Dopo il Festival FITICH ci spostiamo a Valpairaiso, città che rappresenta la capitale legislativa del paese e quindi sempre molto attiva a livello politico.
E’ da quando, quel fatidico 18 ottobre 2019, è scoppiata la rivolta in Cile, che volevamo subito partire e fare qualcosa di concreto, per e con gli studenti, che sono l’anima di questa rivolta, in un Paese che ci ha sempre accolto con grande entusiasmo e calore e dove i nostri colleghi, amici e allievi stanno vivendo momenti davvero difficili. Così, abbiamo colto la palla al balzo decidendo di estendere la nostra tournée da Chiloè anche in questa città, uno dei luoghi simbolo delle manifestazioni che stanno infiammando le piazze cilene.
Come in molti nostri progetti, tutto nasce dalle relazioni, questa volta da un messaggio che ci raggiunge attraverso i canali social “L’Università è chiusa a seguito delle manifestazioni, sto cercando di svolgere comunque le lezioni in maniera autonoma e in uno spazio indipendente, per garantire agli studenti un modo per incanalare energie ed emozioni represse nel clima di violenza imperante”. Sono le parole di un mio caro collega e compagno di mille avventure teatrali tra Polonia, Italia e Cile, Claudio Santana Borquez, professore dell’Università di Playa Ancha a Valparaiso e fondatore della compagnia Performer Persona Project.
Non possiamo fare a meno di unirci a questo coraggioso e generoso progetto, offrendo il nostro aiuto, la nostra energia, il nostro lavoro: “potremmo coinvolgere gli studenti in una tappa del progetto internazionale Megalopolis a Valparaiso, indagare e rielaborare artisticamente ciò che sta accadendo lì in questo momento”. Così nasce MEGALOPOLIS#Valparaiso, una giornata intensiva di workshop teatrale e d’incontro sui temi e le tecniche sviluppate in questi 7 anni di progetto nella maggiori metropoli del pianeta, su argomenti e problematiche che affliggono la nostra era globale.
Un modo per metterci in ascolto e capire davvero cosa sta accadendo in Cile. Ciò che amiamo del Sud America è il fatto che in poco tempo si riescono ad organizzare progetti. Nel giro di qualche giorno troviamo lo spazio, Il Parque Cultural Violeta Parra, un collettivo studentesco che aiuta Claudio nella promozione, e soprattutto, quasi 40 studenti pronti a incanalare la propria energia in un progetto che diventa presto espressione del grido di giustizia e speranza di cui gli studenti si fanno portavoce.
Inizia la risalita del lungo e stretto Cile, dalla primavera australe della regione dei laghi, all’arida estate del nord. All’aeroporto di Santiago ci attende un cartello tenuto in mano da una ragazza. Potrebbe essere la solita insegna col nome del festival che ci riceve, invece cita: “Benvenuti in Cile, dove ci ammazzano e ci torturano!”. Un’immagine forte, che ci fa entrare subito in un altro stato emotivo e se vogliamo di allerta.
I placidi paesaggi rurali di Chiloè lasciano spazio alla capitale della rivolta. In poche ore di auto raggiungiamo Valparaiso. Eravamo già stati qui durante una lunga tournée in America Latina, quando nel 2015 abbiamo presentato MADE IN ILVA al Parque Cultural ex Carcel, durante la prima edizione dell’Encuentro Fronterizo, un progetto nato proprio in collaborazione con Claudio e il suo gruppo, Performer Persona Project.
Il giorno dopo raggiungiamo il Parque cultural Violeta Parra ed entriamo nel classico Galpon di lamiera. Lo spazio è appena sufficiente per contenere i partecipanti, che sono più del previsto. Dopo una commovente introduzione di Claudio ai partecipanti, molti dei quali sono studenti della sua Facoltà, iniziamo il lavoro nello spazio.
Dal training fisico appaiono gruppi contraddistinti da diversi ritmi e azioni, che si fanno portatori di slogan e messaggi. Il piccolo teatro si trasforma in un agorà, una piazza pronta ad esplodere al grido di “Marichiweu” che nel linguaggio Mapuche, significa “dieci volte vinceremo”, o ancora meglio “per ognuno che cade, dieci nuovi si alzeranno nella lotta”.
Il picco emotivo più alto lo raggiungiamo verso il termine del workshop, quando alcuni dei partecipanti, emergendo da una massa di corpi, danno sfogo in poche parole al loro stato emotivo, forse soffocato per troppo tempo e che finalmente trova uno spazio libero e protetto per venire alla luce. Lacrime e pianti si alternano a risa ed euforia collettiva.
Un microcosmo di ciò che avviene anche nelle manifestazioni, permeate da un senso collettivo di speranza di cambiare davvero le cose, misto alla rabbia per gli abusi e le violazioni dei diritti umani ad opera di una polizia militarizzata.
Uno dei momenti più intensi è il dibattito che s’instaura rispondendo alla domanda (in realtà due domande) che porgiamo agli studenti: “come state vivendo questa situazione? Il teatro, secondo voi, è uno strumento politico?”
Se da un lato emerge il dispiacere di stare lontani dalla pratica teatrale, a causa dell’interruzione delle lezioni universitarie, dal fare e vedere teatro, dall’altro lato urge essere “presenti” in piazza, essere là fuori, nella protesta e nella storia.
L’altro aspetto interessante che emerge dai racconti è l’emersione del passato, del ricordo della dittatura, che i genitori o nonni hanno raccontato ai propri figli. Raccomandazioni, paure, incubi che ritornano, ma anche consigli per affrontare la storia che si ripete.
Una studentessa dice che quello che stanno vivendo può essere definito con il termine “Hominoso” ossia “horriblemente hermoso” (“orribilmente bello”), poichè si tratta di una situazione che tutti stavano aspettando, dove si è svegliata un’energia vitale “hermosa” che viene però repressa dagli orrori commessi dalle forze dell’ordine.
Il workshop si chiude con un applauso collettivo ed un abbraccio catartico, ognuno torna alla dura realtà di questi giorni rinvigorito da questa giornata di condivisione e di libera espressione, un momento assai raro in questo clima di repressione e annientamento di ogni forma di aggregazione.
Esausti e provati non tanto dalle molte ore di lavoro ma dal livello emotivo che permeava la sala, andiamo a cenare con Claudio e Francesca, intenzionati a rilassarci un momento, ignari del fatto che in realtà ci attendeva il culmine della giornata, l’incontro faccia a faccia con la realtà storica, forse il momento più intenso dell’intera tournée in Cile.
Ma questa è un’altra storia e ve la racconteremo nella prossima puntata di Instabilivagantiontour, rigorosamente su fattiditeatro.
Ringraziamo l’Istituto Italiano di cultura di Santiago del Cile e la Regione Emilia – Romagna per il sostegno alla tournée in Cile.
Guarda il video del workshop MEGALOPOLIS#Valparaiso