T Danse 2018: ad Aosta un modello di festival

T Danse 2018 è stata un’altra edizione memorabile! Perché in soli tre anni il festival ha già delineato le sue specificità vincenti. Ne cito tre. Intanto, su invito dell’organizzazione, tutti gli artisti e gli ospiti sono invitati a restare per tutto il festival (ospiti nelle case degli aostani). In questo modo ci si conosce, ci si confronta e si crea una vera comunità temporanea certe volte impossibile in qualche festival mordi e fuggi. Inoltre, quest’anno c’erano addirittura 120 ragazzi del Liceo Artistico a frequentare il festival, impegnati in vari percorsi per l’alternanza scuola/lavoro (qui alcune mie riflessioni a riguardo). Dai laboratori agli allestimenti, dalla comunicazione a #Comunicadanza. Questi ragazzi non sono solo pubblico (pagante, a un prezzo super ridotto) ma anche l’innesto di tantissima energia e la possibilità di attuare un confronto intergenerazionale!

Infine, a T Danse il cartellone è composto con intelligenza, prendendo come spunto la danse et technologie del sottotitolo, ma spaziando in ogni forma di spettacolo dal vivo: dal teatro alla musica alla performance. E quindi accanto ai nostrani Fabio Ciccalè (grande successo per il suo Indaco), Sotterraneo (finalmente ho visto Overload, che meraviglia!) e 7-8 chili (ho goduto vedendo Ciak, da vecchio cinephile) trovano spazio compagnie di danza a me sconosciute come i tedeschi Go Plastic Company guidati da Cindy Hammer (che provano a danzare la fantascienza) e gli austriaci Hungry Sharks che declinano l’attualissima F.O.M.O. (Fear Of Missing Out, paura di perdersi qualcosa) della nostra società ultraconnessa in passi di Breaking, Popping, Locking, HipHop-Freestyle e House.

Senza dimenticare lo spettacolo finale (che sarebbe meglio chiamare festa): Melting Pot di Marco Torrice, coreografo romano che abita a Bruxelles. Una sala adibita a discoteca, un sound travolgente, dieci performer (danzatori professionisti, attori ma anche fanatici del clubbing) che iniziano a ballare grazie ad una serie di griglie e all’improvvisazione. In un crescendo quasi estatico le teste degli spettatori cominciano a muoversi a ritmo, i virtuosismi dei danzatori certe volte prendono il sopravvento ma a un certo punto accade ciò che tutti si aspettavano: gli spettatori cominciano a danzare con i performer. Ecco che i confini saltano, lo spettacolo entra dentro gli spettatori e viceversa. La danza prende le distanze dalla rappresentazione: è più coinvolgente e tutti possono praticarla. Un esperimento davvero interessante che mi piacerebbe rivedere magari in un contesto metropolitano.

Contest #Comunicadanza

Foto di rito dopo la premiazioni. Da sinistra: Simone Pacini, le vincitrici Francesca e Mihaela, Smeralda Capizzi di Tida, la condirettrice artistica Francesca Fini e il vincitore dell’anno scorso Filippo Maria Pontiggia

Anche quest’anno insieme alle tre II del Liceo Artsitico abbiamo realizzato il contest per #Comunicadanza. Con Instagram i ragazzi sono entrati dentro al festival (partecipando anche alle masterclass), hanno realizzato dei post davvero curati e creativi, sforzandosi di aggiungere sempre una caption all’immagine (con un po’ troppe “frasi tumblr” se devo essere sincero! ;-)). Trovate tutti i post su Instagram con #ComunicadanzaAOSTA. Ecco gli screenshot dei migliori (tra cui i vincitori):

Copertina

Foto di @artedaparteaparte (@mag_tamio_ e @gazzolacamilla) per #ComunicadanzaAOSTA #TDanse
Simone Pacini

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novembre, 2024

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