Comincia domani (ma già oggi inaugura una mostra) 23 novembre e prosegue fino al 2 dicembre a Genova “Resistere e creare”, rassegna di danza contemporanea a cura di Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse e Balletto Civile (qui c’è il programma). Per l’occasione ho rivolto alcune domande a chi ha curato la programmazione ovvero Michela Lucenti, danzatrice, coreografa e fondatrice di Balletto Civile, e Marina Petrillo, co-direttrice e anima della Tosse.
Simone Pacini: Siamo al quarto anno di Resistere e Creare. Quali sono le novità più significative che ci aspettano quest’anno? Leggo un sottotitolo molto accattivante: “se dico danza a cosa pensi?”.
Michela Lucenti: La danza è libertà! Questa non è un’espressione così banale in questo momento e credo che per questo quarto anno la cosa che stiamo cercando più di tutto di fare sia “smarcarsi”. Più di altre volte proviamo ad essere una voce nel coro, senza pretendere di essere “la” voce, senza arroccarsi in posizioni di difesa ma semplicemente parlando di ciò che si fa. Non è un festival programmatico ma un festival libero dove accadono cose che chi vuole viene a vedere e condivide. Cose che sono uno sguardo abbastanza limpido su alcuni modi di vedere. Il festival non è assolutamento monotematico né come stile, né come poetica degli spettacoli, mentre c’è una forte unità di “intento” con un programma comunitario di nascita degli spettacoli.
Marina Petrillo: Io e Michela abbiamo cercato di realizzare una “co-programmazione” anche con gli artisti accogliendo le istanze di produzione e di residenza (quando possibile) in ascolto di quelle che pensiamo siano le voci più interessanti della scena in questo momento per le scelte e per la semplicità (anche se solo apparente) del linguaggio. Spettacoli come Halka del Groupe Acrobatique de Tanger, Madre di Balletto Civile e Balerhaus del Teatro della Contraddizione e Compagnia Sanpapié sembrano mondi distanti ma sono invece vicini nell’intenzione che è quella di una narrazione fisica di prossimità, empatica.
SP: Qual è secondo voi lo “spirito” della rassegna, c’è una caratteristica che la rende unica nel panorama delle rassegne di danza contemporanea italiane ed europee?
ML e MP: Unico è ogni istante. Se lavoriamo nel presente ogni cosa è unica. Lavorando quasi sempre con lavori in itinere (studi che si concretizzano) potremmo definirlo un festival estremamente “artigianale”, che parte dal basso.
SP: Fossi genovese non perderei per niente al mondo il Groupe Acrobatique de Tanger (in programma domani 23 e dopodomani 24 novembre). Come li avete conosciuti e perché avete deciso di programmarli?
MP: Ho sentito parlare di loro la prima volta nel 2008 quando hanno realizzato con la regia di Aurélien Bory uno spettacolo in coproduzione che si intitolava “Taoub”. Quando ci hanno proposto il nuovo lavoro sono andata a vederli a Barcellona e successivamente ne ho parlato a Michela. Da lì siamo andate avanti pensando che tra la danza contemporanea, soprattutto in ambito internazionale, e le forme estreme dell’acrobatica ci sia una connessione molto forte. Non è un caso che lo spettacolo sia stato prodotto dalla Biennale di Danza di Lione.
SP: Michela, alcune delle proposte hanno a che fare con la tua compagnia Balletto Civile, come i primi studi di “Gli ombelichi tenui” realizzato da due tuoi giovani danzatori (Filippo Porro e Simone Zambelli) e di “Madre” nuova produzione della compagnia da Heiner Müller. Ce n’è uno che mi incuriosisce per la sua natura partecipativa: si tratta di Total Eclipse di Chiara Taviani. Puoi raccontarmi di che si tratta?
ML: Intanto ci terrei a dire che i danzatori di cui stiamo ospitando i lavori sono sì danzatori di Balletto Civile ma sono anche tra i migliori danzatori emergenti della scena nazionale, infatti Porro ha lavorato con Martone, Zambelli sta lavorando con Emma Dante, Taviani ha appena portato un nuovo lavoro a Temps d’Image a Lisbona. I tre hanno idee intriganti e sono aperti al mondo della danza europea. Rispondendo alla tua domanda, a Resistere e Creare Chiara Taviani porta un lavoro di interazione con la città che per me è interessante, mentre Filippo e Simone, alla loro prima collaborazione co-prodotta da Resistere e Creare con il festival Attraversamenti Multipli di Roma, mettono in gioco la vicinanza del pubblico. Il lavoro sarà presentato nel foyer del Teatro della Tosse. Entrambi sono lavori che cercano di lavorare ad una “minima” distanza dallo spettatore. “Madre” di Balletto Civile è invece un viaggio molto lungo che durerà un anno e per noi è fondamentale fare in modo che il pubblico genovese entri nel percorso e lo possa vedere in una forma febbricitante ed acerba come sono i lavori all’inizio. Ci piacerebbe anche parlarne con il pubblico dopo. Cerchiamo di affrontare questo grande corpo a corpo con Heiner Müller che spacca il testo e lavora sull’inconscio. Teatro come luogo pubblico, luogo di una sacralità laica che mette in rapporto la sacralità della natura umana con la politica umana.
SP: In “Madre” leggo che ci sarà una componente “cinematografica” (tendenza che appare in altri due spettacoli della rassegna). In che modo? Qual è il tuo rapporto con il cinema?
ML: L’idea cinematografica è drammaturgica. Lavorare in una narrazione per inquadrature soggettive. In più ci sarà un ciclorama (un cielo circolare che è come essere immersi in un grandangolo). Il cinema è una fonte grandissima di ispirazione intesa come possibilità del montaggio. Noi spesso in teatro dobbiamo ricorrere al buio mentre nel cinema il montaggio non è solo una dissolvenza ma un taglio (“cut” e i personaggi scompaiono). Questa qualità cerchiamo di riprodurla nel montaggio coreografico.
SP: Come ogni anno, la rassegna dà molto spazio alla formazione con laboratori e masterclass di vario tipo, per professionisti e non. A me sembra che uno dei migliori modi per appassionarsi alla danza sia praticarla, anche se a volte vedo distanza fra le scuole di danza canoniche e le rassegne di contemporaneo. Che opinione avete a riguardo?
MP: Abbiamo deciso di mettere tutte le forze in campo per cui ci saranno: alta formazione per professionisti, corpo a corpo con lo spettatore con Impronte, con la jam di Joerg Hassman, con le lezioni di Balerhaus, con l’entrata delle donne (professioniste e non) selezionate su call per Total Eclipse. E questo è il pensiero che attraversa il lavoro di Balletto Civile e del Teatro della Tosse.
La vera distanza non è quella tra le scuole di danza e le rassegne di contemporaneo ma quella tra l’accademicizzazione di un mondo e il vivere quello stesso mondo sino in fondo.
ML: Immaginando che la scuola crei del sapere, essa non deve allontanare ma deve poter avvicinare, anche nella differenza dei generi.
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