LINK THEATRE
LE MILLE E UNA NOTTE
regia Andrea Baracco
drammaturgia Tommaso Mattei e Vincenzo Manna
video Santasangre
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
social media storytelling Senzacravatta
“Chi legge le Mille e una notte dall’inizio alla fine muore”
Antica superstizione
Lo spettacolo Le mille e una notte versione teatrale di una delle più straordinarie raccolte di storie di tutta la letteratura è il traguardo finale di percorso della durata di due mesi di laboratorio di alta formazione per 20 giovani attori formatisi nelle Accademie d’arte drammatica e nelle Scuole di Teatro internazionali.Il laboratorio e lo spettacolo sono parte del progetto di formazione teatrale avanzata LinkTheatre – finanziato da ARCUS SpA (Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo) – con l’obiettivo di mettere in relazione giovani attori, pedagoghi e registi, per dare vita a un’esperienza di lavoro che si propone di creare occasioni di vero e proprio scambio culturale di pratiche e metodi di messa in scena, partendo da testi, lingue e linguaggi artistici diversi.
Il progetto si svolge in due fasi fondamentali: un corso di perfezionamento teatrale internazionale, con la supervisione artistica di Alessandro Preziosi – promosso dal DAMS della Link Campus University – e la messa in scena di un evento teatrale, diretto dal regista Andrea Baracco, che vedrà nel cast creativo personalità del panorama dello spettacolo dal vivo come Marta Crisolini Malatesta, Simone Pacini (leggi un post sul laboratorio di Social Media Storytelling) e il gruppo di ricerca Santasangre.
La drammaturgia a cura di Vincenzo Manna e Tommaso Mattei nasce dalla mitologia, dalla fiaba, dalla letteratura fino a raccordarsi con l’attualità dei nostri giorni, per restituirci il gusto perduto di raccontare una storia.
L’allestimento dell’evento finale propone un’innovativa forma di spettacolarità soprattutto come risultato di una stretta combinazione tra l’attività laboratoriale in ogni singolo settore artistico del progetto e le modalità di trasposizione contemporanea del testo, resa con particolare attenzione ai nuovi linguaggi e alla multimedialità.
Il sultano Shahriyar, per vendicare l’infedeltà della moglie da lui trovata tra le braccia di un servo, uccide sistematicamente le spose al termine della prima notte di nozze. Shahrazàd, figlia del Visir, decide di porre fine alla vendetta e al massacro. In nome di Allah, padre mio, dammi in sposa a questo re. Potrei essere sacrificata al posto delle altre fanciulle, oppure rimanere viva, dice la ragazza. Si offre così come sposa al sultano, riesce ad ingannarlo e scampare alla morte grazie a quella che si popperebbe definire una vera e propria “trappola” narrativa: racconta una serie interminabile di storie che precipitano senza soluzione di continuità l’una nell’altra in un complesso e sofisticato labirinto di parole, suoni, immagini; Shahrazàd apre una dopo l’altra porte e splendidi armadi che nascondono misteri e storie, accompagna per mano il sultano sulla soglia e lo lascia lì ad osservare. Per mille e una notte il sultano come intossicato dall’atto seduttivo della ragazza ascolta incantato, intrappolato nella fitta rete di parole e immagini, stordito, decide di lasciare in vita la ragazza e di porre fine al suo progetto di vendetta.
Shaharazàd è abilissima a far crescere in chi ascolta un sentimento di attesa, a interrompere e a ripartire; quando una storia finisce, quando una nuova storia comincia e ogni desiderio ne suscita un altro. Ancora un altro! Come nel feuilleton, come nelle storie a puntate, come nel bambino che non vuole addormentarsi. Non basta conoscere delle belle storie, bisogna anche saperle raccontare.
Ci sono tanti modi di attraversare un bosco e anche tanti modi di attraversare un testo, per attraversare il grande e magnifico bosco di Mille e una notte non si può far altro che partire con la consapevolezza che ci si perderà, inutile tirar fuori mappe e bussole, inutile affidarsi all’esperienza e alla “cognizione di causa”, ci si è già persi.
La meraviglia di Mille e una notte è che fa al lettore esattamente ciò che Shahrazàd fa al sultano Shahriyar, ossia, lo pone all’interno di un labirinto animato, pieno di doppi fondi e prospettive falsate e lo lascia lì, immobile, a cercare una via di fuga, una strada, una direzione nitida da percorrere, si può decidere di rimanere fermi, di non proseguire il cammino, o si può tentare, sedotti, di affacciarsi all’angolo successivo, e poi a quello dopo ancora e così via, presi come si è da un forsennato bisogno di sperimentare l’errore.
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