Prendersi cura. Appunti da una comunità temporanea

Curare la Curatela – Pratiche, Politiche, Poetiche” è stato l’avvio di un percorso di ricerca, incontro, riflessione e scambio che ha riunito a Bard (AO), dal 22 al 24 maggio 2025, professionisti e professioniste dello spettacolo dal vivo, con background, funzioni e modalità contrattuali eterogenee. L’incontro si è svolto nella cornice della MAB, – Maison des artistes Bard, spazio inaugurato nel mese di marzo 2025 e ospitato in un edificio storico del borgo. Mab, in passato sede municipale ed hotel sorto sul sito dell’antico Ospizio de Jordanis – luogo di accoglienza per pellegrini sulla Via Francigena, è oggi restituito a nuova vita come residenza artistica per le arti performative. 

L’iniziativa nasce in seno al gruppo di lavoro sulla figura del libero professionista di C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea, con l’obiettivo di definire e costruire, attraverso la condivisione di buone pratiche, un vocabolario comune tra coloro che si occupano di curatela. Attraverso una metodologia che ha alternato cerchi di parola, lavoro in piccoli gruppi, restituzioni collettive e momenti informali di connessione, si è voluto dare voce a ogni partecipante, favorendo l’ascolto reciproco. Nel corso dei lavori è emerso come il titolo “Curare la Curatela” non riesca più a rappresentare pienamente la complessità dei temi e dei ruoli affrontati: se da un lato ha fornito un punto di partenza utile per la riflessione, dall’altro ha mostrato i suoi limiti nel contenere la pluralità di visioni e pratiche emerse. Per questo motivo, il gruppo si è riconosciuto in una tensione verso la ricerca di nuove definizioni, più aderenti alle specificità e alle trasformazioni in atto nel settore dello spettacolo dal vivo, ed è attualmente alla ricerca di un titolo che possa rappresentare pienamente questo percorso.

Il programma si è articolato in tre giornate, ciascuna dedicata a un’area tematica: “Lavorare con“, “Definire“, “Tempo” e “Immaginare e rilanciare“. 

Infine una riflessione sul fatto che LO spazio e il tempo per questo momento di studio, scambio e costruzione condivisa è reso possibile grazie al sostegno dell’Unione Europea, attraverso il progetto TRANSIT – Interreg.

Chi cura cosa?

Trenta le persone che hanno partecipato all’incontro, provenienti da ambiti diversi – curatori e curatrici, project manager, docenti, performer, promotori e promotrici culturali, professionisti e professioniste della comunicazione – e con modalità lavorative eterogenee che spaziano dal lavoro indipendente a forme contrattuali più stabili. Per questo motivo una riflessione trasversale ha attraversato l’incontro: come definirsi, come posizionarsi all’interno del sistema culturale e come essere riconosciuti per il valore del proprio lavoro. Le presentazioni iniziali hanno infatti evidenziato come tratto comune la grande varietà di definizioni dei ruoli nello spettacolo dal vivo. Non esiste un’unica formula che le contenga tutte e persino il termine “cura” si è rivelato parziale, incapace di rappresentare appieno la complessità emersa.

A conclusione del percorso, un semplice gioco di interazione a coppie ha introdotto una domanda tanto diretta quanto destabilizzante: Chi sei tu? Nel riformulare la propria risposta dopo il confronto, molti e molte hanno riconosciuto di aver cambiato la definizione iniziale. Un segno chiaro che il processo di scambio ha attivato una messa in discussione fertile e necessaria, capace sia di aprire nuove possibilità di senso e ridefinizione del proprio lavoro, sia come esista nel settore una vera e propria costellazione di ruoli: figure professionali che non si esauriscono in un’unica funzione, ma si muovono all’intersezione tra progettazione, comunicazione, direzione artistica, cura e produzione. Una rete fluida e composita, che richiede strumenti nuovi e adeguati per essere riconosciuta.

Altro spazio di confronto è stato centrato su una questione spesso implicita: che tipo di relazione esiste tra chi cura un progetto e chi vi partecipa? Lavori con o lavori per qualcuno? Come si definiscono ruoli, responsabilità, aspettative? Attraverso domande dirette e il racconto delle proprie esperienze, i partecipanti hanno messo a fuoco dinamiche di collaborazione, fiducia, conflitto e riconoscimento, portando alla luce ciò che funziona e ciò che, invece, resta critico.

Cura come posizionamento

Il tema della cura – intesa come infrastruttura invisibile, come responsabilità spesso non riconosciuta formalmente, ma centrale nella gestione, progettazione e realizzazione dei progetti –  è stato affrontato come elemento fondante del lavoro culturale. Una cura che si esprime anche nei ruoli non prettamente artistici, ma che implicano comunque, in questo settore, una forte componente creativa.

