Comincia il 6 settembre (fino al 19) a Vercelli il festival Ogni luogo è un teatro a cura di Teatro Di Dioniso con Cuocolo/Bosetti e Arteinscacco. Il nome del festival ne rivela l’unicità: tutti gli spazi dove avvengono gli spettacoli sono luoghi della città non deputati principalmente allo spettacolo dal vivo. Questo punto di partenza innesta svariate contaminazioni con i pubblici e i territori. Ne parliamo con la responsabile organizzativa di Teatro di Dioniso e direttrice del festival Anna Russo, con la quale mi lega un’amicizia e un rapporto professionale iniziato più di dieci anni fa quando mi chiamò a Genova per una delle primissime edizioni del workshop di comunicazione per lo spettacolo dal vivo #Comunicateatro.
Simone Pacini: Anna, tu sei un’organizzatrice di grande esperienza, cosa hai imparato – se c’è qualcosa! – da queste prime 3 edizioni di Ogni luogo è un teatro?
Anna Russo: Credo di amare visceralmente questo lavoro proprio perché c’è sempre qualcosa da imparare. Nel caso del Festival ho avuto per la prima volta la possibilità di mettere in atto il lavoro in team a 360 gradi. Ossia il festival nasce e prende forma davvero grazie ai tasselli che ciascuno mette fino a formare il puzzle completo. Ecco ho imparato a lavorare davvero insieme ascoltando, confrontandomi e mettendomi in discussione. È per me davvero un percorso prezioso.
SP: Anche quest’anno viene confermata la direzione a tre tra Teatro di Dioniso, Cuocolo/Bosetti e Arteinscacco. Andate d’accordo? Come vi dividete gli impegni?
AR: Sì ritengo che sia la nostra forza. Si impara a conoscersi e ad ascoltarsi. Sulla direzione artistica ognuno porta delle proposte e io mi occupo di coordinare il tutto per avere alla fine un programma vario e coerente. Incredibilmente finora siamo riusciti a non litigare.
SP: Tra le missioni del festival – e anche della tua compagnia Teatro di Dioniso – c’è anche quella di valorizzare la creatività femminile. Confermata dalla presenza, quest’anno, di artiste “battagliere” come Marta Cuscunà, Rita Frongia e Mariella Fabbris. Nonostante l’impegno di molte realtà, quando vediamo i vertici delle più importanti strutture teatrali italiane il rapporto fra uomini e donne è imbarazzante. È solo un problema politico? Come possiamo invertire questa tendenza?
AR: Eh questa è una questione molto spinosa a cui Dioniso lavora fra I’altro attivamente. Michela Cescon e Nicoletta Scrivo stanno portando avanti in prima persona insieme ad Amleta Unita e altri soggetti un dialogo con Mibact che porti a qualcosa di concreto. L’ltalia è un paese vecchio, cieco e sordo ai cambiamenti.
SP: C’è un progetto speciale – che mi vede coinvolto! – che si chiama Progetto Pellegrino e che in tre anni attraverserà tre territori toccati dalla Via Francigena, il cammino che unisce Canterbury a Roma. Sono appena tornato da alcune tappe proprio su quel cammino e non vedo l’ora di scoprire questo progetto curato da Livio Ghisio e Roberto Amadè. Puoi presentarcelo brevemente?
AR: Molto volentieri! È senz’altro uno dei progetti di punta di questa edizione insieme a “Alcune cose da mettere in ordine (interior)” con Roberta Bosetti, la regia di Renato Cuocolo e Rubidori Manshtaf prodotto da FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea (CH), Officina Orsi (CH), Teatro di Dioniso. “Progetto Pellegrino” parte da un’idea di Livio Ghisio sull’esplorare il concetto di viaggio, di spostamento non solo fisico ma anche onirico, mentale. E tanti sono stati gli spunti: la via Francigena su cui sorge Vercelli; i walkabout e il lavoro sulle geografie dei territori di Carlo Infante che è ormai una costante del Festival; il tuo libro che narra di un’esperienza unica ed incredibile, la natura stessa del Festival che è nomade, pellegrina. Insomma tantissimi input hanno condotto Livio a scrivere e portare in scena la prima tappa del progetto che si chiama “Mutamenti irreversibili” dove abbiamo due splendide attrici – Annalisa Canetto e Irene Ivaldi – e un’incredibile paesaggio sonoro creato da Roberto Amadè, una vera eccellenza artistica del territorio.
SP: Infine, dalla presentazione del festival salta all’occhio la Rete che state costruendo con le realtà del territorio vercellese. Una rete che si amplia e che fa sì che ogni anno di più “ogni luogo sia un teatro”. Ci racconti come nasce e si è allargato questo network tra associazioni, cooperative ma anche negozi e società?
AR. È senz’altro una delle caratteristiche del Festival che ci rende più orgogliosi. Si è creata abbastanza spontaneamente a dirti la verità. Un ente come Associazione di Irrigazione Ovest Sesia per esempio, ha abbracciato subito con entusiasmo I’idea del Festival. Il Festival viene percepito come una risorsa, un’opportunità per il territorio. Credo sia la prova che se lavori con onestà e soprattutto con umiltà, vienepercepito e i risultati arrivano.
Oltre all* artist* citat*, il programma del festival si completa con Teatro delle Ariette, Compagnia47, Kronoteatro/Maniaci-D’amore, I Sacchi di Sabbia, Teatrino Giullare, Carullo/Minasi, KioShindo, il progetto speciale Tamburi Uniti. Il programma dettagliato sul sito di Teatro di Dioniso.
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