Brainsurfing? Partiamo dalla fine: è in pieno svolgimento la terza edizione del Festival della Resilienza a Macomer, nel Marghine cuore della Sardegna (seguilo sull’evento ufficiale, sulla pagina di ProPositivo l’associazione che l’ha ideato e con l’# ufficiale #resilienza17). Ho partecipato anche io ed è stata un’esperienza estremamente stimolante. Già a luglio avevamo fatto un laboratorio di social media storytelling con alcuni componenti dello staff, con il quale ci siamo coordinati nei primi giorni di festival.
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La parola d’ordine della mia prima collabor-azione in Sardegna è stata “brainsurfing” ovvero l’incontro fra il brainstorming e il couch surfing (anche se non è male la definizione che ne dà Urban Dictionary). Cos’è il brainsurfing nella mente di chi lo ha organizzato? Un modo per costruire una comunità resiliente attraverso il turismo attivo e l’incontro con il territorio. Per smuovere coscienze locali in un’ottica globale. “Think global, act local“.
Per 4 giorni un gruppo di persone tra i 20 e 40 anni (ahimè quasi certamente ero il più anziano) ha vissuto e viaggiato insieme, dandosi appuntamenti mattutini, facendo riunioni in cerchio, bagni in mare, yoga al tramonto, pasti goderecci e camminate sotto il sole: attori, drammaturghi, street artist, danzatori, capoeiristi, artisti di strada, giornalisti e “innovatori”. Tutti insieme siamo andati in giro per Nuoro, Macomer e Bosa.
Primo giorno di brainsurfing: l’Atene Sarda
Si comincia da Nuoro, chiamata “l’Atene Sarda” per via del movimento artistico e intellettuale sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e candidata a Capitale Italiana della Cultura 2020. E a Nuoro si comincia da Grazia Deledda, l’unica donna Premio Nobel per la letteratura e dal “conflitto interiore” con la figura del padre imprenditore benestante e proprietario terriero. “Conflitto” sarà una della mie parole chiave.
Dopo una visita all’atelier di Pietro Costa (artista e scultore che si ispira a Goya) che ci offre dell’ottimo Cannonau (il vino fatto in casa, corposo e sincero sarà una costante) e al Museo Ciusa i ragazzi dell’Associazione Tambène ci invitano a pranzo. Nell’incontro che seguirà emergono altri spunti di riflessione: lo spopolamento dell’isola, la mancanza di opportunità per i giovani. È possibile capitalizzare questo attaccamento alla terra d’origine? Domanda aperta. La giornata è intensa: si prosegue a casa della famiglia titolare dell’Erboristeria Montico Erbe per finire fuori Casa Moro (una casa che accoglie migranti) prima e del Grand Bazar Café dove finisce la nostra serata.
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Secondo giorno: artigianato fra tradizione e innovazione
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Ancora Nuoro fra la tradizione della coltelleria di Gino Moledda (che chiuderà perché il figlio non è interessato ad andare “a bottega”) e l’innovazione di Make in Nuoro, un fablab che attraverso le nuove tecnologie digitali supporta gli artigiani. Ecco la domanda topica della seconda giornata: se e quanto la tecnologia deve entrare in contatto con l’artigianato? I pareri della ciurma sono discordanti.
La fabbricazione digitale ci permetterà di ricominciare ad aggiustare le cose. Fine dell'era usa e getta? @Make_in_Nuoro #Resilienza17
— Simone Pacini (@fattiditeatro) August 23, 2017
Dopo il pranzo in pineta il pomeriggio è schioppettante con visita al Cesp – Centro Etico Sociale Pratosardo, realtà dove trovano spazio un coworking, una sartoria, una palestra, un’area conferenza e una relax, un laboratorio di cucina dove facciamo a mano i malloreddos!
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Terzo giorno: aria di mare a Bosa
Verso Bosa e la costa ovest, una cittadina gioiellino con le sue ex concerie riconvertite e le tipiche case colorate. La mattina abbiamo il tempo di conoscere l’artista locale Mariano Chelo nella sua galleria (senza dimenticare due eccellenze: il filet e la Malvasia). Subito dopo pranzo incontriamo il professor Sergio Astori docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica e autore del libro Resilienza.
Resilienza: cadere per poi rialzarsi. Risalire sulla piroga, offrire un bastone #resilienza17
— Simone Pacini (@fattiditeatro) August 24, 2017
Resilienza speranza realistica, come le canne che sfruttano la tensione causata dal vento per rialzarsi #resilienza17 @SergioAstori
— Simone Pacini (@fattiditeatro) August 24, 2017
E poi verso il mare per un pomeriggio di sole, relax, aperitivo e yoga!
Quarto giorno: il passato e il presente di Macomer
A #Macomer il 4^ e ultimo g. di #brainsurfing: siamo nell'ex area industriale che diventerà museo #Resilienza17 pic.twitter.com/3JQNnDLRwJ
— Simone Pacini (@fattiditeatro) August 25, 2017
Vicino a Macomer abbiamo visitato il villaggio nuragico di Tamuli (uno dei più suggestivi con i sei betili posti accanto alla tomba dei giganti). Prima abbiamo fatto visita all’ex lanificio del Gruppo Lanario Sardo Alas parzialmente riconvertito a museo e all’atelier Lab PLATDD fondato dalle due macomeresi Barbara Pala e Antonella Tedde la prima fashion designer l’altra modellista.
https://www.instagram.com/p/BYQfoVrAB7X/?taken-by=fattiditeatro
Finiscono così questi quattro giorni di brainsurfing che sono serviti anche per amalgamare il gruppo e mescolarlo con la comunità. Da qualche giorno e fino a sabato sono cominciate le summer school (europrogettazione, giornalismo partecipativo ecc.) e la “resilienza artistica” che sfocerà in una performance finale che coinvolgerà tutta Macomer.
“Se il tempo normalmente usato per lamentarci delle difficoltà lo investissimo nell’analisi e la soluzione dei problemi, saremo in grado di escogitare proposte innovative e sostenibili.”
Fotogallery B/N
https://www.facebook.com/daniela.frongiajanas/posts/10213444798705442
Copertina
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