Lunga ed articolata conferenza stampa di presentazione della stagione 2014-2015, stamane al Piccolo Teatro Studio Melato, al cui tavolo sono intervenuti alcune dei soci fondatori/sostenitori del Piccolo, prima che fosse invece il direttore Sergio Escobar ad illustrare nel dettaglio la nuova programmazione. La novità più saliente è stata la lunghezza della stagione: da settembre 2014 ad ottobre 2015, a coprire anche il periodo estivo, in cui Milano attende il pubblico legato all’EXPO.
Fra le autorità Claudio Risé, Presidente della Fondazione Piccolo Teatro, che ha sottolineato l’eccellenza dei numeri totalizzati nella scorsa stagione, nonostante la crisi, sottolineato l’importanza di strutture come quella del Chiostro di Via Rovello, attività che attira avventori anche a latere del pubblico teatrale e che è segnalata nelle guide come luogo di ritrovo ed ha concluso leggendo il messaggio dell’assessore Cristina Cappellini. E’ stata poi la volta del sindaco Pisapia, che ha ribadito quell’ amore reciproco fra il Piccolo e la città con cui aveva connotato l’intervento della conferenza di presentazione della passata edizione, sottolineando come oggi questo sia ancor più vero, di fronte ad una città che, oggi, è sempre più capace di farsi interlocutoria a livello di cultura internazionale. “Il successo del Piccolo – ha considerato il sindaco – è dovuto al fatto che ha saputo interpretare le esigenze di Milano, legandole all’EXPO.” Ha poi anticipato la “no stop estiva – come l’ha definita – anche in agosto per le presenze internazionali ed il rafforzamento dell’apertura internazionale”, secondo una vocazione connaturale di Milano, che spetta poi solo al pubblico di confermare o meno. Hanno parlato poi Umberto Maerna, Assessore alla Cultura della Provincia di Milano – focus sull’imminente dismissione di questo istituto burocratico, ribadendo che “di fronte ad orpelli finalizzati a mettere i bastoni fra le ruote ad eccellenze come il Piccolo, nonostante tutto non c’è modo di vincere l’entusiasmo e la cultura del fare quotidiano di chiara indole meneghina…”, richiamandosi ad una funzione anche sociale, oltre che culturale ed ideale, del Teatro – e Filippo Del Corno, anch’egli a ricordare il ruolo di eccellenza del Piccolo nella ricostruzione del secondo dopoguerra, ideale bonificatore, capace di trasformare un luogo di tortura in uno di rinascita culturale. Lo ha definito “Teatro abitato dal pensiero”, ricordando come il teatro non sia fatto solo dall’impalcatura architettonica, ma “abitato dalle professionalità di chi gli dà vita, quotidianamente, con proprio lavoro” ed animato dal pensiero “che coinvolge e convoca a temi universali, fondamentali per la crescita di una città come Milano.” E ne ha ricordato il valore di “apertura ai corpi del mondo: quello di attori e maestranze e quello della popolazione meticcia di frequentatori del teatro: meticcia per età, estrazione culturale e lingua”, ribadendo la vocazione all’internazionalità del capoluogo meneghino, anche in collaborazione con l’Expo 2015, di cui il piccolo con la sua struttura organizzativa e di promozione è stato valido alleato – non a caso coinvolto già nel “Expo in città”, iniziativa culturale estiva, da poco presentata alla cittadinanza. E’ stata poi la volta di Pier Andrea Chevallard della Camera di Commercio di Milano, che ha sottolineato il ruolo di sostegno dato a questo polo di eccellenza, in quanto capace non solo di produrre cultura, ma di fare impresa, essendo in grado di produrre fatturati in attivo, “secondo la cultura ambrosiana del fare impresa, anche ‘culturale’”, essendo, l’8% del PIL della nostra città, prodotto da imprese culturali. Dunque un sodalizio possibile, quello fra impresa e cultura: come il ‘made in Italy’ – null’altro che la sinergia fra idee creative e strumenti promozionali e commerciali, ha ben mostrato, favorendo la ripresa economica nel mondo dopo il secondo dopoguerra. L’ultimo intervento istituzionale è stato quello di Pier Mario Vello, segretario generale della Fondazione Cariplo, che ha analogamente riconosciuto il meritato sostegno concesso a questo teatro per la sua eccellenza e capacità gestionale, oltre che per la condivisione di alcuni obbiettivi strategici comuni, quali l’apertura ai giovani – non nel senso di un inconsulto ‘giovanilismo’, ma del recupero delle radici storiche, per poter non tradire le aspettative e le curiosità delle nuove generazioni -, oltre che il ‘wellness’ come capacità di reagire alla crisi in cui versa il nostro Paese dal 2007, che non è solo di carattere economico e finanziario, ma, di conseguenza, anche di tipo sociale e motivazionale.
E, finalmente ha preso la parola Sergio Escobar, ad illustrare la partitura della prossima stagione, caratterizzata da lunghe teniture – in contro tendenza con gli altri teatri, ma scommettendo sull’assiduità di un pubblico affezionato, assiduo, “non di prescritti”, ha sottolineato, ma che di volta in volta viene catalizzato attorno alle sale del Piccolo, proprio in forza di quei ‘legami teatrali’, che, non a caso, intitolano, la prossima stagione; altra scommessa è la replica del giovedì, che, quelle del martedì e del sabato, sarà anticipata alle 19.30. Ha poi rapidamente esaminato le macro aree: ‘produzioni’: 6 nuove produzioni, 4 nuove riprese e 3 spettacoli per ragazzi, da non considerarsi operazioni, quest’ultime, in minore – con due regie di Ronconi “Lehman Trilogy” e “Le donne gelose” di Goldoni, Michieletto con “Divine parole”, Rampoldi su teatro e mafie, che nasce dalla sinergia di una sorta di residenza con l’Università degli Studi, Ceronetti e la Grande Guerra, “Arlecchino”, “Natale in casa Cupiello”, “Le voci dentro” di Tony e Peppe Servillo e la ripresa di “Odyssey” -; scena internazionale: ricordando come Milano possa vantare il primato della maggior programmazioni teatrali in lingue, cosa di cui poche altre capitali europee possono fregiarsi – “Cedrillon” di Joel Pommerat, sul lato oscuro della favola di Cenerentola, “Dopo la prova – Persona” di Ivo van Hove, ispirata a Bergmann, “Intrigo e amore” di Schiller, “Flowers of Russia” da San Pietroburgo, “Emilia” da Buenos Aires, da Teheran “Hamlet”, da Israele “Avanim” (Pietre), “La verità” di Daniele Finzi Pasca in azione sul fondale dipinto da Dalì, “Resilienza d’amore” dalla Spagna, dallo Shangai Theatre Academy con “Miss Julie”, “Confucius Project” e “Matteo Ricci” ed Outis Trame d’Autore -; italiani – fra i numerosissimi: Lo Cascio, Servillo, Borrelli, San Vittore Globe Theatre, Compagnia San Patrignano, Compagnia di teatro del Beccaria…
Da ultimo l’intervento di Luca Ronconi ad illustrare le sue due regie.
...blogger per voyeristica necessità!
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