difesa di questi diritti – non ultima la Casa dei Diritti di via De Amicis.

Appassionato, poi, l’intervento della Presidentessa della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, Anita Sonego, a sottolineare l’irrinunciabilità di una rivoluzione di pensiero, rispetto alla questione omosessuale; e di come questa debba e possa partire solo dagli ambiti di educazione, formazione e cultura, di contro alla banalità di un quotidiano, che spesso si limita a liquidare il tutto dietro al facile stereotipo da battuta di spirito. Prima di passare ad illustrare il programma, ancora un intervento: quello di Marco Albertini, Vicepresidente del CIG Arcigay Milano, che ha ricordato come questa giovane rassegna sia da subito riuscita a raggiungere un pubblico trasversale, totalizzando presenze ben superiori alle aspettative, già dalla prima edizione, centrando l’obbiettivo di serate sold out, nella seconda e preparandosi, in questa terza, ad affrontare la sfida legata anche ad EXPO 2015. E lo ha fatto, sottolineando come punto di forza sia certo la direzione artistica di Mario Cervio Gualersi, da lui additato come uno dei più profondi conoscitori del teatro omosessuale.

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E’ stato proprio lui a chiudere la conferenza stampa, scandendo le conferme e novità della rassegna. Fra le prime senz’altro un’attenzione particolare alle tematiche legate al sud e alle donne: fra le seconde, l’apertura ad un pubblico quanto più possibile trasversale, in particolare sia alle famiglie – ha ricordato la matinée domenicale, espressamente pensata per i bambini -, che alle scuole – con uno spettacolo appositamente pensato per gli adolescenti e che circuiterà solo in quell’ambito.

Quanto agli spettacoli di questa quattro giorni di rassegna – dal 6 al 9 novembre -, eccone i titoli a partire dal debutto con “Il senso nascosto”, scritto e diretto da Fortunato Calvino, dove ciò che è taciuto è non solo e non tanto l’identità sessuale del protagonista, padre di famiglia, ma poi anche attore di una vita omosessuale nascosta, quanto proprio il tema dell’identità, appunto, che coinvolge anche altri aspetti delle dinamiche relazionali cosi dette ‘normali’. Sarà poi la volta di sorridere con “Diario di una donna diversamente etero” delle Brugole, per continuare con “Piccolo Uovo” di Francesca Mainetti, pensato espressamente per i bambini a parlar loro della famiglia in modo non convenzionale: allargata, anche e non solo arcobaleno. In “Sissy boy” di Franco De Angelis il protagonista racconterà in modo tragicomico della terapia correttiva, a cui era  stato sottoposto da bambino per contrastare il suo amore per le Barbie e Raffaella Carrà. Lo spettacolo di chiusura, “Cock” di Mike Bartlett e con Margot Sikabonil, fra gli altri, segna poi la novità di essere ripreso immediatamente dopo nel proseguo di stagione.
Ad accompagnare questa festa sull’identità – e non solo di genere – tutta una serie di eventi collaterali: da “Illecite visioni” cocktail party, oggi pomeriggio, alle 18.30 all’Indaco di Largo Bellintani, 1 in compagnia delle Brugole – sorta di festosa presentazione della rassegna al pubblico – agli interventi della Sonego, in occasione della prima, piuttosto che di quelli delle altre figure professionali in concomitanza degli spettacoli dei giorni a seguire.

Francesca Romana Lino

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marzo, 2024

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