Short Theatre 2019 – XIV edizione

Short Theatre 2019 - XIV edizione

Quando

06/09/19 - 14/09/19    
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Dove

La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani 1, Roma, RM

Tipologia evento

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La ritualità ipnotica del Leone d’Oro 2019 Alessandro Sciarroni e la discesa profonda negli abissi delle relazioni uomo-donna della finlandese/egiziana Samira Elagoz. Le mappature musicali e politiche di Invernomutoe l’house senza confini del principe del voguing Kiddy Smile. La censura dentro e fuori di noi analizzata dal più volte premio Ubu Manuela Cherubini e l’epica della resistenza femminile di Marta Cuscunà. La riflessione sul corpo postcoloniale sviluppata dall’artista visivo Kader Attia e quella sul corpo come archetipo pop nella performance di nora chipaumire. L’inventario delle parole di un territorio restituito da un juke box umano nell’Encyclopédie de la parole di Jorise lacoste e Elise Simonet e il catalogo di sogni e incubi stilato da Lancelot Hamelin per Italian Dreams, parte del suo progetto The Light House Project.

Sono soltanto alcune delle molteplici traiettorie esplorate da Short Theatre 2019 – uno dei più importanti appuntamenti sul piano internazionale con le performing arts e la creazione contemporanea – che dal 6 dal 14 settembre animerà la Capitale negli spazi de La Pelanda, WeGil, Teatro Argentina, Teatro India e Carrozzerie n.o.t.

9 giorni per assistere alle creazioni e alle visioni di (oltre agli artisti già citati) Alessandra Di Lernia, Alex Cecchetti, Angélica Liddell, Anne Lise Le Gac & Arthur Chambry, Barokthegreat, Claudia Castellucci, Deflorian/Tagliarini, DOM- + Boato\Danesin, Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi, Jaha Koo, Marie Losier, Mk, Motus, Nyamnyam, OKO DJ, Sara Leghissa/Strasse + Carlo Fusani, Shawala, Sirna/Pol, alle sonorizzazioni di Tropicantesimo, alle riflessioni di Panorama Roma e alla programmazione speciale di OHT_Little Fun Palace.

Titolo di questa edizione: Visione d’insieme. Ovvero quella prospettiva che sa mettere in relazione le tracce diverse di una realtà sempre più complessa, quella capacità di far dialogare le stratificazioni della Storia con ciò che accade nel presente, attraverso uno sguardo sempre aperto e inclusivo. Essere disponibili a rovesciare le prospettive per mantenere sempre vivo il percorso di indagine. La visione d’insieme è l’unico sguardo possibile di fronte alla complessità delle società contemporanee. La visione d’insieme è il contrattacco creativo a chi costruisce la rappresentazione semplificata del mondo per spianare la strada a percorsi autoritari.

Grande novità di questa edizione l’inaugurazione, grazie alla collaborazione con la Regione Lazio, di un nuovo centro di vita del festival: gli spazi di WeGil che ospiteranno i primi due giorni di programmazione di Short Theatre 2019, il 6 e 7 settembre. Un flusso ininterrotto di performance, installazioni, listening session e momenti di riflessione abiterà lo storico palazzo di Trastevere per far dialogare le forme razionaliste ideate dall’architetto Moretti nel 1933 con il presente della città, attraverso una pratica di ri-significazione dello spazio pubblico.

In tutto questo si inseriscono il consolidamento della collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, che si traduce nella coabitazione all’interno della Pelanda – che ospita la gran parte della programmazione del festival – già a partire dalle attività di questa estate e la partecipazione ad altri due progetti europei, INFRA e Festival of the Future, che si aggiungono a Fabulamundi Playwriting Europe, More Than This e Shift Key.

Short Theatre rafforza inoltre il dialogo con alcune realtà artistiche e istituzioni culturali nazionali e romane – Teatro di Roma, Carrozzerie n.o.t, NERO, Fanfulla 5/a, il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, Da.Re – Dance Research, Dominio Pubblico – per stratificare ulteriormente la propria offerta artistica e accogliere una comunità di spettatori sempre più ampia, configurandosi come snodo nevralgico del dialogo fra realtà culturali e amministrazione nella rigenerazione del territorio.

Short Theatre 2019 è ideato e organizzato da AREA06 con la co-direzione di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, è realizzato con il sostegno di MiBAC e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Carrozzerie n.o.t, con il supporto di Acea SpA, Institut Français Italia, Villa Medici, Accademia di Spagna Roma, Istituto Cervantes Roma, Institut Ramon Llull.