Bard, con la sua storia di luogo in trasformazione, ha rappresentato un contesto particolarmente coerente con le identità professionali presenti, luoghi e persone in divenire.  Due incontri hanno fornito ulteriore spunto di riflessione. Il primo con la sindaca, Silvana Martino, che ha definito la missione del Comune “ospitare l’arte in tutte le sue forme”, ha aperto un confronto sulle politiche culturali locali. Il secondo, con Ornella Badery, Presidente del Forte di Bard, che ha illustrato come il Forte si configuri oggi come un importante polo culturale in grado di ospitare attività di altissimo livello e generare un impatto concreto per il territorio, ha evidenziato il ruolo strategico che luoghi come Bard possono assumere nel connettere progettualità artistiche, turismo culturale e sviluppo locale.

La narrazione fotografica restituisce le tracce emerse nei tavoli tematici, spazi di approfondimento pensati per esplorare il tema della cura da diverse angolazioni e racconta una ricerca collettiva che ha provato a dare forma, voce e volto a una pratica centrale ma spesso data per scontata. Ogni gruppo ha affrontato un nodo specifico – 1) la cura come responsabilità;  2) la cura come infrastruttura invisibile, 3) cura e valore economico del lavoro, 4) cosa non è cura –  interrogandosi su ciò che questo termine evoca e implica nel lavoro culturale. Grazie alla modalità del World Café, tutte e tutti hanno avuto modo di attraversare ogni tavolo, contribuendo a un confronto circolare e dinamico.

Contesto, pratiche e visioni

Il programma non si è limitato a incontri in gruppi o in plenaria, ma si è articolato con altre attività che hanno arricchito ulteriormente il progetto.

Venerdì 23 e sabato 24 è stata offerta a tutte e a tutti la possibilità di partecipare a camminate collettive di 6-7 chilometri, pensate per attivare il corpo, favorire la conoscenza reciproca e introdurre con naturalezza il lavoro della giornata. Il primo percorso ha seguito la Via Francigena in direzione Roma, fino al borgo di Donnas, dove i partecipanti hanno camminato lungo un tratto della via consolare romana delle Gallie, attraversando l’arco in pietra e la pietra miliare numero XXXVI. Il ritorno è avvenuto lungo un anello che ha incluso l’attraversamento della Dora Baltea. Il secondo giorno ha previsto un itinerario intorno alla Valle di Hône, anticamente un ghiacciaio, oggi campagna, con rientro sempre sulla Francigena.

Le attività sono proseguite con letture e ascolti condivisi: a ciascun partecipante era stato chiesto di portare un libro, un articolo, un podcast o un video come spunto per la discussione. È stato così dedicato un tempo collettivo di un’ora alla fruizione e alla riflessione, incentrata su temi come la libera professione, la curatela e l’accompagnamento agli artisti.

Piccola Biblioteca di Bard: Letture, Visioni e Ascolti consigliati

Sempre nell’ottica della ricerca, il gruppo ha visitato il Forte di Bard, storica struttura distrutta da Napoleone, poi ricostruita e oggi sede del Museo delle Alpi e di numerose attività culturali. In questa occasione sono state esplorate le mostre Terre Bianche del fotografo valdostano Davide Camisasca e Emilio Vedova. Questa è pittura.

Verso un manifesto: istanza e strumenti per una nuova tutela del lavoro culturale

Il percorso intrapreso ha portato alla condivisione di un’esigenza comune: riconoscere, raccontare e tutelare le professioni culturali nel settore dello spettacolo dal vivo, con particolare attenzione alla condizione dei liberi professionisti. 

Da questo confronto è nata l’intenzione di costruire strumenti politici e simbolici che siano insieme riflesso del presente e slancio verso il futuro.

A conclusione delle giornate di lavoro, sono emerse tre principali direzioni condivise, frutto del confronto collettivo e della volontà di dare continuità e forma concreta al percorso avviato:

  1. La redazione di un manifesto “sentimentale”, che restituisca la complessità e la ricchezza delle professioni culturali. Un atto collettivo, simbolico e politico, da proporre come base di riflessione all’interno di C.Re.S.Co.;  (Manifesto sentimentale)
  2. L’elaborazione di un report contenente istanze concrete sui diritti e i doveri dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo dal vivo, con focus sui liberi professionisti;
  3. Il gruppo delle Nuove Modalità di Progettazione, nato spontaneamente come risposta propositiva alle crisi del mestiere del libero professionista, a partire dalla condivisione di pratiche di rilancio, innovazione e reputazione. (Report)

Conclusioni

Le giornate di Bard hanno rappresentato un’occasione di confronto autentico e orizzontale, in cui trenta persone hanno lavorato per costruire un lessico comune, valorizzare l’esperienza collettiva e immaginare forme nuove di rappresentanza. Posizionarsi nel sistema culturale non è solo una questione individuale: è un gesto collettivo di affermazione e di costruzione di senso.

