A distanza di poche settimane ho partecipato a due festival che per certi versi si assomigliano. Si tratta del Festival dello Spettatore di Arezzo e del festival T*Danse – Danse et Technologie di Aosta. Entrambi giunti alla quarta edizione. Il primo nasce dall’esperienza di Spettatori Erranti ed è organizzato dalla Rete Teatrale Aretina, il secondo si inserisce in un territorio dove mancava un’offerta simile ed è organizzato da una compagnia di danza: TIDA Théâtre Danse (un tempo Teatro Instabile di Aosta). Il primo ha un coordinamento composto da Laura Caruso, Massimo Ferri e Alessandra Stanghini, il secondo una co-direzione artistica composta dal danzatore e coreografo (di origine valdostana) Marco Chenevier e dalla performer e videoartista Francesca Fini. Il primo viene realizzato in vari spazi di Arezzo, mentre il secondo ha il suo quartier generale negli spazi dell’ex Mattatorio che ospitano la Cittadella dei Giovani di Aosta (e che per i prossimi quattro anni sarà gestita continuativamente da TIDA, evviva!). Fin qui le similitudini non emergono. Anche perché il Festival dello Spettatore di Arezzo si occupa prevalentemente di teatro mentre T*Danse, come dice il titolo, di danza.
Ciò che li accomuna è l’approccio “spettatore oriented” in un momento in cui molti festival mettono “lo spettatore al centro” solo a parole. In questi due festival non si parla, per fortuna, di “formazione del pubblico” ma si mettono in campo metodologie sempre nuove per coinvolgerlo. Ad Arezzo il festival è totalmente dedicato allo spettatore, con incontri, seminari e l’ormai storica “Grand Reunion” degli spettatori organizzati che arrivano da tutta Italia. In questa edizione 2019, quasi cento spettatori (insieme a qualche danzatore e al sottoscritto) sono diventati performer per le vie del centro di Arezzo grazie al progetto Nelken Line, il tributo alla famosissima “linea” della maestra Pina Bausch. Il Festival dello Spettatore 2019 è stato dedicato alla figura dei “maestri”, e con un wall pieno di post-it si sono potuti mescolare i maestri degli spettatori con quelli degli artisti e degli operatori. Farò a breve un post su questo!
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Ad Aosta si mirano sostanzialmente a due categorie di spettatori: una è il “club degli host”, ogni anno in espansione, ovvero un gruppo di aostani che in questa edizione o nelle precedenti hanno ospitato un’artista a casa loro. Gli host godono di sconti e convenzioni e hanno anche eventi speciali dedicati a loro (ad esempio uno spettacolo in esclusiva). La seconda sono gli studenti del Liceo Artistico, in campo grazie al progetto di alternanza scuola/lavoro. In totale grazie a queste due attività si sono contate quest’anno quasi 200 persone coinvolte. Il percorso con gli studenti è nato nel 2017 con la prima edizione di #ComunicadanzaAOSTA e si è consolidato in questi primi tre anni. L’uso di Instagram, degli smartphone e la creazione di un vero contest con premiazione finale serve da dispositivo per mettersi in ascolto degli adolescenti, far conoscere loro un mondo (quello della danza e del teatro) che amano senza saperlo e far capire che ci interessa anche il loro punto di vista.
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Ecco i post vincitori del contest #ComunicadanzaAOSTA 2019
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