Settimana calda con Stefano Massini, Alain Platel, Motus, Premio Scenario, Roberto Latini, Aniello Arena, Cuocolo Bosetti e molto altro.
MILANO
BRECHT \ A 60 anni dalla morte di Bertolt Brecht, Claudio Orlandini porta in scena il testo Teste tonde e teste a punta, scritto dal drammaturgo tedesco tra il 1931 e il ’34, durante il suo allontanamento forzato della Germania. Il testo porta alla luce la discriminazione razziale utilizzata dal potere come pretesto per allontanare lo sguardo dai problemi economici dello Stato. Nel paese inventato da Brecht la guerra si decide a tavolino, il clero offre aiuto solo in cambio di offerte, la giustizia sposta la bilancia sempre e soltanto a favore del più potente: una metafora visionaria che non si ferma al tempo in cui venne disegnata, ma prosegue attraversando la nostra storia con straordinaria attualità (T. Leonardo, fino al 28).
COCTEAU \ I PARENTI TERRIBILI di Jean Cocteau, regia di Annig Raimondi. Una tragicommedia, scritta nel 1938, intensa e movimentata. Un complicato groviglio di rivalità, gelosia e sensualità si svolge all’interno di una bizzarra famiglia che vive reclusa in un appartamento soprannominato “Il carrozzone”: «La vostra è la casa delle porte che sbattono» dice uno dei parenti. Quando il figlio ventiduenne Michel confessa ai genitori di essersi perdutamente innamorato di Madeleine, la madre Yvonne, possessiva e dominatrice, sente venir meno il proprio ruolo e grida al tradimento del suo amore incestuoso. Il padre riconosce nella futura nuora la sua giovane amante, che egli non vuole cedere al figlio, ignaro di tutto. Nel comico disordine di questa casa e dei suoi inquilini, il vero si dilata in allucinazione alimentando un crudele intrigo (Teatro Oscar, 23-26).
EMIGRANTI \ SCUSATE SE NON SIAMO MORTI IN MARE di Emanuele Aldrovandi regia Pablo Solari. In un futuro non troppo lontano la crisi economica ha trasformato l’Europa in un continente di emigranti. I cittadini europei, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più “ricchi”, ma devono farlo clandestinamente perché questi paesi nel frattempo hanno chiuso le frontiere. Fra i tanti mezzi per espatriare illegalmente uno dei più diffusi è il container: i clandestini salgono a bordo, pagano mille dollari alla partenza e mille all’arrivo, senza sapere dove verranno scaricati. I personaggi di questa storia sono quattro e non hanno nome, sono identificati dalle loro caratteristiche fisiche: il Robusto, la Bella e l’Alto sono i tre migranti e il Morbido è il proprietario del container (T. della Cooperativa, 22-28).
GUERRA \ ROSE IS A ROSE IS A ROSE IS A ROSE partitura di Ivana Sajko con Sabrina Jorio. Regia di Tommaso Tuzzoli. Lo spettacolo costituisce il primo capitolo della trilogia della disobbedienza, un progetto ambizioso e importante dell’autrice croata Ivana Sajko. La storia è semplice: un ragazzo e una ragazza si conoscono in discoteca. Ballano insieme per tutta la notte e poi decidono di andare a casa di lui. Durante il tragitto attraversano la città in guerra. Autobus in fiamme, cariche della polizia, e la violenza di quelle strade richiama altre fiamme, altre botte, come quelle di Genova in occasione del G8. Come se la guerra fosse un teletrasporto che collega tutti i paesi del mondo, un unico spaziotempo. Ma che succede quando due sconosciuti chiudono la porta di casa e si lasciano la guerra alle spalle? Quanta guerra entra nel loro letto? E che effetto fa l’innocenza di un sentimento, quando sboccia a dispetto di tutto? (T. Out Off, 23-28)
MASSINI \ 7 minuti di Stefano Massini regia Alessandro Gassmann con Ottavia Piccolo. Massini prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto in Francia per raccontare la vita di undici donne, undici operaie, diverse per età, provenienza, esperienze di vita, paure e ossessioni, alle prese con una richiesta, apparentemente innocua, di riduzione della pausa pranzo. Uno spaccato della società europea di oggi nella quale i lavoratori sono sempre meno tutelati al cospetto di un “padrone” sempre più anonimo (Piccolo T. Strehler, 23-28).
