In questa pandemia infinita, moltissime realtà del settore dello spettacolo dal vivo stanno sperimentando nuove possibilità di creazione e di dialogo con gli spettatori. Tra le più attive, sin dal primo lockdown, c’è sicuramente la Compagnia EgriBiancoDanza di Torino che si è subito distinta con una stagione “online” e la creazione di uno spettacolo totalmente realizzato “a distanza” e andato in onda (più che in scena) su YouTube il 3 aprile 2020.
Lo spettacolo, dal titolo inequivocabile “Home sweet home”, ha anticipato altre operazioni simili, figlie della solitudine del periodo e destinate a ricordare ai posteri questo anno decisamente “nero” per lo spettacolo dal vivo.
RaccontaMiRacconto
Forte di queste attività pioneristiche, la compagnia debutta oggi con un nuovo progetto chiamato “RaccontaMiRacconto”, creato da Raphael Bianco, coreografo residente della compagnia, di cui siamo social media partner e che si svolgerà interamente sul sito www.egridanza.com.
Il progetto è stato presentato stamattina con un webinar che ha visto l’intervento, oltre che di Bianco, di Laura Pompeo Assessore alla cultura del comune di Moncalieri e di Giulia Deotto project development & fundraising, education manager di Officina della Scrittura di Torino. Questo “luogo della scrittura” è main partner del progetto e con esso verranno strutturati dei laboratori didattici per le scuole dove si affronterà il tema della relazione tra la scrittura e la conseguente rielaborazione coreografica.
Come funziona? Ciascuno dei nove artisti della compagnia racconterà il suo stato d’animo attuale con una coreografia in video. Il pubblico/utente sceglierà il danzatore con cui trova più affinità e potrà lasciare un commento/testimonianza rispetto alla propria esperienza vissuta durante l’emergenza sanitaria e scaturita delle suggestioni suscitate dalla danza.
Tutte queste testimonianze verranno poi rielaborate coreograficamente dagli artisti che le andranno a integrare all’interno di ciascun assolo e restituite ciclicamente tramite il video. Il processo artistico vedrà così la danza progressivamente alimentata e sviluppata grazie ai commenti che ogni spettatore deciderà di scrivere.
Si tratta di un progetto la cui apparente semplicità evidenzia alcuni aspetti a parer mio cruciali in questo periodo: la possibilità di ampliare il proprio pubblico “ingaggiandolo” attraverso un processo di co-creazione, ma anche la necessità di lasciare una traccia artistica di questo periodo così complesso, che vedrà la sua conclusione su un palcoscenico. Ed è stimolante che come piattaforma sia utilizzato il proprio sito, sicuramente più impegnativo, almeno in un primo momento, dei social network ma che consente una migliore gestione ma anche “autorialità” nello sviluppo del progetto.
In occasione del lancio del progetto, ho rivolto alcune domande all’ideatore Raphael Bianco:
Simone Pacini: Raphael, da cosa nasce il progetto? C’è stata una “miccia” specifica che vuoi raccontarci?
Raphael Bianco: Dopo il primo lockdown e la creazione in fase emergenziale della stagione virtuale IPUNTIHOME, era mia intenzione accostare alla programmazione in presenza dell’autunno 2020 un palinsesto virtuale che integrasse ed arricchisse la proposta teatrale. Con il DPCM del 24/10/20 ovviamente quel progetto ha preso subito una connotazione differente in quanto avrebbe raccolto le poche pratiche concesse in una nuova fase emergenziale, diventando l’unico palinsesto possibile.
A differenza però della precedente edizione primaverile avevo colto, soprattutto nei mesi subito precedenti, una punta di dissenso, da parte di alcuni operatori dello spettacolo dal vivo, rispetto alla dimensione digitale, che, in qualche modo, non poteva e non doveva sostituire lo spettacolo in presenza. Mi son quindi interrogato su quali potessero essere le nuove modalità per conciliare due ambiti di azione, che soprattutto per la danza, risultano spesso inconciliabili. Ho quindi pensato che coinvolgere attivamente lo spettatore , sollecitando i suoi sentimenti, condividendo un racconto comune di inquietudine ma anche di altri stati d’animo, poteva essere interessante per iniziare un dialogo a distanza sul nostro sito web, una conversazione one to one fra assolo del danzatore e testimonianza anonima dello spettatore che lo ha scelto ispirato dalla visione della danza, testimonianze che ci avrebbero dato uno spaccato del sentire di una comunità ma, allo stesso tempo, avrebbero alimentato l’elaborazione progressiva e costante di ciascun assolo.
Tutto il materiale raccolto, sia coreografico sia le testimonianze del pubblico, avrebbe potuto essere il punto di partenza per una creazione coreografica da sviluppare in presenza in teatro o in altri luoghi. Da qui l’idea di RaccontaMiRacconto.
SP: Oggi andranno online i primi tre assoli. Che caratterische avranno? In che modo hai interagito con i danzatori in questa prima fase?
RB: Ai danzatori ho chiesto di raccontare con la danza in pochi secondi un loro stato d’animo e non ho voluto imporre/creare materiale coreografico specifico, ho chiesto di raccontarsi utilizzando del materiale esistente che poi abbiamo rielaborato assieme per i brevi video. Ho pensato che la vera ricerca partirà una volta che arriveranno le testimonianze, solo a quel punto, ispirandoci a ciò che il pubblico ci rimanderà, svilupperemo una ricerca ed una scrittura coreografica più connotata. Per iniziare volevo situazioni coreografiche molto semplici, immediate su cui successivamente intervenire sollecitatati dal confronto con chi ci seguirà.
SP: Non possiamo prevedere quanti commenti arriveranno ai video, sarà anche una specie di “gara” a scoprire i più bizzarri ed entusiasmanti. C’è una “traccia” che hai consigliato ai danzatori per elaborare queste informazioni? Saranno messe in gioco delle parole chiave?
RB: Come dicevo, la cosa appassionante di quello che ritengo un progetto veramente interattivo col pubblico, è che non ha un disegno finale al momento, non c’è un traguardo da raggiungere, un epilogo già scritto. C’è un misterioso percorso che si rivelerà progressivamente. Le parole chiave emergeranno dalle testimonianze che incontreranno l’indole di ogni danzatore e in quel momento, quasi come un processo alchemico, mostreranno progressivamente l’identità della danza: frutto dell’ incontro e confronto virtuale fra due o più personalità dialoganti.
SP: Non possiamo prevedere cosa succederà fra qualche mese, e come hai già accennato il progetto si evolverà in base allo sviluppo della crisi sanitaria. Come immagini il finale di RaccontaMiRacconto nel migliore dei mondi possibili?
RB: RaccontaMiracconto ha un’unica certezza, non rimarrà solo un evento virtuale ma la dimensione digitale si farà incubatore di un lavoro coreografico molto più articolato e destinato a raccontare, in presenza e nella sfera dello spettacolo dal vivo, l’umanità che si scopre non più padrona del mondo e di un proprio destino, ma parte di un equilibrio precario e misterioso, un mosaico immenso e infinitamente più potente di cui però siamo un tassello determinante.
La mia intenzione è creare un ponte fra digitale/virtuale e il teatro, passando anche da una fase intermedia più performativa e quindi coreograficamente e artisticamente vocata ad abitare spazi diversi dal palcoscenico, incontrando persone e comunità magari parzialmente o totalmente estranee alla danza. La sintesi delle testimonianze è inoltre il valore aggiunto di questo futuro lavoro: parole e frasi riassemblate in un monologo che verrà recitato dal vivo durante la performance o lo spettacolo teatrale, vera e propria colonna sonora scandita dalla voce umana.
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