Programma

Dopo la consueta anteprima di giovedì 5 settembre all’Accademia di Spagna con il duo milanese di artisti e ricercatori Invernomuto e il producer e dj Hugo Sanchez, Short Theatre 2019 si apre con un flusso continuo di creazioni che per due giorni – il 6 e 7 settembre –  riempiranno gli spazi di WeGil, edificio che subito offre lo spunto per riflettere sulla controversa eredità architettonica del fascismo e del colonialismo. Attraverso i linguaggi e le pratiche performative degli artisti, il festival vuole attivare un processo di rilettura e riscrittura di un luogo e di ciò che rappresenta. Ma non saranno solo gli artisti a intervenire, perché Short Theatre intende condividere questo percorso anche con alcune figure del mondo intellettuale come Simone Frangi, teorico, curatore e direttore artistico di Viafraini, la scrittrice Igiaba Scego, Ilenia Caleo e Isabella Lo Pinto, curatrici del Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di genere di Roma Tre, e la redazione di NERO.

I temi della decolonizzazione, dei corpi e delle identità ai margini, del privilegio e dominio bianco giunto oramai a un punto critico, sono affrontati direttamente da Kader Attia, artista visivo franco-algerino attivo nelle principali gallerie e musei internazionali, nel suo film-documentario The Body’s Legacies, Part 2: The Postcolonial Body che verrà proiettato nelle due giornate del festival al WeGil. Presentato alla biennale d’arte Manifesta di Palermo nel 2018, The Postcolonial Body scava dentro il concetto di corpo migrante nelle società occidentale esponendo i tratti che gli sono stati attribuiti. Allo stesso modo, nasce dalla riflessione sull’incontro tra il pensiero femminista e quello sulla decolonizzazione il lavoro della politologa militante Françoise Vergès, attiva insieme ad Attia nel collettivo artistico Décoloniser les arts, che terrà una lectio magistralis il 7 settembre in collaborazione con il Modulo Arti del Master di Studi e Politiche di Genere di Roma Tre e NERO, a partire dal suo ultimo testo Féminisme décolonial. Con un taglio completamente diverso ma nello stesso ambito si muove Black Med, listening session-installazione sonora di Invernomuto in programma il 6 settembre che assume la nozione di Mediteranneo nero proposta dalla studiosa Alessandra Di Maio, e la esplora attraverso la cultura musicale, ricostruendo la mappa labirintica in cui i ritmi, le sonorità, le estetiche attraversano il Mediterranneo, per ribaltarne l’impronta bianca e occidentale. Lo sguardo sull’identità, i corpi e le dinamiche di dominio si sposta poi sul mondo arabo con la presentazione di Burning Play- Passo#1 di Manuela Cherubini, conferenza-spettacolo in scena il 7 settembre al WeGil. Burning Play – Passo#1 è un progetto in fieri sulla figura della scrittrice egiziana Nawal Al Sa’adawi, a partire dalla sua commedia God Resigns at The Summit Meeting, scritta nel 1996 e mai rappresentata. La commedia è stata bruciata “affinché il libro non esista più”. Burning Play – Passo#1 è uno spettacolo su una commedia che non si può rappresentare. Perché è stata distrutta col fuoco. Perché quel che ne resta brucia ancora tanto che nessuno lo vuole toccare.

A ribaltare di nuovo la prospettiva ci penserà poi nora chipaumire, artista e coreografa dello Zimbabwe attiva negli Stati Uniti. Nelle prime due sere del festival, nora presenterà in prima nazionale 100% POP, uno dei tre capitoli della sua live perfomance album dedicata alle icone dei suoi anni di formazione nello Zimbabwe – in questo caso Grace Jones –, nella quale l’energia della musica punk e new wave degli anni ’80 si mescola con il suono delle radio africane, la povertà, la vita rurale. A scandire la temperatura dei due giorni di Short Theatre 2019 a WeGil arriverà poi Bermudas, la coreografia “atmosferica” di MK di Michele Di Stefano, che sarà presentata anche nella versione estesa di Bermudas Forever; il Love Bar di Alex Cecchetti, un luogo sospeso tra il miraggio, lo storytelling e il palco teatrale in cui dissetarsi con cocktail a base di erbe locali preparati dall’artista in cambio di storie d’amore e racconti di emozioni; l’installazione performativa site-specific 8000 anni dopo di Nyamnyam, collettivo di filosofi ed artisti di Barcellona che interroga le origini dell’agricoltura, vero punto di svolta nell’indirizzare il corso dell’umanità, alterandone la narrazione e attivando una diversa memoria a partire dal contesto locale. Protagonista del dj set di inaugurazione del festival il 6 settembre infine sarà OKO DJ, giovane cosmopolita originaria di Parigi. Conduttrice radiofonica, animatrice di serate underground della scena queer francese, OKO DJ nei suoi set ama rompere i rigidi schemi del clubbing, mescolando generi ed estetiche attraverso il proprio stile unico e pieno di brio.

