Axto debutta a Genova. Io l’ho visto all’anteprima a Pennabilli, per Artisti in Piazza, dentro uno chapiteau. Potente. Spiazzante per un pubblico abituato al teatro di strada e al circo, ma gli applausi sono stati scroscianti. Emanuele Conte e Michela Lucenti, insieme per la quarta volta, danno vita a una forma di spettacolo ibrida e coinvolgente. La danza si mescola al teatro e viceversa.
A Genova lo spettacolo invaderà tutto il Teatro della Tosse, trasformando le sue sale nel labirinto del Minotauro. Il pubblico inizierà il suo percorso in una sala Campana completamente priva di poltroncine e seguirà i sette danzatori e i due attori sul palco, dietro le quinte e nei camerini del teatro dove si svolgerà la storia.
«e ‘n su la punta de la rotta lacca
l’infamïa di Creti era distesa
che fu concetta ne la falsa vacca»
Dante Alighieri, Inferno, Canto XII,vv. 11-13
La stagione autunnale 2018 del Teatro della Tosse si apre il 25 settembre con Axto – Oratorio per corpi e voci dal labirinto, il nuovo spettacolo di Emanuele Conte e Michela Lucenti in Prima Nazionale. La nuova produzione di Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse e Balletto Civile sarà in scena fino al 30 settembre.
Axto, presentato in forma di studio lo scorso maggio al Festival Internazionale di Arti Performative Artisti in Piazza di Pennabilli, è il nuovo tassello che si inserisce in un percorso artistico articolato e complesso, che attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi e la contaminazione delle diverse forme d’arte e discipline vuole uscire dagli schemi convenzionali. Un percorso artistico che passa anche dall’incontro con il pubblico, dall’uso di location inusuali e dalla trasformazione dei luoghi per dare l’idea della complessità del teatro dal vivo.
Sulla scena firmata Conte, la terra ricopre tutto e da questa affiorano pochi mobili e suppellettili come se un appartamento, senza pareti, fosse stato invaso dal fango di un’alluvione e poi fosse riemerso in parte, una volta asciugata l’acqua. Uno spettacolo che nasce dalla terra e dal sudore. Ma Cos’è il labirinto? Un posto dove perdersi o un posto dove nascondere quello che ci fa paura, ciò che non si riesce a capire? Una prigione, un manicomio, un’isola.
Il labirinto è il luogo dove si compie il sacrificio simbolico, così l’animale si evolve in uomo. Entriamo nel labirinto, il cervello umano, perdiamoci, lasciamo un filo rosso dietro di noi per ritrovare l’uscita, o forse l’entrata. Un percorso che parla di solitudine estrema e dei muri, che dovrebbero proteggerci e che invece non fanno che consolidare il nostro isolamento. Ci accorgiamo che non c’è via d’uscita, che i limiti sono dentro di noi. I mostri sono nei nostri occhi, i muri nella nostra mente. Avidamente ricerchiamo la luce e riemergiamo dall’architettura infernale dei nostri pensieri solo dopo aver abbandonato lungo la strada un cadavere, o forse un guscio, una corazza, che non ci serve più e voltandoci indietro scopriamo che il mostro aveva il nostro volto.
L’ambiente nel quale il mito del Labirinto e del Minotauro viene celebrato è la casa e i protagonisti, ad officiare il rito, sono i familiari, gli abitanti di quella casa. Il “mostro” ora è chiuso tra le mura domestiche, l’oscenità celata e il sacrificio consumato all’interno della famiglia. Il labirinto come la famiglia dove al suo interno si nascondono molte dinamiche complicate e irrisolte e trovare la via d’uscita simboleggia la necessità di staccare il cordone ombelicale che ad essa ci lega. Un distacco che come tutti i passaggi è sinonimo di turbamenti perché la famiglia come il labirinto è ambivalente se da un lato ti imprigiona e ti isola nello stesso tempo ti protegge e conforta. Uscirne significa liberarsi e cercare la propria strada ma nello stesso tempo rinunciare alla protezione di un ambiente che già conosciamo.
AXTO
Oratorio per corpi e voci dal labirinto
testo Emanuele Conte
regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti
coreografie Michela Lucenti
impianto scenico Emanuele Conte
luci Andrea Torazza
costumi Daniela De Blasio
rielaborazioni musicali Massimo Calcagno
collaborazione al testo Elisa D’andrea, Luigi Ferrando
assistenti alla regia Alessio Aronne, Natalia Vallebona, Ambra Chiarello
con Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Filippo Porro, Alessandro Pallecchi, Simone Zambelli, Aristide Rontini, Lisa Galantini, Enrico Casale
direttore di scena Roberto D’Aversa
elettricista Davide Bellavia
macchinista Fabrizio Camba
attrezzista Renza Tarantino
sarta Anna Romano
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, Balletto Civile, Artisti In Piazza – Pennabilli Festival
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