Terzo è ultimo incontro tra fattiditeatro e le compagnie protagoniste del festival Visioni. Questa volta andiamo in Danimarca grazie all’incontro fatto a Bologna con Pernille Bach e Christian Schrøder, fondatori della compagnia Theatre Madam Bach (sito ufficiale) che ha presentato in prima assoluta Du er her (Tu sei qui).
Simone Pacini: Ciao Pernilla, ciao Christian. Quando vi siete incontrati? Quali sono stati i vostri primi passi nel mondo dello spettacolo?
Pernille Bach e Christian Schrøder: La nostra base è a sud di Aarhus in Danimarca. Ci siamo conosciuti lì 27 anni fa in una scuola di teatro e 25 anni fa abbiamo fondato Theatre Madame Bach. Abbiamo capito subito che il mondo era molto eccitante e dovevamo esplorarlo. Il nostro primo spettacolo infatti l’abbiamo realizzato a New York e subito dopo siamo stati a Bali in Indonesia, per poi tornare a New York. E poi non abbiamo mai smesso di viaggiare.
SP: Il vostro lavoro si è sempre focalizzato sulla prima infanzia?
PB e CS: Abbiamo cominciato facendo spettacoli per adolescenti. Nello specifico attraverso due monologhi, perché ci sembrava interessante interagire con quel tipo di pubblico stando soli in scena, senza aiuti. Questa era all’inizio la nostra missione, eravamo molto giovani. Abbiamo cominciato con un monologo di Pernilla che si chiamava “Il monologo di Christina”, a seguire c’è stato quello di Christian che si intitolava “Scrivo solo capolavori” su un ragazzo che vuole scrivere un capolavoro, un best seller. Nel 2006 abbiamo deciso che se volevamo cambiare il mondo dovevamo cominciare con i più piccoli perché loro sono il futuro. Da quel momento abbiamo fatto solo spettacoli per bambine e bambini.
SP: Qui a Bologna avete debuttato con uno spettacolo dove si cammina, si viaggia, si pedala. Ci si ferma. Questo movimento fa sempre parte della vostra poetica?
PB e CS: In ogni spettacolo scegliamo un argomento, un tema. Ad esempio “vento”, o “casa”. Questa volta abbiamo lavorato sulle parole e su dove stiamo andando: le direzioni. Come usiamo le parole? Abbiamo scoperto che ci sono differenti sistemi di utilizzo delle parole. Quanti modi diversi ci sono per “trovare la propria strada”? Nell’impianto dello spettacolo poi tutto questo è diventato “trova la tua strada”!
SP: In che lingua fate i vostri spettacoli? A Bologna oltre al vostro inglese c’era una traduzione simultanea in italiano, ai margini della scena. Secondo non era importante perché bambinз così piccolз non ascoltano una voce fuori campo, sono catturatз dalla presenza degli artisti in scena, dalle immagini che vengono create, dalla musica. Forse è stata una scelta indirizzata ai numerosi operatori presenti. Cosa ne pensate?
PB e CS: Di solito i nostri spettacoli sono in inglese, solo in Danimarca li facciamo in danese. A noi piace il traduttore e lo abbiamo ovunque perché crea un’atmosfera accogliente. Lavorando molto con le immagini, non c’è mai molto testo e quindi il traduttore crea sempre un’interazione con il pubblico, questo per noi è molto interessante. Quindi il traduttore non serve solo per la traduzione in sé stessa ma anche per sottolineare un incontro tra culture che secondo noi è un fatto altrettanto importante.
SP: Ad esempio nella traduzione si perdeva un po’ il gioco con le lettere disegnate sui sassi..
PB e CS: A noi piaceva questa sorta di imprecisione nel gioco: alcune volte cambiamo le parole in base alla traduzione, lз bambinз se ne accorgono e si divertono. A Bologna hanno avuto una forte reazione quando invece di “gatto” è stato detto “catto”!
SP: Mi è piaciuta molto l’idea di utilizzare i tamburi della batteria per creare altri mondi. Come avete avuto l’idea?
PB e CS: Christian è anche musicista. Durante il lungo processo di creazione dello spettacolo chiedendo a un amico batterista “come fai a trasportare la batteria quando viaggi?” ci ha risposto che esiste un sistema per cui puoi mettere un tamburo dentro l’altro. Da lì abbiamo cominciato a giocare con i nostri tamburi in maniera inusuale. È stato molto divertente!
SP: Come vi trovate a Bologna?
PB e CS: È la nostra seconda cosa, da quando Theatre Madame Bach è venuto qui per la prima volta, invitato da La Baracca, nel 2009. Ci piacciono l’energia e l’atmosfera rilassata che c’è in Italia. In Danimarca siamo molto più rigidi. Recitare per lз bambinз italianз è bello e in questo festival c’è moltissimo cuore! Per noi è di grande ispirazione il modo con cui qui gli adulti parlano con le bambine e i bambini, ad esempio prima di entrare in sala. Non è così in Danimarca. Qui vengono presз molto sul serio e fummo molto stupiti la prima volta che vedemmo questa relazione. In un festival come questo si percepisce che accade qualcosa di importante,che non è solo intrattenimento! Questo festival è famoso in tutto il mondo perché qui è possibile sperimentare. Non è un caso se abbiamo deciso di debuttare proprio qui con questo spettacolo!
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