Domenica 8 settembre il festival si sposta nella sua location principale, La Pelanda, e al Teatro Argentina per la prima delle due repliche dell’attesissimo Augusto, ultimo lavoro del Leone d’Oro alla carriera per la danza Alessandro Sciarroni. Presentato nell’ambito della collaborazione fra Short Theatre e Grandi Pianure, la rassegna dedicata alla danza contemporanea del Teatro di Roma, curata da Michele Di Stefano, Augustoraccoglie il gesto quotidiano del ridere e lo trasfigura in un’unica parossistica espressione di gioia, euforia, commozione, sofferenza, rabbia e paura. Uno spettacolo sul bisogno di sentirsi amati in maniera incondizionata e sul dolore. Un omaggio alla figura dell’Augusto: il clown, il fool, l’idiota che combina sempre guai e che si orina addosso, sempre ubriaco, col naso rosso, e che ride di tutto. Ma “augusto” significa anche imperiale, regale, autorevole, ed è il nome del primo imperatore romano. In  scena l’8 e 9 settembre alle 21 al Teatro Argentina.

Alla Pelanda il programma si apre nel primo pomeriggio con Panorama Roma, format nato nel 2018 per creare una zona di condivisione, di ricerca e di riflessione sulle urgenze e le necessità della comunità artistica romana. Gli artisti sono invitati a condividere alcuni momenti del loro processo creativo anche in relazione alle condizioni di produzione. A fare il punto della situazione, in questa terza edizione di Panorama Roma, saranno la coreografa Premio Ubu 2018 per la danza Silvia Rampelli/Habillé d’eau, la giovane emergente Marina Donatone, l’artista visivo di fama internazionale Andreco, la regista Fabiana Iacozzilli, il collettivo nomade di architetti Stalker, il duo di artisti Malombra. Short Theatre 2019 ospiterà poi il debutto della prima produzione nata nell’ambito di Panorama Roma: Speranza contro speranza della regista e drammaturga Alessandra di Lernia. La giornata dell’8 settembre alla Pelanda si concluderà infine con il live di un innovatore della scena brasiliana fin dagli anni ’90, Ricardo Dias Gomes, già bassista di Caetano Veloso.

Si rimane in atmosfera sudamericana anche il giorno seguente, lunedì 9 settembre alla Pelanda, con la proiezione in prima nazionale di Cassandro, the Exotico!, opera filmica della danzatrice, artista e regista francese Marie Losier, abituale frequentatrice di festival cinematografici come quello di Berlino, di Rotterdam e di Tribeca a New York e di gallerie come la Tate Modern di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e il MOMAdella Grande Mela. Il film è un ritratto di Cassandro, la star più eccentrica dello sgargiante e appariscente  mondo della Lucha Libre, il wrestling messicano. Cassandro è il re degli Exòticos, i wrestler gender bender e crossdresser che combattono il pregiudizio. Un animale da combattimento, un pluripremiato campione del mondo, che spinge il suo corpo oltre i limiti nonostante i suoi capelli laccati, il suo mascara e le sue ciglia perfettamente incurvate. La serata del 9 settembre si chiude con le sonorità di una Giamaica immaginaria del Rootsvibes djset curato da Lady Maru, Enrico Kybbe e Bob Corsi.

Formati differenti, eterogeneità dei linguaggi, sguardo prismatico per interrogare le tante dimensioni della contemporaneità. È la Visione d’insieme di Short Theatre 2019, al cui interno troviamo il racconto del quotidiano, con le sue solitudini e cortocircuiti relazionali, che attraversa e connette lo spazio geografico globale a partire dalle storie individuali. È il caso di Jaha Koo – artista sudcoreano ma attivo a Ghent – che in Cuckoo, in scena il 10 e 11 settembre alla Pelanda, ripercorre la storia recente Corea del Sud e riflette sul tema dell’isolamento e del suicidio nella società sudcoreana in compagnia di un cuoci riso elettrico. Data unica invece, il 10 settembre, per I giardini di Kensington del giovane duo Sirna/Pol, un viaggio nell’intimità consuetudinaria di una coppia qualsiasi, fatta di complicità, piccole noie, litigiosità, gesti d’amore che fanno traballare il modello sociale – binario e normativo – a cui si pensava di aderire.

