Qudus Onikeku
MY EXILE IS IN MY HEAD
Ideazione, coreografie e interpretazione di Qudus Onikeku
Musica originale eseguita dal vivo di Charles Amblard – Video di Isaak Lartey
Testi poetici di Zena Edwards – Attrice Ese Brume – Produzione YK Projects
Il danzatore nigeriano Qudus Onikeku per la prima volta porta in Liguria il suo spettacolo My Exile is in My Head. Onikeku venerdì 15 e sabato 16, sempre nella sede di Teatro Akropolis, tiene un laboratorio incentrato sulla danza e sull’azione fisica rivolto ad attori e danzatori.
My Exile is in My Head è un solo di danza/teatro fisico ideato, coreografato e interpretato da Qudus Onikeku, che si è ispirato agli scritti della prigionia di Wole Soyinka, The man died. Lo spettacolo è nato con la collaborazione del musicista Carlo Amblard, il light designer Guillaume Fesneau e il video artista Isaak Lartey ed è frutto di sei mesi di residenza a Le Centquatre a Parigi. Ha riscosso un notevole successo in tutto il mondo, e ha vinto il primo premio della categoria solo al Danse L’Afrique Danse 2010 di Bamako. La pièce, da allora, è stata messa in scena in Francia, Mali, Senegal, Congo, Nigeria, Niger, Togo, Benin, Burkina Faso, Ciad, Sud Africa e Brasile.
In questa sua ultima creazione, Onikeku si confronta con l’idea di casa, appartenenze, estraneità e con l’esilio in tutte le sue forme. Sono esperienze che passano attraverso il corpo e dal punto di vista razionale partono sempre da un viaggio o da un’emigrazione. Chi dice esilio dice casa e viceversa. Quello che rimane di tutte queste esperienze è la tragedia costante che la perdita della casa porta nell’esistenze di ognuno. «Con il tempo», scrive Onikeku, «ho capito di poter rappresentare il mio divorzio dalla Nigeria, di poter lavorare su questa esperienza che non mi abbandonerà mai. Affronto l’impatto che il potere, l’ideologia e la politica hanno sulla mia vita, le mie scelte e il mio comportamento. Ma anche sulle potenzialità del corpo e sulla sua invincibile memoria. La mia identità risiede nel mio corpo. L’esilio è un’esperienza che può essere scritta solo sul corpo». Continua: «Viaggiare rimane per me il rifugio più sicuro. In questo spettacolo cerco di rimpossessarmi dei frammenti di ciò che ho perso. Danzando posso immaginare un mondo nuovo». In un’intervista Qudus racconta in che modo si è avvicinato alla danza. Spiega che quando era molto piccolo, a cinque anni, è rimasto affascinato dalle persone che eseguivano movimenti di danza acrobatica sul terreno. Era a Lagos, dov’è nato nel 1984. «Ero attratto», dichiara, «da quel desiderio di esprimere se stessi, di esprimere il sé prescolare, il sé non colonizzato, il sé non orientato da alcun insegnamento, che ora considero il vero sé di ognuno di noi». Il suo blog ha per titolo Diario di un tuareg moderno.
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