Fare teatro tra Italia e Francia: intervista a Maria Elena Gattuso

In occasione dell’inizio dei corsi di teatro del Teatro Scuola PerBacco al Teatro l’Affratellamento di Firenze (al via lunedì 5 ottobre alle 20.30, tutte le info sul sito), ho intervistato la docente Maria Elena Gattuso, attrice, regista e fondatrice della compagnia italo-francese PerBacco. Con Maria Elena ci siamo conosciuti in un momento davvero speciale, lei infatti è stata tra le protagoniste nel 2013 dell’avventura in cammino sulla via Francigena (e non solo) chiamata Il teatro… su due piedi alla quale anche io ho preso parte chiamato dal Teatro Metastasio di Prato e dalla quale nel 2018 è nato il libro Il teatro sulla Francigena.

Maria Elena Gattuso

Simone Pacini: Maria Elena, analogamente a ciò che è capitato ad altri tuoi colleghi, l’esperienza de “Il teatro… su due piedi” ha segnato profondamente la tua vita privata e il tuo percorso artistico. Quale ricordo, quale emozione ti torna in mente ripensando a quel periodo?

Maria Elena Gattuso: Ricordo con nostalgia le camminate nei boschi toscani e francesi, che erano dei veri e propri bagni nella natura. In quel momento tutto il superfluo, tutti i problemi o le avversità svanivano lasciando spazio al momento presente, all’ascolto degli altri, del paesaggio circostante e di se stessi. Ricordo che insieme agli allievi francesi del Théâtre du Jour di Agen camminavamo per chilometri e il giorno seguente, o a volte anche il giorno stesso, andavamo in scena.

Ricordo anche il momento preciso in cui decisi di trattenermi in Francia: eravamo sulla nave diretta verso la Corsica e Valentin Poey, un allievo attore della scuola francese, mi consigliò di restare per il Festival di Teatro di Agen che si sarebbe svolto nel mese di luglio. Eravamo a fine giugno 2013 e ancora non potevo immaginare l’importanza di quella scelta.

Maria Elena Gattuso e Camille Dufour

SP: Infatti quando siamo rientrati in Italia dalla Francia alla fine del percorso, su quel pullman non c’eri! Come si è sviluppato il tuo rapporto con la Francia a partire dalla fine di quell’esperienza?

MEG: Già, io e Adelaide Mancuso, amica e collega con la quale collaboro da anni, siamo rimaste ad Agen per il festival in veste di assistenti alla logistica (bénévoles). Una mattina mentre partecipavamo a uno stage di poesia condotto da Françoise Danell, compagna dell’ex direttore della scuola di teatro Pierre Debauche, le parlammo delle nostre intenzioni di voler ritornare in Francia. Per quanto mi riguarda le dissi che mi sarebbe piaciuto frequentare per un anno la loro accademia, visto che la mia formazione al Teatro Metastasio di Prato si sarebbe conclusa quello stesso anno a settembre con lo spettacolo La ballata di Pulcinella capitano del popolo, per la regia di Marcello Bartoli. Quando feci notare a Françoise le difficoltà che una tale scelta avrebbe comportato nella mia vita, soprattutto a livello economico, lei mi rispose con una frase che ancora oggi mi porto appresso : “Il n’y a pas de problèmes. Il n’y a que des solutions”, ovvero “Non ci sono problemi. Ci sono solo soluzioni”. E così è stato. Ho ottenuto la borsa di studio e mi sono trasferita a fine settembre 2013 ad Agen insieme ad alcuni italiani della scuola di Prato per frequentare un anno di formazione al Théâtre du Jour.

Successivamente, nel 2014, ho fondato insieme a Camille Dufour, attore diplomato alla scuola di Pierre Debauche, la compagnia italo-francese PerBacco, che propone spettacoli in francese e in italiano e si occupa di corsi di teatro per adulti, bambini e adolescenti a Le Passage d’Agen e al Teatro L’Affratellamento di Firenze. Insieme alla compagnia ho organizzato degli stage a Firenze e a Bordeaux per far incontrare gli allievi italiani e francesi delle due scuole PerBacco, che hanno lavorato insieme su diverse tematiche (qui c’è una gallery). Alla fine la lingua non è mai stata un problema e i due gruppi sono riusciti a comunicare, a comprendersi, a creare e a condividere insieme un percorso artistico.

Inoltre, sempre al festival di Agen, ho conosciuto l’attrice e regista Nawal Abdelaziz Daif, con la quale abbiamo collaborato al Cairo nel febbraio 2019, realizzando workshop teatrali per studenti universitari e mettendo in scena uno spettacolo con più di 80 allievi egiziani.