Come esito concreto di questo primo incontro, è nata una rete informale composta dalle persone presenti a Bard, che desiderano lavorare insieme alla costruzione del prossimo appuntamento per il quale si prevede di ampliare gli inviti e, con essi, il gruppo.

La messa in comune di valori e questioni ha creato una rete informale reale: uno spazio di confronto possibile che, a partire dalle solide basi condivise durante l’incontro, potrà costituire un sostegno concreto e quotidiano. Un primo strumento di reciproca cura, capace di contrastare la solitudine che spesso accompagna il lavoro del freelance e di aprire nuove possibilità di relazione, ascolto e collaborazione.

Dal gruppo è emersa con forza la volontà di non disperdere quanto emerso, ma anzi di rilanciare. È nata l’idea di lavorare concretamente su alcune istanze condivise, a partire da una mappatura capillare delle funzioni e dei ruoli che si esercitano nei processi artistici e organizzativi.

Per approfondire ulteriormente la riflessione, si è proposta la costruzione di un questionario da rivolgere a tutte le realtà aderenti a C.Re.S.Co., per indagare come le compagnie collaborino con i liberi professionisti: con quali forme contrattuali, con quali riconoscimenti, con quali fragilità. Parallelamente, è emersa la necessità di incontrare direttamente compagnie, direzioni artistiche e associazioni, per confrontarsi apertamente sulle criticità nei rapporti di lavoro: ritardi nei pagamenti, ruoli non chiari, mancanza di riconoscimento del valore professionale.

A chiusura di questo percorso, lasciamo spazio al report poetico di Alessandro Tampieri, che restituisce in forma evocativa il senso profondo dell’esperienza vissuta, le sue vibrazioni più sottili, i pensieri che ancora risuonano.

Diario poetico di Bard

cura
avere cura
prendersi cura 
pensare prima per non dover aggiustare dopo
prevenire, immaginare, progettare
avere visioni, sogni, desideri
prendersi il tempo 
per un ritiro 
in una valle di montagna 
che insegna a far coesistere 
l’asperità della roccia e la fluidità dell’acqua
in una terra di confine
che sprona a riflettere sui propri confini
trovando parole e numeri con cui ridefinirsi 
fare spazio, fare silenzio, fare incontri 
nell’ascolto e nello scambio
riconoscendosi parte di una rete
solida e insieme dinamica
essere dentro con la passione 
che ci rende persone fragili 
nel senso di umane, forti, uniche
e stare fuori 
con la capacità prospettica
di uno scatto di Camisasca
in un costante avvicinamento 
come l’infinita circolarità di Vedova
essere corpi presenti
piedi in cammino
mani al lavoro
occhi vivi
orecchie attente
menti curiose
cuori disponibili
perdersi e ritrovarsi 
in uno stato di agitazione
che genera cambiamento
sotto la guida dell’intelligenza sentimentale
che protegge e rende manifesto
un bene comune
premura, attenzione, responsabilità, gratitudine
cura

Hanno partecipato:

Silvia Albanese, Veronica Arietto, Elena Bertelli, Danila Blasi, Manuela Cirfera, Anna Ida Cortese, Elisa D’Amico, Francesco Dalmasso, Mauro Danesi, Anna Estdahl, Angela Forti, Lucia Franchi, Carlotta Garlanda, Daniela Gusmano, Elena Lamberti, Marta Lavit, Giacomo Lilliù, Andrea Maulini, Erica Meucci, Stefania Minciullo, Simone Pacini, Oliviero Ponte Di Pino, Emanuela Rea, Lia Ricceri, Luca Ricci, Diana Sartori, Mara Serina, Elisa Sirianni, Giulio Stumpo, Stefania Tagliaferri, Alessandro Tampieri

Info e contatti:

C.Re.S.Co. segreteria@progettocresco.it
Gruppo Free Lance all’interno di  C.Re.S.Co. desperatefreelance@gmail.com
MAB Maison des Artistes Bard info@maisondesartistesbard.it

Un sentito ringraziamento a Luca Ricci, a Palinodie, a tutto lo staff di Mab per aver sostenuto il progetto.

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Simone Pacini

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