"Ricordo di aver parlato a un povero diavolo, quando sono venuto qui, che lavorava a giornata e ha undici figli… sono stati offerti mille luigi d’oro a colui che consegnerà vivo il grande masnadiero… Quell’uomo dev’essere aiutato!”. Così terminano I masnadieri di Friedrich Schiller. E così tre uomini in scena, tre sfaccettature diverse di un’unica realtà, ci rievocano, dopo un lungo studio sulla trilogia di Cormac McCarthy, quello che è stato il dramma che ha dovuto vivere Karl Moor, il protagonista della tragedia del drammaturgo tedesco: il masnadiero dev’essere ricordato, colui che si è sacrificato in nome della verità, in nome del bene.
Non possiamo, vedendo lo spettacolo di Meridianozero, chiederci quale sia la giusta verità: perché è lì, di fronte a noi spettatori, sul palco. Quella verità che da anni ci tartassa, ci rimprovera la maschera tutte le volte che ne facciamo uso; che ci urta il sistema nervoso come il ronzio di una zanzara e che ci porta a mettere la mano sugli occhi di fronte a scene pietose, di cui non vogliamo sentir parlare il giorno dopo perché “è meglio!”. E’ meglio stare ad allestire uno spettacolo teatrale di puro intrattenimento goliardico, corredato di “culi, tette, passerelle!” perché alla gente non interessano i problemi, già ne ha troppi e deve distrarsi tra note di canzonette e magari piume di struzzi o lustrini. Sì, perché la vita deve continuare a brillare, proprio come un lustrino. E se è possibile di rosso, come il grande sipario che fa da sfondo all’intera performance dove i tre attori si muovono con destrezza, caparbietà, lentezza e velocità ben messe insieme da un buon ritmo in scena.
Que pasa? [photo: Giorgio Amabile], visto in prima nazionale a Buti il 26 marzo, ci esorta a destarci dalle poltrone, a riguardare con attenzione la morte di un giovane, nello specifico Carlo Giuliani/Karl Moor, di un ospite inatteso, quello scomodo ma che può far sempre comodo avere in una trasmissione per fare audience. Quello da censurare con un “taglia!” o una bella sigletta da sovrapporre, mentre con sudore urla la propria rabbia alla borghesia “con il portafoglio attaccato al culo!”, distratta alla riflessione su come realmente sta girando il mondo. E dietro il giovane, c’è il mentore travestito da lupo delle favole: ma è un lupo buono, profetico nel mondo onirico di chi cerca una verità, colui che sa già che non basterà un morto per far cambiare il “comodo modo di vivere” a cui la gente si è abituata (o si è fatta abituare?).
L’ingenuo non lo sa, il saggio sì e lo sa bene anche il Mangiafuoco della situazione: lo showman dal grande cappotto rosso e brillante, proprio come quello del sipario. Colui che cerca personaggi dalla zucca vuota o superficiali, ma finora ha trovato soltanto i due scomodi personaggi. E allora? Che rimane da fare se non eliminarli. Perché tanto domani di quel sangue nessuno più ne parlerà, perché non è quello che si cerca. Non è la verità che ci può far star bene. Ma il niente. Il vuoto. Quell’uomo non vuole aiutare il grande masnadiero.
Maria Francesca Stancapiano
QUE PASA?
di Marco Sanna
con Claudio Alfaroli, Francesco Cortoni e Marco Sanna.
produzione Meridianozero
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