L’11 e 12 settembre si rimane in ambito di storie individuali e di relazioni umane in Cock, cock…who’s there?, intenso spettacolo-conferenza-documentario in cui l’artista egiziano-finlandese Samira Elagoz condivide la sua ricerca – nata in seguito a una vicenda personale di abuso – sul dating online, l’autodeterminazione femminile, il consenso e la violenza sessuale, passando in rassegna l’intero spettro delle relazioni uomo-donna – dall’intimità alla brutalità – e trascinando con sé il pubblico nella riflessione sull’ambiguità radicale che le contraddistingue, oltre ogni moralismo (lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 16 anni)

La femminilità e la sua relazione antropologica con la comunità sono poi al centro di Il canto della caduta di una delle più significative esponenti della scena contemporanea italiana, Marta Cuscunà. In scena il 10 settembre alla Pelanda, Il canto della caduta prosegue idealmente il discorso iniziato con la Trilogia delle Resistenze femminili e raccoglie un orizzonte di pensiero che continua a tramandarsi nonostante millenni di patriarcato. Il mito di Fanes, infatti, è una antichissima tradizione popolare dei Ladini, una minoranza etnica delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta di un regno pacifico guidato da regine e distrutto dall’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. Sulla scena, l’immaginario ancestrale prende vita grazie ai pupazzi e ai corvi meccanici realizzati dalla scenografa Paola Villani, in un progetto artistico che cerca di unire la tradizione del teatro di figura ai principi di animatronica e alla componentistica industriale.

La visione d’insieme si snoda poi attraverso tutti quei dispositivi che mettono sotto la propria lente lo stesso linguaggio artistico, svelandone convezioni e dinamiche,  come ad esempio fa Chroma keys, l’ultima produzione “meta-filmica” dei Motus in cui vediamo Silvia Calderoni agire davanti al green screen dei set cinematografici, sabotando la cornice dello schermo in una incursione dentro la meraviglia della finzione e i suoi vecchi “trucchi” stereoscopici (alla Pelanda dal 12 al 14 settembre); oppure entrando direttamente all’interno del processo creativo, come fanno Deflorian/Tagliarini in Scavi, in cui Daria Deflorian e Antonio Tagliarini restituiscono le scoperte fatte durante la fase di indagine del lavoro compiuto per Quasi niente, ispirato a Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni (dal 10 al 14 settembre a Carrozzerie n.o.t.); o ancora indagando direttamente il sistema teatro, attraverso le interviste che Sotterraneo conduce ad alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana in Talk Show, format che risponde all’esigenza di incontrare altri artisti e di interrogarsi reciprocamente sul senso di questo mestiere al tempo della rivoluzione digitale (10 settembre a Carrozzerie n.o.t, 11 e 12 settembre alla Pelanda). 

Il 12 settembre nella zona esterna della Pelanda ci sarà inoltre la possibilità di reinventare lo spazio, il tempo e le atmosfere con la serata danzante Shawala, habitat di connessione curato dal trio Bonetti/Cabiddu/Cuttica(WOW e Fanfulla 5/a).

La trasformazione delle pratiche artistiche, la commistione delle lingue e la manipolazione delle materie e delle possibilità espressive articolano lo scenario mutevole che prenderà vita alla Pelanda anche con la performance DUCTUS MIDI dei marsigliesi Anne Lise Le Gac e Artur Chambry, in programma il 12 e il 13 settembre, che recupera il principio medievale del “ductus” (con il quale si indicava una modalità libera di pensare e muoversi a partire dallo sviluppo di una traiettoria, piuttosto che dalla pianificazione della stessa) per generare sulla scena ibridi incantevoli: immagini acustiche, strumenti da ballo, palazzi della memoria, mappe che sembrano dipinti. Dipinti e tracciati fuori dall’ordinario sono poi quelli con cui Sonia Brunelli del duo Barokthegreat costruisce la sua danza forsennata, astratta e fantasmatica in GHOST – Lucifer wants to sell, solo che parte dallo studio del “footwork”, sottocultura e street-dance nata negli anni ’90 a Chicago, in scena venerdì 13 settembre. Con una musica sparata a ritmi mozzafiato, i migliori footworkers leggono la musica come una mappa, riuscendo a incorporare nei movimenti le variazioni più sottili di dinamica e ritmo. E mozzafiato sarà anche il dj set, per la prima volta in Italia, di Kiddy Smile, dj della periferia parigina, guerriero da ballroom, producer, attore e icona LGBTQ noto come “il principe francese del Voguing”, che il 13 settembre trasformerà La Pelanda in uno straordinario spazio di libertà.

