Stasera a Ventimiglia (info) si conclude la ventesima edizione del Suq Festival di cui siamo social media partner per il secondo anno consecutivo. Tra gli eventi di spicco c’è stato il debutto nazionale dello spettacolo “Sottile voce di silenzio”, un progetto teatrale di Paola Bigatto con Roberta Alloisio colonna portante del festival scomparsa prematuramente l’anno scorso. Dello spettacolo e di altro parlo con Carla Peirolero fondatrice e direttrice del Suq ma anche attrice dello spettacolo.
Simone: Carla, ho letto che questo spettacolo è molto vicino stilisticamente a un vostro precedente lavoro realizzato per dieci anni insieme a Don Andrea Gallo e interrotto solo alla sua morte (“Esistenza soffio che ha fame” da Qohèlèt). Quali legami puoi tracciare tra i due percorsi?
Carla: Intanto si tratta di un teatro di narrazione con musica dal vivo, in cui la parola recitata si intreccia con quella cantata; ormai il teatro che mi piace fare è sempre e solo con musica dal vivo. Per passione, per radici famigliari – molti nella mia famiglia suonavano e sin da piccola ero circondata da suonatori – e perché riesce a muovere emozioni, arriva anche a chi ha meno confidenza con la lingua italiana, come a volte il pubblico del Suq. Ma soprattutto il tema religioso, o meglio le domande che tutti, credenti e non, ci facciamo sulla fede, sulle diverse confessioni religiose, sull’esistenza. In “Esistenza soffio che ha fame” a un certo punto si diceva ”Continuiamo a farci domande, sapendo che ci sarà sempre il silenzio delle risposte” . Continuiamo, sì. Ci univa con Roberta questo interesse, così come ci unisce con Paola, da cui è nata la proposta di riprendere il loro progetto, mai realizzato.
S: Lo spettacolo è andato in scena negli affascinanti spazi della Chiesa di San Pietro in Banchi (famosa per essere forse l’unica chiesa costruita sopra a delle botteghe, tutt’ora aperte). Il sottotitolo recita “Domande laiche sul religioso in parole e musica rock”. In che modo è stato formato il cast?
C: Noi tre attori – oltre a me, Enrico Campanati e Paola Bigatto – avevamo un legame molto forte con Roberta, di amicizia e di lavoro, nato quando facevamo parte del Teatro della Tosse, intorno al 1993, e poi continuato con tanti progetti, spettacoli, episodi di vita insieme. Esmeralda Sciascia è stata forse la cantante che ha condiviso più esperienze con Roberta, erano molto vicine. Una grande stima reciproca le univa da sempre. Poi abbiamo coinvolto tre giovani musicisti, uno – Mattia Ciuffardi – aveva seguito i primi laboratori del Suq quando era ancora al Liceo. Giacomo D’Alessandro invece da sempre collabora col Suq e ha suonato per Roberta. Coinvolgere dei giovani era ed è un nostro modo comune di vedere le cose, per mischiare le carte e aprirsi al nuovo partendo da una certezza artistica: un solido sodalizio tra professionisti con cui c’è sintonia e affinità.
S: Tre sold out di fila per lo spettacolo che ha inaugurato la rassegna Il Teatro del Dialogo, costola teatrale e cuore del Suq. Vuoi raccontarmi quali sono stati i successivi appuntamenti? So di un’altra location molto suggestiva…
C: Il Teatro dell’Argine e Lunaria Teatro sono approdati all’Isola delle Chiatte vicino all’Acquario, luogo magico, che davvero restituisce l’atmosfera marina e mediterranea. Pare di stare su una zattera sospesa tra mare e cielo! Sono state due grandi serate: Micaela Casalboni e Silvia Lamboglia sono riuscite a “incatenare” il pubblico con il testo di Matei Visniec “Del sesso delle donne come campo di battaglia”; Pietro Montandon è stato un perfetto cantastorie per la “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri. Nella Chiesa di Banchi con l’arrivo di “Mater Strangoscias” di Giovanni Testori tutti hanno potuto applaudire la brava Arianna Scommegna, in uno spettacolo che era il seguito ideale delle tre repliche di “Sottile voce di silenzio”. Infinem abbiamo ospitato Gabriele Vacis all’Auditorium dell’Acquario, aprendo così un nuovo spazio alla rassegna teatrale del Suq. Non ci facciamo mancare niente! Non riuscivamo a fissare il grande schermo di cui lui necessitava sull’Isola delle Chiatte per problemi di sicurezza, e così grazie alla collaborazione con l’Acquario di Genova, il pubblico ha potuto godere al meglio lo spettacolo: una orazione civile contemporanea ispirata a “Le supplici” di Eschilo.
S: Il festival si conclude stasera a Ventimiglia, come l’anno scorso. A cosa assisteranno gli spettatori? Nel 2017 è stata per voi la prima volta nella “Porta Occidentale d’Italia”. Com’è andata? Che tipo di difficoltà avete avuto (se ne avete avute)?
C: Quando ho letto “La frontiera” di Alessandro Leogrande, lo scrittore scomparso il novembre scorso a 40 anni, mi ha colpito e ho sempre pensato che sarebbe stato bello farne una lettura ad ”alta voce”. Poi, l’anno scorso, si è stabilita una fantastica collaborazione con il Polo Museale Ligure e il Museo preistorico dei Balzi Rossi. Avevamo portato nell’area esterna del Museo, in una cornice unica tra la spiaggia e le rocce rosse alle spalle, la lettura di Pippo Delbono de “Il lungo viaggio” di Leonardo Sciascia. È stato un grande successo e per questo è stato naturale pensare di ritornare lì, a due passi dal confine con la Francia, e di andare al cuore del tema delle migrazioni grazie alla scrittura di uno degli autori e intellettuali più capaci di far vibrare la parola, non lasciando nulla al caso, e con un profondo rispetto delle storie da lui incontrate e raccontate. Ho avuto la risposta positiva, non scontata, di Goffredo Fofi, “maestro e allievo”, come ama definirsi, di Leogrande, legato a lui da una stretta amicizia e collaborazione continuativa; poi Mohamed Ba, artista migrante molto noto, che tra l’altro molti anni fa è proprio arrivato in Italia, regolarmente, ma passando dalla frontiera di Ventimiglia. Con loro, con la cantante Laura Parodi e col violoncellista siriano Salah Namek cercheremo di dare vita a un cerchio di emozioni con il pubblico, vicino a un grande albero, per lasciare un segno, una traccia, in un luogo che ha visto, dalla preistoria ai giorni nostri, il passaggio di tante migrazioni. “È la frontiera… tra il mondo di prima e quello che deve ancora venire. E forse non arriverà mai”.
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