“Quanto dura?” è la domanda classica che serpeggia spesso tra gli operatori. “Sul programma di sala c’è scritto tra 45′ e 80′, a seconda delle decisioni del pubblico” è la risposta non scontata. Già questo racconta molto di Bach à la carte!, nuovo spettacolo di Marco Chenevier presentato in prima nazionale giovedì 14 luglio al Teatro della Misericordia di Sansepolcro durante la XXI edizione di Kilowatt Festival, che da domani 19 luglio a domenica 23 si sposta a Cortona.
Chenevier è coreografo che da anni inventa relazioni con il pubblico, scardinando di volta in volta le convenzioni della danza contemporanea e anche le sue rigidità formali verso performance che fanno riflettere, oltre che giocare. Questa ultima creazione conferma tutto questo. Già il titolo svela che la musica di Bach sarà servita “à la carte” ovvero non attraverso un menu fisso. I performer (oltre a Chenevier ci sono i danzatori Alessia Pinto e Nitsan Margaliot, la violoncellista Serena Costenaro, la musicista elettronica Pyur e il light designer Marco Santambrogio) saranno allo stesso tempo gli ingredienti delle pietanze e anche i cuochi che le cucineranno. A scegliere saranno gli spettatori attraverso tre cartellini colorati. Si potrà scegliere tra Bach, l’elettronica di Pyur e il silenzio, avere uno, due o tre danzatori, luci calde o fredde o buio. Si potrà avere una cottura al sangue, media o ben cotta. Tutto rigorosamente improvvisato, con una grande cura per le musiche, le luci e i movimenti dei performer. Questa danza contemporanea à la carte ci regala brevi assoli o duetti intervallati da pause in cui lo spettacolo diventa talent, con i performer a contare manualmente le votazioni. Momenti euforici che si alternano alla grande concentrazione degli artisti per i pezzi danzati e musicati.
Si passa da un ceviche a una gavotta, a una vellutata. Guarnizioni, salse e creme sono le metafore che raccontano le scelte che faranno i commensali. Verso il finale la platea si infiamma: per comporre gli strati della torta che concluderà la cena si dovrà avere unanimità nella scelta di cartellini gialli, rossi o verdi, ma sopratutto per avere più o meno “pelle” dei performer (e quindi per decidere se farli danzare vestiti, seminudi o nudi) saranno necessarie ampie convergenze. Ecco che entra in scena il terzo tema: oltre al cibo e alla performance artistica, qui si pensa alla politica. Ai referendum. Alle maggioranze. “Sei a conoscenza sempre di tutto quando voti?” tuona Chenevier sgridando una spettatrice che valeva saperne di più al momento del voto.
Con questo dispositivo apparentemente semplice, che avrà tempo nelle repliche di essere sistemato in alcuni passaggi, Bach à la carte trova un vero incontro con lo spettatore, e in questi tempi di “codesign”, di arte partecipativa spesso sbandierata ma non attuata, non mi sembra poco.
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