Maria Elena durante il laboratorio a Il Cairo

SP: Dunque hai fondato una compagnia “italo-francese”. Nello specifico, come interagiscono i due mondi nelle tue attività?

MEG: Gli spettacoli della compagnia sono un mix delle due culture, si rifanno spesso a miti, favole e leggende che vengono riadattate e riscritte. Per esempio nello spettacolo Le Chat & le Renard (Il gatto & la volpe), abbiamo unito la commedia dell’arte italiana a “l’escrime artistique” francese, ovvero un tipo di coreografia di combattimento che si svolge utilizzando una sorta di bastone/spada. Il testo dello spettacolo, che riprende alcune scene del romanzo di Collodi, è stato tradotto in francese, ma c’è un momento in cui gli attori cantano una canzone in italiano e in francese sul Campo dei Miracoli.

Sono molto contenta perché quest’anno lo spettacolo è nella programmazione del Théâtre du Jour di Agen, quindi per me e per gli altri membri della compagnia sarà come un ritorno alle origini, ma questa volta non più in veste di allievi! Gli spettacoli che produciamo sono creazioni originali, le canzoni e le musiche vengono composte da Baptiste Pourcel e Antonio Gattuso; privilegiamo la musica dal vivo e una scenografia essenziale ma d’impatto, mentre i costumi vengono fatti su misura dall’Atelier Dame Valerianne di Agen.

Maria Elena Gattuso con alcune allieve

SP: A ottobre ripartono i corsi di teatro per adulti al Teatro l’Affratellamento di Firenze nei quali utilizzi un “metodo quantico” per il teatro che tu stessa hai sviluppato. In cosa consiste concretamente?

MEG: Il metodo quantico è un metodo che sto sperimentando e innovando in questi anni grazie agli allievi che mi seguono da diverso tempo sia in Italia che in Francia. Serve a far prendere coscienza all’allievo-attore della sua capacità magnetica, energetica e di impatto durante una lettura, uno spettacolo o una performance teatrale. Attraverso degli esercizi cerco di rivendicare l’importanza e la forza di un gruppo coeso, che viaggia insieme per crescere, eliminando o meglio, trasformando tutto ciò che può essere invidia e competizione in stima, motivazione e cooperazione. Lavorare con un gruppo che sia in armonia e in sintonia per me è fondamentale.

Le parole inoltre hanno un peso, come le intenzioni, le emozioni e le azioni che facciamo con il nostro corpo e che possono realmente influire sulle persone che ci ascoltano e con le quali interagiamo. Per questo è importante l’ascolto, l’ascolto di se stessi, dell’altro e dell’ambiente che ci circonda. Al giorno d’oggi è necessario capire che ci sono tanti fili invisibili che ci collegano alle persone, ai luoghi, alle idee… e che l’arte è anche ricerca e soprattutto espressione della propria interiorità, che non è scollegata dal resto. Il metodo lavora sull’importanza di un attore di estendere il proprio campo magnetico e emozionale al pubblico che a sua volta invierà al performer una risposta che non si limiterà all’applauso, alla risata o al silenzio, ma che avrà luogo anche a livello più sottile. Tutto ciò avviene non soltanto con il pubblico ma anche con gli altri partner durante uno spettacolo. Esserne consapevoli in scena, come nella vita, credo sia un utile strumento di crescita. Questo è, in breve, il metodo quantico (sul nostro sito c’è una scheda di approfondimento).

Stage italo-francese a Bordeaux

SP: Per concludere, dammi tre buoni motivi per cui, secondo te, vale la pena iscriversi al corso di teatro adulti al Teatro l’Affratellamento?

MEG: Innanzitutto perché è possibile fare una lezione gratuita di prova e quindi avere un assaggio sia del metodo, sia di quello che sarà il percorso annuale, che prevede una parte più sperimentale con una performance a gennaio (qui c’è una gallery) e uno spettacolo più “classico” per fine giugno 2021 (gallery). Inoltre perché abbiamo la possibilità di lavorare in uno spazio molto grande, sfruttando la platea e anche il palcoscenico di 100 metri quadri. Infine perché per gli iscritti è previsto uno stage gratuito fuori porta a seconda del tema su cui andremo a lavorare nel primo trimestre: l’anno scorso siamo andati nel bosco di Monte Senario, quello prima all’Abbazia di San Galgano (qui c’è una gallery) ecc.

Simone Pacini

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