OLOCAUSTO \ IL VICARIO (leggi la mia recensione del 2009!) di Rolf Hochhuth adattamento e regia di Rosario Tedesco. La storia, i suoi orrori, il silenzio e la responsabilità. Un soldato tedesco e un prete italiano, s’incontrano nel teatro della storia. Di fronte alle atrocità del lager, scoprono l’ipocrisia delle loro esistenze, la follia del mondo. Così intraprendono la missione di portare al Papa notizia dell’Olocausto. Spogliandosi dalle loro divise, scoprono che è possibile essere uomini soltanto accettando le proprie responsabilità (T. Elfo Puccini, fino al 28).
SCIMMIE NUDE \ DANZA ALLA ROVESCIA (leggi la recensione) è il terzo appuntamento de Le Domeniche di Spettacolo di Scimmie Nude, un monologo di Gaddo Bagnoli con Claudia Franceschetti. Lo spettacolo è ispirato all’opera di Antonin Artaud ed è un omaggio alla sua poetica; è un viaggio nei percorsi criptici dell’anima fragile e crudele di questo misterioso e meraviglioso autore. Un non-luogo, dove solo un vecchio letto di ferro, un secchio, un piccolo sgabello e degli elastici, rappresentano tutto il mondo esteriore ed interiore di una donna sola, alla disperata ricerca di un senso per esistere attraverso la rinascita del corpo. E’ una indagine sul rapporto di conoscenza tra noi ed il mondo che ci circonda, in un confronto continuo tra la vita ed il pensiero della vita. In questo labirinto i rapporti, oggetto e soggetto, forma e significato, corpo ed anima, vengono rimessi in discussione e assieme al corpo si destruttura anche il linguaggio di “senso logico”, a favore di una comunicazione basata su percezioni fisiche ed emotive (Spazio Scimmie Nude, 28)
TESTORI \ Edipus di Giovanni Testori con Eugenio Allegri regia Leo Muscato. La Trilogia degli Scarrozzanti è probabilmente uno fra i più significativi ed emozionanti manifesti d’amore per il teatro che siano mai stati scritti. Giovanni Testori inventa una compagnia di guitti che bazzica teatri semivuoti e fatiscenti. Ma la crisi è crisi, e di artisti non ce n’è bisogno. Tutti gli attori con il passare del tempo abbandonano la compagnia e a recitare la tragica storia dell’Edipus c’è rimasto solo il Capocomico che decide di interpretare lui stesso tutti i personaggi (T. Filodrammatici, 23-28).
ROMA
ALAIN PLATEL \ Ultima settimana per il festival Equilibrio. Tra le proposte da non perdere il nuovo progetto di Frank Van Laecke, Alain Platel e Steven Prengels (lo stesso trio di Gardenia, leggi la recensione) che presenteranno En Avant Marche!, uno spettacolo in cui, dalla classica alla contemporanea, la musica disegna un panorama all’interno del quale si esprime la narrazione dei corpi. I due coreografi hanno immaginato una banda, accompagnata da danzatori e attori, come elemento centrale della vita di una comunità, per dar vita a un affresco potente ed emozionante. Per questa produzione romana, gli artisti si avvarranno della collaborazione della Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Il festival si concluderà con alcuni protagonisti della scena coreografica spagnola: María Muñoz / Mal Pelo, Sol Picó e Àngels Margarit / cia. Mudances (Auditorium Parco della Musica, fino al 23).
BECKETT \ ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett, regia Alessandro Averone, con Marco Quaglia, Gabriele Sabatini, Mauro Santopietro, Antonio Tintis. Note di regia: “Quello che mi ha sempre affascinato in Beckett è la sottile e fine poesia che scaturisce dai suoi testi. L’amore e la compassione per l’essere umano costretto disperatamente alla ricerca di un senso. Il vagare su questa terra in perenne attesa di un gesto, di una parola che si faccia Verbo e indichi una via, una meta per colmare il mistero dell’essere qui e ora. Nessun Dio. Nessuna metafisica. Si aspetta. Qualcosa di indefinito e sconosciuto. Si fa passare il tempo e si riempie uno spazio. Ci si aggrappa perdutamente a qualsiasi cosa ci ricordi che esistiamo e che siamo vivi. Si gioca, con quello che resta. Del mondo, dell’essere umano, delle parole. Si resiste. Con affetto e violenza. Con quello che si è. Con tutti i nostri limiti. Stretti l’un l’altro. Aspettando Godot” (T. dei Conciatori, 23-28).
