Futuri Maestri (stasera ore 20 e domani ore 15 ultime repliche). Un nome difficile da dimenticare, per come suona strano sentire due parole così importanti messe accanto. Sono stato a Bologna a vedere lo spettacolo conclusivo del progetto cominciato circa due anni fa dalla Compagnia del Teatro dell’Argine con centinaia di bambini e ragazzi, entrando in circa 70 classi della città. La realizzazione collettiva di uno spettacolo è diventata un vero esempio di teatro partecipato. Ben progettato attraverso una rete di partner che ha coinvolto tutte le istituzioni culturali cittadine ma anche ben raccontato sui social, sul blog e sulle pubblicazioni cartacee del progetto parallelo Futuri Giornalisti a cura di Altre Velocità. Lo dimostra questo video che racconta perfettamente le fasi antecedenti allo spettacolo:
https://www.facebook.com/futurimaestri/videos/382617245467762/
Cerco di andare in ordine: all’Arena del Sole di Bologna, nel teatro più bello e importante della città, gli attori e i registi del Teatro dell’Argine si sono vestiti di nero e messi da parte per lasciare la scena (in questo caso sia il palco che la platea svuotata dalle sedie) a mille coloratissimi giovani (divisi in tre gruppi di circa 300) dai 3 ai 18 anni. Già così è tanta roba, e peccato solo per la scarsa presenza delle seconde generazioni, ma ci sono mille ragioni.
Partendo da cinque parole chiave (quattro significative del nostro tempo: Crisi, Migrazione, Lavoro, Conflitto più una universale Amore) è stato sviluppato un testo e uno spettacolo che parla dell’utopia del cambiamento e del punto dei vista dei giovanissimi.
Prima dello spettacolo, nel chiostro del teatro subito dopo l’“aperitivo con il maestro” (io ho assistito a quello con Ignazio De Francisci, Procuratore Generale di Bologna, uno che ha combattuto la Mafia nella sua regione al fianco di Falcone e Borsellino) accade la prima magia: orde di ragazzini invadono il chiostro chiedendo ai presenti di mettersi a sedere su una sedia, loro in cerchio racconteranno piccole storie di sogni, di voli e di utopie.
È solo l’inizio di un viaggio attraverso mondi che hanno a che fare con l’utopia, presi in prestito da Majakovskij, Brecht, Pasolini, Aristofane e Ariosto. Un viaggio che terminerà da dove sono partiti ovvero in teatro, luogo dell’antidoto alla malattia degli adulti che impedisce di sognare: una peste positiva, la peste appunto del teatro.
Mi hanno colpito molto gli applausi: non un ordinato “entra ed esci” come negli spettacoli canonici, ma un magma di corpi che si abbracciavano, si commuovevano e correvano di qua e di là, esultanti di gioia come alla finale dei mondiali o a un concerto rock.
Un progetto o meglio dire un processo che mi ha colpito profondamente perché ha saputo trasmettermi pienamente quello che anche io penso: per vedere un futuro migliore bisogna avere una fiducia folle nelle nuove generazioni, e ascoltarle profondamente.
La lettera di Ignazio De Francisci ai Futuri Maestri
Cari ragazzi, care ragazze, so che state facendo un lungo viaggio, un viaggio molto importante, nel tentativo di salvare la vostra città malata. Ho per voi cinque parole, che spero vi aiutino lungo la strada.
Prima parola: Dovere. Perchè impariate subito a fare il vostro dovere, quale che sia, nel periodo della vostra vita, oggi come un domani quando sarete “grandi”. I diritti vengono dopo, prima ognuno di noi, di voi, deve compiere il proprio dovere.
Seconda parola: Onestà. Perchè impariate da subito cosa significhi onestà. Onestà nel poco, nelle piccole cose per evitare di diventare domani “i furbetti del cartellino”. Onestà nel pagare il biglietto dell’autobus, nel tenere pulite le aule scolastiche, nel rispettare la proprietà altrui.
Terza parola: Comprensione. Perchè impariate a comprendere gli altri, prima di giudicarli. Comprendere è anche farsi carico dei problemi altrui e cercare di contribuire a risolverli, per quello che si può fare.
Quarta parola: Ironia. Perchè impariate da subito a non prendervi troppo sul serio e a ridere di voi stessi, evitando di ridere degli altri. E questo sopratutto se sarete bravi a scuola, o bravi nel lavoro o nello sport. Ricordatevi che il mondo andrà avanti anche senza di voi.
Quinta parola: Memoria. Perchè impariate ad esercitare la memoria, sempre. Memoria non sono soltanto i ricordi personali, che vanno comunque coltivati, ma sopratutto quelli collettivi. E quindi fare memoria degli avvenimenti importanti della nostra Comunità. Qui a Bologna ricordare gli avvenimenti del 2 agosto 1980, per esempio, o quelli, più lontani nel tempo della guerra di liberazione del 1943-1945. La memoria che coltivo con più attenzione è quella relativa alle vittime della mafia, tutte. Poichè ho avuto la fortuna di lavorare con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono loro le figure che ricordo spesso e che cerco di imitare, facendo una sorta di memoria vissuta, per quello che posso con tutte le mia insufficienze e le mie lacune.
Ecco, cari viaggiatori, il mio contributo per voi. Spero vi sia utile nel vostro cammino e nel vostro futuro.
Buon viaggio, Ignazio