Compagnia Teatro Akropolis
MORTE DI ZARATHUSTRA
Testo e regia: Clemente Tafuri e David Beronio
Con Luca Donatiello, Francesca Melis, Alessandro Romi e Felice Siciliano
Produzione Compagnia Teatro Akropolis
La VII edizione del festival Testimonianze ricerca azioni prosegue con lo spettacolo prodotto dalla Compagnia Teatro Akropolis, Morte di Zarathustra (repliche il 14 e il 22 aprile, qui il modulo per prenotare i biglietti). Al termine dello spettacolo, il 14 aprile il collettivo di writer BDS Crew esegue una performance di writing art nel piazzale antistante il teatro. Inoltre, mercoledì 20 aprile la compagnia incontra il pubblico presso la Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova (via Balbi 2), per parlare dello spettacolo.
Morte di Zarathustra è uno spettacolo in continua evoluzione, in cui si esprime la ricerca portata avanti ininterrottamente da Clemente Tafuri e David Beronio. Si tratta di una performance ispirata al pensiero di Friedrich Nietzsche, autore di Così parlò Zarathustra, e in particolare alle sue scoperte sul coro ditirambico. Il coro ditirambico porta dritti a un tempo in cui la razionalità non si era ancora impadronita dell’espressione. Siamo prima della nascita della letteratura, prima della nascita dei generi, prima che il teatro diventi dialogo e azione, prima della comparsa dei personaggi. Cioè quando gli uomini si esprimevano spinti da un’energia che non chiedeva di essere necessariamente compresa, ma doveva essere agita attraverso il canto, la danza, le parole, in un’espressione collettiva dove nessuno di questi aspetti prevaleva sull’altro. Senza gerarchia, ma seguendo una pulsione vitale insopprimibile.
Il coro e la danza ditirambici, in nome di Dioniso, avevano una componente rituale e mitica. Costituivano un’esperienza originaria di cui questo spettacolo ricerca la potenza. Morte di Zarathustra è uno studio sull’origine del teatro. Le figure che propone sono familiari ed estranee al tempo stesso, perché non fanno appello alla memoria individuale o agli studi dello spettatore, ma a una memoria mitica, condivisa dalla coscienza di ognuno, perché propria di una cultura profondissima e dimenticata. La tragedia classica trae origine dall’esperienza straordinaria del coro ditirambico, di cui esistono poche tracce e di cui in genere il teatro non si occupa. Ma nel tentativo di ricontattare le sue origini più misteriose e remote, si può immaginare qualcosa di nuovo, che non ha mai smesso di essere indispensabile.
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