Per un attore multimediale: al via il corso dell’Accademia Proscenio

In provincia di Parma c’è una scuola di teatro. Si chiama Accademia Proscenio ed è stata fondata un anno fa da Silvia Pigovici Rispoli, presidente dell’Associazione Culturale il Gabbiano di Parma. In questi giorni la scuola sta lanciando la seconda edizione del Corso di Recitazione a indirizzo Multimedia Performance. Nell’occasione, ho rivolto qualche domanda a Silvia che ha risposto insieme agli insegnanti della scuola.

Simone Pacini: Perché avete deciso di lanciare un corso di recitazione a indirizzo “Multimedia Performance”?

Accademia Proscenio: Abbiamo deciso di lanciare questo corso perché crediamo che la recitazione sia una forma d’arte in continua evoluzione, che deve saper dialogare anche con le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi. Il nostro obiettivo è formare attori/attrici e performers capaci di esprimersi in diversi contesti e formati dal teatro al cinema, dalla televisione al web, dal podcast alla realtà virtuale, che sappiano usare la loro creatività, la loro corporeità e la loro intelligenza per adattarsi ai diversi media e a diverse fruizioni. Vogliamo offrire ai nostri allievi gli strumenti e le competenze necessarie per diventare degli attori totali e completi, che sappiano vivere a pieno le sfide e cogliere le opportunità del mondo contemporaneo.

SP: Ci sono esperienze analoghe in Italia? A chi o cosa vi siete ispirati?

AP: Non ci sono molte esperienze analoghe in Italia, almeno non con le caratteristiche del nostro corso. Ci siamo ispirati a modelli internazionali, che integrano la formazione teatrale e cinematografica con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Abbiamo anche cercato di creare un percorso originale e innovativo, basato sulle nostre esperienze e sulle nostre ricerche nel campo. L’idea principale della didattica che proponiamo è partire da subito con la formazione in parallelo sul palco, davanti al microfono, davanti alla macchina da presa. Crediamo che questa visione integrata della formazione possa arricchire l’interpretazione di un attore, in ognuno dei mondi recitativi. Una sorta di auto contaminazione, scivolando tra setting diversi, utile ad accrescere il ventaglio di possibilità espressive. Crediamo anche che questa visione possa ampliare le opportunità di lavoro degli allievi, rendendoli più elastici e adatti a rispondere alle richieste di un mercato in continua evoluzione.

SP: Mi piace molto il sottotitolo della vostra Accademia Proscenio: “Recitare a colori”. Da dove è venuta questa ispirazione?

AP: Abbiamo pensato di usare i colori come metafora per descrivere un modo di recitare completo, che abbracci tutte le sfumature e le possibilità espressive. Recitare a colori significa per noi dare vita e personalità alla scena e al video, alla voce e al corpo, alla parola e al silenzio. Recitare a colori significa anche divertirsi e divertire, offrendo agli allievi una formazione stimolante e coinvolgente. Recitare a colori comunica la possibilità di essere al passo con i tempi e con le innovazioni tecnologiche. Recitare a colori vuol dire anche anche far scoprire ai nostri allievi i propri colori interiori, quelli che non si manifestano senza consapevolezza, ma che, se riconosciuti ed espressi, possono fare la differenza tra un attore vero e uno artificioso.

Lo slogan, se così possiamo definirlo, nasce come risposta opposta al modo di dire: ‘o bianco, o nero’ e alla semplicistica dualità attuale. Quante volte abbiamo sentito dire: ‘o fai teatro, o fai cinema’, per esempio. No, noi facciamo riferimento a un contesto non duale, bensì ricco di infinite possibilità e sfumature. Si pensi alla differenza tra la tv in bianco e nero e quella a colori… e chissà cosa ci riserverà il futuro: forse nuovi colori, nuove forme, nuove sensazioni. Noi vogliamo preparare i nostri allievi a essere pronti a cogliere queste sfide e a essere coinvolti in nuove forme artistiche.

SP: Pagare le bollette facendo teatro è sempre più complicato e personalmente mi sembra che ci siano troppe scuole (ad esempio a Roma dove abito). Mi viene da pensare che lo scopo principale di queste scuole sia quello di far lavorare i docenti, molto spesso attori e attrici che vivono gli stessi problemi di cui vivranno i loro allievi, dato che quasi sempre il passaggio fra il momento di formazione e il mondo del lavoro è estremamente faticoso. È un po’ un cane che si morde la coda. Che ne pensate di queste mie affermazioni?