FLAUBERT \ Oltraggio alla morale. Appena pubblicato, Madame Bovary viene subito messo sotto inchiesta. Troppo reale, quasi tangibile, l’adulterio raccontato da Gustave Flaubert; troppo vero il suo personaggio di giovane donna di provincia accerchiato dalla noia. Il primo romanzo dello scrittore francese trova la via della scena nella riscrittura teatrale di Letizia Russo, con la regia di Andrea Baracco. Protagonisti Lucia Lavia, Lino Musella, Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Roberta Zanardo, Elisa Di Eusanio, Xhuljo Petushi. Ristretta tra le insoddisfazioni, Emma Bovary si macera in un un’esistenza senza sussulti, vuota perfino di linguaggi. Nella versione teatrale come nel romanzo, le parole sono più efficaci nel mascherare che nel trasmettere la verità: a Madame Bovary non resta che intrecciare un tessuto di bugie con cui ripararsi come può dal male di vivere. È una lotta (impari) contro le ristrettezze di una morale che non può e non vuole dire (Piccolo Eliseo, 24-6mar).
MEDIA \ Marina Senesi è in scena con DOPPIO TAGLIO di Cristina Gamberi, uno spettacolo di cui firma anche l’adattamento, diretto da Lucia Vasini, con le musiche originali di Tanita Tikaram. Circondata dai ‘ri-tagli’ di giornale, che accompagnano in proiezione tutto il racconto, Marina Senesi scopre insieme a noi cosa c’è dentro la notizia, svelando come il ‘taglio’ scelto dai media, nella composizione di una fotografia o di un titolo, possa trasformare anche la più sincera condanna della violenza in un’arma a ‘doppio taglio’ (T. Due, 25-28).
MOTUS \ MDLSX di Motus con Silvia Calderoni regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva R. Braidotti in “On Becoming Europeans”, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista… Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del D-j/Vj Set, per dare inizio a una esplorazione sui confini che si catalizzerà, nel 2016, in “Black Drama (un musical tragico)”. In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà. MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender (Angelo Mai, 23-27).
PREMIO SCENARIO \ MAD IN EUROPE a cura di Angela Demattè, Rosanna Demattè, Ilaria Ariemme, Marco Grisa. Lo spettacolo è vincitore del Premio Scenario 2015. Tutto nasce dall’ invito di Angela Dematté a lavorare sul linguaggio, sulle radici e sulla vergogna, sull’estetica contemporanea e su cosa intendiamo oggi per “libertà”. Vi è una riflessione sulla “parola” e sul “linguaggio” e cosa esso comporta nelle nostre vite. Vi è una seconda riflessione, che parte da una serie di incontri indetti dalla Commissione europea a cui abbiamo partecipato e che sono nati nel tentativo di scrivere The mind and body of Europe: a new narrative. Vi è una terza suggestione, che parte da una prozia rimasta in manicomio per 80 anni della sua vita. Vi è una quarta, inaspettata, suggestione, che è una gravidanza a sorpresa. Ciò che scaturisce (ed è il nostro progetto) è una donna incinta impazzita. Al Parlamento europeo. Ella sapeva parlare molte lingue… ma ora riesce a formulare solo un “dialetto” internazionale, strano e informe. Soprattutto non ricorda assolutamente più la sua lingua madre, la sua “Muttersprache”. L’ha rifiutata e ora non la ricorda più. Di chi è la colpa? Dovrà andare molto indietro per cercare di uscire dalla nevrosi in cui è caduta. Rientrare in un’eredità scomoda: materna, religiosa, demodé, di cui pensava di essersi liberata. Resta da capire se troverà ancora qualcosa (se lo vorrà) o se è tutto smarrito per sempre (T. Argot Studio, 23-28)
ROBERTO LATINI \ I giganti della montagna di Luigi Pirandello adattamento e regia Roberto Latini con Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti luci Max Mugnai. Terzo dei miti moderni di Pirandello. Dopo il religioso “Lazzaro” e il sociale “La Nuova Colonia”, I Giganti della Montagna è il mito dell’arte. Rappresentato postumo nel 1937, è l’ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell’autore. La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta “la Scalogna”. Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare. La più importante è rispetto al fascino del “non finito”, “non concluso”; all’attrazione che ho sempre avuto per i testi cosiddetti “incompiuti”. Sono così giusti rispetto al teatro: l’incompiutezza è per la letteratura, per il teatro è qualcosa di ontologico. Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione. Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c’è scritto – cala la tela. Voglio rimanere il più possibile nell’indefinito, accogliere il movimento interno al testo e portarlo sul ciglio di un finale sospeso tra il senso e l’impossibilità della sua rappresentazione (T. India, fino al 28).
