Dopo gli anticipi della programmazione 2014-2015 , tenutasi già qualche mese addietro da parte di alcuni teatri milanesi quali il Piccolo, il Franco Parenti e l’Elfo Puccini, ieri sera – 20 luglio – è stata la volta del Teatro Libero. Com’è nella loro filosofia, la formula è stata ‘easy friendly’: ed il tutto si è trasformato in una festa. L’aperitivo in tardo pomeriggio è stato l’occasione per illustrare sia la stagione che verrà – la conferenza stampa, quella ufficiale, si terrà dopo l’estate -, sia l’iniziativa “Liberi d’estate”, una sorta di proseguo di programmazione – un ‘ad oltranza’… -, per tener compagnia a chi resterà a Milano ancora a luglio e che si protrarrà fino ai primi di agosto.
Così in un clima davvero conviviale, Corrado D’Elia – direttore artistico del Libero e patron della serata – ha ricordato sia il seminario residenziale estivo su “Il giardino dei ciliegi” – a Montevaso dal 18 al 24 agosto -, sia l’iniziativa milanese “Liberi d’Estate”, che continuerà a prodigare spettacoli teatrali da questa sera – 21 luglio – e fino al 2 di agosto. Ad affiancare D’Elia, i coprotagonisti della prossima – “lunga…” come l’ha definita lo stesso D’Elia – stagione: da Alessandro Veronese – presente con “Nunca màs”, una drammaturgia condivisa sui ‘desaparecidos’, ma anche sugli italiani coinvolti nei fatti di Genova nel 2001, e con “Sacrificio del fieno”, ispirato ad una ballata di Van De Sfross sull’estremo atto d’amore di un partigiano della Grande Guerra (nel 2015 ne ricorrerà il centenario dell’inizio) – a Claudia Negrin/Skené – “Coniugi”, una commedia al dolceamaro, che, smontando il tempo, s’interroga sul costo ed il valore delle relazioni affettive più importanti quali amicizia e amore, “Rumori fuori scena”, al 12mo anno di repliche e che ancora diverte e riscuote consensi nel pubblico; e poi ancora: “Fuochi”, adattamento della Yourcenar e della sua passione, elemento irrinunciabile nella vita di chi fa teatro come di chiunque, e “La notte che il nulla inghiottì la terra”, monologo anch’esso ambientato durante la Prima Guerra Mondiale – ; e poi ancora Manuel Renga/Tobia Rossi – “La mia massa muscolare magra”, testo ‘porno-romantico’, scandito in quadri da 10 minuti: tanto il tempo concesso ai fruitori di un ipotetico gruppo di auto sotegno per le dipendenze da sesso di alcuni utenti di prodotti Apple; ripresa di “Assassine”, i due atti unici “Fragile/Kyoto”, in collaborazione con Pianoinbilico alias Silvia Giulia Mendola ed Alberto Omofrietti, e “Bagnati”, “una drammedy… commedia sull’imbarazzo”, così l’ha definita il regista, a causa della particolari relazione fra un giovane rampollo di una famiglia bene milanese e la figlia della colf extra comunitaria: “la storia del gap generazionale” all’interno di un nucleo familiare cristallizzato in una ‘incomunicabilità sostanziale, nonostante l’esteriore progettualità legata all’Expo 2015 -, Monica Faggiani – “Questa sono io”, a partire dal ‘poetico e visionario’, come l’ha definito, romanzo del giovane Federico Guerri, che, in forma monologante, racconta di una ex velina, che spara, in diretta, ad un noto presentatore e che poi fornisce tre versioni dei fatti…; e poi la versione “ancora più dark, se possibile” di “Mercurio” della Nothomb, sempre con D’Elia alla regia e in scena anche Valeria Perdonò, ed “Hedda Gabler” di Ibsen, grande amore dell’attrice, che ricorda di averne portato uno stralcio al primo provino a Roma – e Paolo Giorgio – con la ripresa di “Affinità elettive”, dato il felice e compartecipato scambio col pubblico, e “Lolita”, progetto ancora in fieri, ma di cui si vorrà privilegiare non tanto il tema pedofilia o quello America anni “50, quanto il concetto trasversale di ‘ninfa’ (riportato alla ribalta, come si ricordava, anni addietro dalle ‘ninfette’ di “Non è la Rai”), quale essere né umano, né divino, non adulto, ma neppure sufficientemente infante da essere asessuato, ma, ad ogni modo, capace di una forma di possessione in grado di portare gli uomini fuori di sé, connettendoli in qualche modo al divino; e, in tal senso, quindi, veicolo di una forma di conoscenza meta razionale. Ovviamente si sono ricordati anche i lavori di Corrado D’Elia – “Ulisse, il ritorno”, scritto durante una tournée, riflettendo sulla difficoltà di un mestiere itinerante e totalizzante come quello dell’attore, ma anche sui fatti della vicina Asia Minore/Grecia e su come vengano percepiti/rimbalzati qui da noi, e, ad aprire la stagione “Novecento” o la ripresa de “La leggenda di Redenta Tiria” e poi gli altri spettacoli corali quali “Amleto” e “La locandiera”, oltre ai già citati con la Faggiani – e di Corrado Accordino, La Danza Immobile/Binario 7 – “La morte balla sui tacchi a spillo” e “Dell’Amore e d’ altri demoni” da Marquez, ricordando la specificità poetica delle regie di Accordino. Interessante anche il connubio Arditodesìo | Teatro Portland, che proporrà testi atti alla sensibilizzazione/drammatizzazione di tematiche d’interesse scientifico come “Il principio dell’incertezza” o “Torno indietro e uccido il nonno”.
Dunque: da stasera “La leggenda di Redenta Tiria”, se siete “Liberi d’Estate”; sennò dal 17 settembre si parte – sempre con D’Elia – in “Novecento”.
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