Difficile chiedere di più: un grande attore al tuo servizio, propenso al confronto e alla sperimentazione (Sandro Lombardi), una location da sogno con cui interagire (il chiostro del duecentesco Palazzo del Bargello di Firenze, sede del museo omonimo), un compositore-amico (Gianluca Misiti, cofondatore con Latini della compagnia Fortebraccio Teatro) che intercetta le tue volontà e sa tradurle in musica. Roberto Latini stravince la prova con Pirandello: la sua personalissima versione de L’uomo dal fiore in bocca [photo: teatrodellapergola.com] è affascinante.
Due personaggi in scena che assomigliano a due clown, elegantemente vestiti da Marion D’Amburgo: il superbo Sandro Lombardi è l’uomo dal fiore in bocca, ha la tristezza di un pierrot e le movenze di Charlot anche se è alto e slanciato. Affronta la morte (quel fiore è una malattia, l’epitelioma) sprezzante e impaurito allo stesso tempo. Merito al grande attore. Il suo avventore notturno è interpretato da Roberto Latini (qui anche regista) che invece della sua solita voce rock ne propone questa volta una in farsetto. È truccato come il Joker di Batman o come i Kiss. Sfoggia un’interpretazione intensa e magica. Tiene alti i toni dello spettacolo, e il ritmo, riuscendo a inserirsi nei monologhi di Lombardi con fare svolazzante e sgusciante. Interpreta il niente dell’esistenza del suo personaggio con teatrale dignità.
Sono in gabbia i due clown, si muovo agili con le loro scarpe lunghissime nella struttura costruita attorno al pozzo del chiostro: una gabbia da uccellini con tanto di altalena e piume svolazzanti. I due uccellini-clown fanno diventare il loro incontro notturno (ad un bar della stazione) un gioco di movimenti, lazzi novecenteschi, corse e girotondi. Per scoprire gli spazi della splendida cornice che gli ospita, per giocare con le luci (interessante il lavoro di Gianni Pollini) e con le ombra sulle mura, per sparire tra il pubblico, per perdersi tra le musiche originali e le campionature dei loro ghigni. I due uccellini-clown sono il simbolo della fragilità degli esseri umani, e gli spari che periodicamente si sentono e sconquassano “il pacifico avventore” Latini lo confermano.
Vita e morte si dondolano dall’altalena per un testo che nel 1922 anticipava quei temi cari a Beckett e altri giganti del Novecento (l’alienazione, l’incomunicabilità, la malattia). Una messa in scena originale, un monologo che diventa dialogo, due attori ai vertici della recitazione italiana, un risultato finale apprezzato dal pubblico fiorentino. [Simone Pacini]
L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA
di Luigi Pirandello
con Sandro Lombardi e Roberto Latini
adattamento e drammaturgia Sandro Lombardi
spazio scenico e regia Roberto Latini
costumi Marion D’Amburgo
luci Gianni Pollini
musiche originali Gianluca Misiti
realizzazione scena Luca Baldini
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