SHAKESPEARE \ TEATRO AZIONE PRESENTA MISURA PER MISURA di William Shakespeare regia Valentino Villa. Nuovo appuntamento con le produzioni teatrali della scuola Teatro Azione. Nove gli ex allievi diplomati dalla scuola, scelti per questo progetto attraverso il quale Teatro Azione costruisce un ponte tra il percorso di studi e l’ambito professionale, permettendo ai giovani attori di confrontarsi con una forte firma autoriale e con un ampio apparato produttivo che coinvolge professionisti e punti di riferimento della scena contemporanea italiana (T. Brancaccino, 25-13mar).
SLA \ Millennium Bug di Sergio Gallozzi liberamente ispirato al libro-diario “Il Maratoneta” di Luca Coscioni. Cosa fa un uomo che ha appreso di avere una malattia che lo porterà, senza appello, alla morte nel giro di qualche anno? Sa che il suo corpo diventerà progressivamente di pietra: non potrà muoversi, poi non potrà parlare, anche solo respirare sarà doloroso. C’è stato un uomo, il quale, appresa la terribile notizia di essere malato di SLA, ha deciso di ricominciare a correre: l’ultima maratona di Luca Coscioni è stata una straordinaria ed appassionata avventura politica, una battaglia di libertà a beneficio di una ricerca scientifica libera contro le forme neo-oscurantiste che, proprio in quei primi anni del tanto atteso nuovo millennio, si stavano riorganizzando (T. Lo Spazio, 23-28).
TOSCANA
ANIELLO ARENA \ VolterraTeatro/Carte Blanche-Centro Nazionale Teatro e Carcere/Compagnia della Fortezza presentano Aniello Arena in A-SOLO Studi di assenza in pubblico regia e drammaturgia Armando Punzo musiche originali eseguite dal vivo e sound design Andrea Salvadori (T. dei Rassicurati, di Montecarlo LUCCA, 26).
BERARDI CASOLARI \ LA PRIMA, LA MIGLIORE testo e regia GIANFRANCO BERARDI e GABRIELLA CASOLARI con GIANFRANCO BERARDI, GABRIELLA CASOLARI e DAVIDE BERARDI. Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari partono dal romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale di Eric Maria Remarque, in cui si racconta in maniera lucida e feroce di popoli lanciati uno contro l’altro per odio e per orgoglio, per una riflessione sul primo conflitto mondiale. La condizione di una generazione “perduta” a causa di un’ideologia criminale, propagandata a tutto spiano, la distanza fra il popolo e chi lo governa, il cambiamento epocale e il conseguente smarrimento esistenziale, diventano metafore per raccontare la nostra condizione, il nostro tempo, il nostro paese (T. delle Donne di Calenzano FIRENZE, 27).
CUOCOLO BOSETTI \ Debutto assoluto per Roberta cade in trappola – The space between, prodotto da Iraa Theatre, in coproduzione con il Funaro. È la tredicesima parte di Interior Sites Project, il progetto che tanto successo ha avuto dal 2000 ad oggi. Se si guarda alla serie degli spettacoli di Cuocolo/Bosetti, degli ultimi quindici anni, si può vedere un lavoro originale in cui la vita e il teatro si sovrappongono. In Roberta cade in trappola questa sovrapposizione diventa totale. Il nuovo titolo ruota attorno al concetto di “relazione”: con gli amici, con la loro assenza, con la memoria. Lo spettacolo mette in scena il passato e lo fa attraverso un vecchio registratore Geloso, che dopo quarant’anni riappare con il suo carico di promesse, la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze rimpiccioliscono, più le relazioni sembrano diventare distanti. “Roberta cade in trappola” mostra “la Cosa Brutta” di cui parla David Foster Wallace, un’opera sgangherata di magia e il libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa. Quel libro è diventato col tempo un’opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni: Renato Cuocolo e Roberta Bosetti si sono divertiti a interagire con l’opera iperrealista di Hanson in cui persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false (Il Funaro di PISTOIA, 26-27).
