La Borto: storie di ordinaria disperazione

Vittoria/La Ruina ci racconta, anzi racconta a Gesù, con estremo candore e semplicità, la storia sua e delle altre donne del paese, storia di privazioni e di disperazione, storia di un sud retrogrado e maschilista dove l’unico destino delle donne è subire: il matrimonio, i figli, la propria femminilità, la menomazione del proprio corpo, tutto. Ma lo fa con un’impensabile ironia e consapevolezza, con il suo intercalare da tipica donnina meridionale con le ciabattine che continuamente vanno su e giù lasciando intravedere il calzino azzurro. L’unica risorsa è la solidarietà tra queste donne che combattono “una guerra senza armi dove non ci sono vincitori e vinti ma solo morti e feriti” dove l’aborto fatto in casa, dalle mammane o medichesse, con il ferro da calza e il prezzemolo non è una scelta, ma un male inevitabile per evitare mali peggiori.
La Ruina ci lascia sentire con estrema efficacia e umanità l’atmosfera opprimente e il dolore fisico e morale vissuti da queste donne vittime degli uomini e dell’ignoranza. La scena è scarna, essenziale, il monologo inizia in punta di piedi per poi coinvolgere il pubblico con la sua drammatica leggerezza nonostante non sia facile da seguire per chi non conosca almeno i rudimenti del calabrese.
Ma quando Vittoria racconta della nipote, che anche lei vuole abortire, “ma questa volta in un ospedale pulito e sterilizzato”, viene da riflettere che le due vicende non sono paragonabili e che oggi una ragazza di quindici anni può scegliere, può informarsi, non è costretta a sposarsi adolescente, può prendere precauzioni, può evitare il destino della nonna. Ma forse non in un paesino del remoto sud?
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IAT 25nov-1dic: a teatro per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne | fattiditeatro
22 Novembre 2013 @ 10:05
[…] il 27 all’Aula Magna dell’Università di Siena, leggi la recensione) e La borto (il 30, leggi la recensione). Pierfrancesco Favino al T. della Pergola di Firenze con uno spettacolo da lui adattato, diretto […]