AP: Il cane si morde la coda spesso per noia, perché non sa cosa altro fare. Capiamo il tuo punto di vista e lo troviamo un filo provocatorio, ma stimolante. Non neghiamo che vivere di teatro sia complicato e che ci siano troppe scuole in giro, alcune più improvvisate e opportuniste di altre. Tuttavia, non vogliamo cedere alla tentazione di mollare, con la scusa che tanto è inutile. Non vogliamo, non dobbiamo pensare che l’appiattimento in atto nel settore della cultura – e che investe un po’ tutto il settore artistico – sia l’unico futuro possibile. In un processo in cui bisogna ripensarsi per adattarsi al contesto attuale, non solo la proposta culturale deve essere più che mai sfidante, ma anche quella formativa. Bisogna alzare la posta in gioco. Ricordiamoci che saranno gli attori di domani a essere il biglietto da visita di quest’arte.

I nostri docenti sono tutti professionisti esperti e qualificati, sono insegnanti appassionati e generosi che trasmettono ai loro allievi non solo tecniche e conoscenze, ma anche valori e passioni, che lavorano regolarmente in altri contesti e ambiti (alcuni vengono apposta dall’estero), ma hanno accettato di collaborare con noi perché sposano la nostra idea. A ogni modo, consapevoli delle difficoltà di questo tempo, abbiamo inserito nel programma di studio diversi moduli di accompagnamento al mondo del lavoro, di devising e tutoring dedicato, per permettere agli allievi di affrontare il mondo del lavoro con consapevolezza e professionalità. Il nostro corso non è un cane che si morde la coda, diciamo che è un cane che accetta il gioco a cui ci viene chiesto di giocare adesso”.

SP: L’ultima domanda è un po’ personale! Recentemente ho realizzato un nuovo progetto: sta uscendo in queste settimane il mio primo podcast, sulla storia del teatro. Molto spesso i podcast non sono realizzati da attori (al contrario, ad esempio, degli audiolibri). Non sono un attore e non ho mai fatto corsi di dizione, ma mi sto esercitando con la voce. Avresti un consiglio da dare a me a tutti quelli che abbiano voglia di imbarcarsi in un progetto simile?

AP: (A questa domanda rispondono Simonetta Checchia, docente di tecnica vocale e Marcello Tacconelli, docente di elementi di doppiaggio) Congratulazioni per il tuo nuovo progetto! Il nostro consiglio per te e per tutti quelli che vogliono imbarcarsi in un progetto simile è di curare molto la qualità della voce e della registrazione. È importante fare un percorso di studio sulla voce parlata, che sia un percorso da autodidatta (ci sono tanti libri scritti a riguardo) o all’interno di una scuola. La voce è lo strumento principale di comunicazione in un podcast e deve essere chiara, fluida, espressiva. Bisogna imparare a gestire bene la respirazione e l’articolazione, e saper giocare con il volume, l’intonazione e il ritmo. Lo strumento voce va curato anche dal punto di vista di una sana igiene e un corretto riscaldamento, in modo che sia sempre pronta al lavoro senza sforzarsi e ottenendo il miglior risultato possibile. Per registrare consigliamo di usare un microfono adeguato, di scegliere un ambiente silenzioso e isolato, di eliminare i rumori di fondo e le pause inutili, e tutti quei ‘ehm, mmmh…’ e simili.

Poi vorremmo approfittare di questa occasione per spezzare una lancia a favore di una materia troppo bistrattata: la dizione. Oggi non le si dà più tanta importanza, specie in alcune situazioni cinematografiche e spesso televisive, ma è fondamentale conoscerla, oltre che per parlare un linguaggio comune tra attori, per acquisire la capacità di distinguere i tipi di suoni e di vocali (capacità utile, ad esempio, anche in situazioni di imitazioni, per dire), ma soprattutto per abituarci all’ascolto della nostra voce, operazione fondamentale per chiunque lavori con essa.

SP: Grazie! Aggiungo che l’Accademia Proscenio si caratterizza inoltre per la sua vocazione internazionale. Viene offerta agli allievi l’opportunità di studiare recitazione in inglese con docenti madrelingua qualificati. Inoltre, ci sono diverse collaborazioni con realtà teatrali straniere, come in Regno Unito e Moldavia, e sono stati avviati progetti di scambio e di produzione congiunta.

L’accesso al Corso di Recitazione a indirizzo Multimedia Performance è subordinato al superamento di un’audizione iniziale, che valuterà le attitudini e le motivazioni dei candidati. Le audizioni si sono già svolte in presenza presso il Teatro Ennio Magliani di Corcagnano, Parma, e non sono previste altre date. Tuttavia, per chi non ha potuto partecipare, è ancora possibile sostenere audizioni online in novembre. Per iscriversi alle audizioni online è necessario inviare via mail a info@accademiaproscenio.org il proprio curriculum formativo/professionale con foto e una lettera motivazionale. I candidati selezionati riceveranno una mail di conferma con le indicazioni per sostenere l’audizione online.

Per ulteriori informazioni sul corso, si può visitare il sito web, scrivere a info@accademiaproscenio.org o contattare il 3272790791.

Simone Pacini

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aprile, 2024

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