FASSBINDER \ Ti regalo la mia morte, Veronica traduzione e adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini tratto dal film Veronika Voss di Rainer Werner Fassbinder con Monica Piseddu e Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Estelle Franco, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa regia Antonio Latella. Partendo dalla rievocazione della vicenda di Veronika Voss lo spettacolo incontra alcune tra le figure femminili grazie alle quali il regista ha consegnato forse una grande, unica opera in cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono inevitabilmente a coincidere. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi indistinguibili. Entriamo così nella mente di Veronika, diva sul viale del tramonto e vittima della morfina somministrata da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano apparizioni in bianco e nero, il nero come forma perfetta che fagocita gli altri colori e il bianco della purezza ma anche del lutto. E, inevitabilmente, il bianco della morfina che trasforma le memorie in gratificazioni, deforma ogni percezione fino a rendere accettabile la morte come possibilità o liberazione. Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine del cinema fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro ideatore, il regista, il medico ma anche il carnefice Fassbinder, a sua volta, probabilmente, personaggio del suo stesso dramma (T. Era di Pontedera PISA, 28).
MARIO PERROTTA \ Permàr/Archivio Diaristico Nazionale/dueL/La Piccionaia presentano MILITE IGNOTO quindicidiciotto uno spettacolo di Mario Perrotta (T. dei Concordi di Roccastrada GROSSETO, 25).
SARAH KANE \ CRAVE di Sarah Kane regia PIERPAOLO SEPE. Inizialmente accusata di essere volutamente provocatoria per i temi trattati, Kane in realtà ha dimostrato notevoli capacità stilistiche indagando gli abissi del dolore e del desiderio, della speranza e della disperazione, e Crave ne è la prova. Secondo quanto sottintende il titolo, l’opera parla di un desiderio agognato, febbrile, e allude al fatto che ciò che più desideriamo ardentemente può essere la stessa cosa che ci paralizza emotivamente, come ci dimostrano i quattro protagonisti che, dal momento in cui cominciano a parlare disegnano, in forma libera e musicale, un intreccio di motivi che lascia intuire i contorni del mosaico di una vita. Due le storie in evidenza, quella di A (author, abusator, actor), uomo anziano, che ha una storia malata, morbosa e violenta, con C (child), appena adolescente, che non sopporta di amare quell’uomo nonostante le sue violenze, e quella di M (mother), una donna sulla via della vecchiaia di cui ha un gran timore, che vuole un figlio a tutti i costi per non restare sola da vecchia, ma lo vuole senza amore, da B (boy), poco più che un ragazzo, che la rifiuta in modo umiliante, perché egli in realtà vorrebbe amore, ma non gliene viene dato (T. Fabbricone di PRATO, 23-28).
SERRA YILMAZ \ Smessi i panni della guardiana dell’harem, Serra Yilmaz resta nella sua città natale per interpretare zia Banu ne La bastarda di Istanbul. Con lei sul palco ritroviamo Valentina Chico, Riccardo Naldini, Monica Bauco, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti, Elisa Vitiello. Tratto dal best seller di Elif Shafak, una delle voci più influenti della letteratura turca contemporanea, il romanzo è stato adattato per la scena da Angelo Savelli che ne ha curato anche la regia. Le fantasiose e interattive video-scenografie di Giuseppe Ragazzini evocano una Istanbul animata e reale, protagonista più che cornice dello spettacolo (T. di Rifredi di FIRENZE, fino al 28).
SIMONE CRISTICCHI \ Simone Cristicchi in MIO NONNO É MORTO IN GUERRA Voci, canzoni e memorie della seconda guerra mondiale di Simone Cristicchi adattamento e regia Simone Cristicchi costumi Gianluca Carrozza, Francesca Novati disegno audio e luci Andrea Balducci video proiezioni Andrea Cocchi contributi gentilmente concessi dall’ Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (T. del Ciliegio di Monterotondo Marittimo GROSSETO, 28).
- La scena digitale per riflettere e partecipare: Extra Scena a Pescara - 23 Dicembre 2024
- Heliopolis: archivio digitale sulla performance - 9 Dicembre 2024
- Alla scoperta di Roma con Brecht, Virgilio e Marco Polo: dal 5 all’8 dicembre torna Ascolto il tuo cuore, città a cura di Teatro Mobile - 5 Dicembre 2024