Nel segno delle forme archetipiche si inscrivono i due progetti del 14 settembre, sempre alla Pelanda. In All’inizio della città di Roma Claudia Castellucci esplora la matrice del nostro vivere collettivo in un’azione coreografica che risale alle radici dell’Occidente guardando alla nascita di una delle più estese civiltà europee: quella Romana, osservata non dal punto di vista dell’estasi della conquista ma come società che ha dovuto costruire un modello di convivenza. La traiettoria della tradizione e dell’archetipo è anche quella percorsa dal giovane duo coreografico di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, che con il loro Harleking, esplorano la figura dell’Arlecchino della Commedia dell’arte e ne portano alla luce una specifica qualità ipnotica, in cui i contenuti, spesso estremi ed opposti, si fondono in un sistema metamorfico fluido dove tutto può accadere.

La XIV edizione di Short Theatre fornisce poi un’ulteriore occasione di incontro con il contesto specifico della città, attraverso la proposta di alcuni progetti site-specific che attiveranno – o hanno già attivato in questi mesi – percorsi immaginifici di riscrittura dei territori e del loro bagaglio collettivo di simboli, significati, esperienze. Primo tra tutti, JUKEBOX_Roma di Encyclopédie de la Parole con la regia di Joris Lacoste e la direzione artistica di Elise Simonet – prodotto nella sua versione italiana da Échelle 1:1Short Theatre, Teatro di Roma – Teatro NazionaleFondazione Teatro Metastasio/Contemporanea FestivalSardegna Teatro/10 Nodi Festival nell’ambito del network I.N. Italia in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia. JUKEBOX è un solo pensato per un singolo spazio geografico: una città, i suoi abitanti e la lingua che condividono. Se io vivo a Roma, Prato o Cagliari, quali sono le differenti forme di discorso che mi attraversano in un determinato giorno? La drammaturgia dei materiali orali raccolti da 7 raccoglitori locali con il coordinamento di Francesco Alberici sarà interpretata venerdì 13 e sabato 14 settembre da Monica Demuru, sorta di jukebox umano che esplorerà con il pubblico i modi con cui una comunità rappresenta sé stessa. L’elaborazione dell’immaginario di un territorio si rovescia nella ricostruzione del materiale onirico collettivo nel progetto Italian Dreams realizzato dall’autore francese Lancelot Hamelin nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, che dopo aver raccolto sogni e incubi degli abitanti di un quartiere di Roma, Tor Sapienza, li ha assemblati in una forma drammaturgica a metà tra scrittura teatrale ed indagine sociologica attraverso un processo laboratoriale condiviso con attori, autori e appassionati dell’universo onirico, che ne daranno restituzione giovedì 12 e venerdì 13 settembre. Ad intervenire nel territorio sarà poi TONIGHT NOT POETRY WILL SERVE, talk fuori formato di Sara Leghissa/Strasse che si sviluppa nel corso di più giorni del festival, e il cui testo viene esposto nello spazio pubblico attraverso una pratica che riflette sul confine labile tra legalità e illegalità, tra privilegio e resistenza, tra tempo storico e presente in emersione.

Anche quest’anno inoltre prenderà vita la co-abitazione tra Short Theatre e altre entità artistiche e organismi di curatela nella sezione dei Progetti in Residenza. Torna la roulotte di Little Fun Palace di OHT di Filippo Andreatta e Salvatore Peluso, luogo effimero di aggregazione che nasce in omaggio al “Fun Palace”, il leggendario progetto dell’architetto Cedric Price e della regista teatrale Joan Littlewood che negli anni Sessanta volevano realizzare un’università della strada, un laboratorio del divertimento. Little Fun Palace ospiterà al suo interno una programmazione quotidiana speciale, in cui la comunità del festival potrà ritrovarsi a seguire delle reading sessions, godere di ascolti musicali in cuffia, consultare i volumi di una piccola biblioteca costruita ad hoc.

Ad accompagnare i nove giorni di programmazione di Short Theatre 2019, infine, ci sarà anche quest’anno Tempo Libero, la sezione che dalla scorsa edizione il festival dedica alla formazione e che si concentra quasi interamente negli spazi del Teatro India, con un denso programma di workshop e a laboratori aperti a tutte e tutti e gratuiti.

A celebrare il rito di chiusura di Short Theatre 2019 sabato 14 settembre sarà ancora una volta Tropicantesimo, l’installazione sonora in cui il corpo è al centro di una esperienza e una drammaturgia imprevedibile, carillon bello e malefico che incarna i suoni e i ritmi tribali della fascia equatoriale, immaginati e sognati, ritagliati e scoperti

Simone Pacini

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