Danzare per la prima infanzia. Intervista a DeStilte

Il festival Visioni organizzato al Teatro Testoni di Bologna dalla compagnia La Baracca ha almeno due particolarità: intanto non è un semplice festival di teatro ragazzi, ma quasi tutte le produzioni sono indirizzate ai piccolissimi, alla fascia “zero sei”.

Molte persone con cui ho parlato prima di venire a Bologna non immaginavano neppure che esistesse un teatro per bambinз così piccolз!

La seconda è l’internazionalità delle proposte: la metà degli spettacoli che ho potuto vedere erano realizzati da compagnie non italiane. E questo è possibile grazie alla fitta rete di collaborazioni e ai progetti internazionali sviluppati da La Baracca, come il recente Mapping – A Map on the aesthetics of performing arts for early years selezionato dal programma Creative Europe della Commissione Europea con 18 partner da 17 Paesi di cui La Baracca è capofila.

Oltre ai #SelfieStick con alcune realtà italiane ho incontrato alcune di queste compagnie, a cominciare dallз olandesi DeStilte, specializzatз in danza per bambinз. Ecco la chiacchierata che ho fatto con Femke Somerwil, una delle coreografe dello spettacolo Wacht’s Even (l’altra è Gertien Bergstra) presentato al festival.

Simone Pacini: Cosa è DeStilte?

Femke Somerwil: È una compagnia di danza professionale che ha sede da 26 anni nella regione meridionale dei Paesi Bassi. Qui a Bologna portiamo uno spettacolo creato per il progetto Mapping.

SP: In Italia sono poche le compagnia di danza in questo settore. Spesso si parla di “teatro per l’infanzia”. Riguardo a questa fascia d’età: c’è differenza tra utilizzare i linguaggi della danza invece che quelli del teatro?

FS: La grande differenza è che noi non usiamo il linguaggio parlato ma quello del corpo. Lз nostrз spettatorз, che spesso vedono uno spettacolo per la prima volta, sono molto piccolз e non capiscono il linguaggio parlato mentre comprendono molto bene quello del corpo. Capiscono tutte le emozioni che i corpi possono comunicare. Tutto lo spettacolo è fisicamente in scena e loro hanno bisogno di vederlo e di toccarlo per comprenderlo e svilupparlo al loro interno.

foto: Hans Gerritsen

SP: A proposito degli aspetti visivi della scena, i pezzi di oggetto che le performer usano nello spettacolo hanno un differente utilizzo, servono per costruire sedie, tavoli di cartone ecc. Ma poi diventano qualcos’altro. Qual è stata l’idea iniziale di questo lavoro?

FS: Siamo partiti da come lavorare con gli oggetti, come maneggiarli, combinarli per creare altri oggetti. Nello spettacolo gli oggetti originali non si vedono mai, e questo è molto importante perché in questo modo unǝ bambinǝ può immaginare, creare con qualsiasi cosa, perché per unǝ bambinǝ una banana può diventare un telefono, una scarpa può diventare un aeroplano. È molto importante che ogni bambinǝ possa essere invitatǝ a immaginare e creare il proprio mondo con oggetti non familiari.

foto: Hans Gerritsen

SP: Chi sono le danzatrici e come lavorate sullo spazio?

FS: Donna Scholten e Kaia Vercammen sono due giovani danzatrici professioniste che lavorano continuativamente con la nostra compagnia. Per tutto l’anno. Quando danzi in coppia (o in gruppo), devi sempre avere la sensazione di chi è l’altra persona. Ma devi anche essere consapevole dello spazio utilizzato dagli oggetti che sono in scena. E poi c’è la parte interattiva finale, che è fondamentale. Per noi è importante che l’interazione con gli oggetti e le performer sia alla fine, così che prima lǝ bambinǝ, sedendosi di fronte a noi, possano percepire il senso della performance

foto: Matteo Chiura

SP: La musica è originale?

FS: Sì. Abbiamo chiesto a Jeoren van Vliet che è un compositore e pianista olandese di creare una colonna sonora mentre noi stavamo creando lo spettacolo. L’abbiamo realizzata insieme, come una sorta di azione/reazione. All’inizio lui ha portato della musica, noi abbiamo reagito dicendo “insomma” o “sì”.

SP: Infine, parlami brevemente del vostro rapporto con La Baracca?

FS: Sono nostri grandi amici, lavoriamo insieme da otto anni e la pensiamo allo stesso modo. Ciò che conta sia per noi che per loro è l’amore e il rispetto per i bambini come individui e per la loro immaginazione. Siamo davvero felici di essere qui!

foto: Hans Gerritsen

 

Simone Pacini

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marzo, 2024

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