Siamo carne da macello? Luigi Ciotta a L’Arlecchino Errante 2024

Abattoir Blues: uno spettacolo duro quello che ci regala Luigi Ciotta, una performance, ma forse sarebbe meglio dire pe”T”formance, che se avesse una manovella per regolare volume ed epoca potrebbe essere un’opera comica come una tragedia, uno spettacolo di strada o la parte “fiction” di un documentario. Forte, ed in linea con i suoi ultimi lavori, ma, soprattutto, in linea col tema “Reinventando l’Umano” che ha caratterizzato la ventottesima edizione de L’Arlecchino Errante conclusasi da pochi giorni a Pordenone.

Dal pubblico arriva un curioso personaggio nerovestito che sulle prime sembra un minatore degli anni ’50 di un paese freddo e lontano, ma che in realtà è un operaio dei macelli: altrettanto gelidi e distanti da noi quanto lo erano, lo sono, lo sembrano, le miniere. Sul palco un carretto, che si rivelerà essere una sorta di Wunderkammer per spettacoli di strada dei secoli passati, che di meraviglioso ha, soprattutto, la capacità di farci pensare a che tipo di mondo e di società stiamo continuando a costruire.

Dai mille sportelli del carretto usciranno altrettanti capi di bestiame che finiranno cibo per anatre, destinate, a loro volta, ad “esplodere di sapore” in mirabolanti esibizioni di giocoleria circense, ora ben eseguita ed ora meno, fatta con coltelli, mannaie ed una pertica per reggere quarti di bue; ulteriore spazio scenico della giornata de macello. Un po’ milonga ed un po’ lap dance.

Il tutto sotto lo sguardo del re: un maialino di pezza che assiste all’aspetto spettacolare, ma che viene “protetto” dal vedere, e capire, le parti brutte, vere, di quello che sta succedendo: rimando evidente al green washing, ed alla nostra ipocrisia. Tutt’altro che strisciante, perché a ben guardare la carne da macello siamo proprio noi.

Abattoir Blues
di e con Luigi Ciotta
regia Adrian Schvarzstein
durata: 60′

Visto a Pordenone, Ex Convento di San Francesco, il 9 settembre 2024

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dicembre, 2024

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