L’Arlecchino Errante, festival teatrale indipendente, o, secondo la sua anagrafe originaria, “meeting internazionale per l’arte dell’attore” giunge quest’anno alla 27° edizione e avrà il suo nucleo più significativo come di consueto a Pordenone, dal 29 agosto al 5 settembre.
Per una Nuova Commedia dell’Arte
Il Festival è nato sulla scia della notorietà internazionale che l’Associazione che lo propone (la Scuola Sperimentale dell’Attore) gestisce in merito ai suoi studi e sperimentazioni sulla Nuova Commedia dell’Arte. L’aggettivo “Nuova” vuole proporre una Commedia dell’Arte “ad ampio spettro” dove qualsiasi tipo di teatro che contenga i segni di un grande artigianato attoriale può partecipare, celebrando così il nome Commedia dell’Arte nel suo significato originario di teatro eseguito e gestito da professionisti, sia nel senso della competenza, sia nel senso della attenzione agli aspetti organizzativi ed economici di stampo cooperativo. Così l’Arlecchino diventa simbolo di ogni attore “d’arte” professionista, ed è Errante in quanto inquieto ricercatore dei segreti di questa arte e della sua capacità di incidenza sulla realtà.
Accanto al calendario di spettacoli, il Festival offre un percorso parallelo di workshop e laboratori, curati dagli stessi artisti ospiti, che culmina poi in un Master di Nuova Commedia dell’Arte e prolunga la presenza in città di un gruppo di giovani teatranti, per un impegnativo laboratorio che raccoglie gli stimoli degli spettacoli e dei workshop del Festival stesso, e li fonde nella prospettiva di un possibile innovativo Teatro d’Arte, sotto la guida di Ferruccio Merisi, direttore della Scuola Sperimentale dell’Attore e ideatore de L’Arlecchino Errante, e dei suoi colleghi attrici ed attori.
Ad ogni edizione, L’Arlecchino Errante ha un titolo, che ha la funzione di fornire una chiave di lettura, o un fil rouge, alla variegata rappresentanza degli artisti ospiti del programma. Quest’anno il titolo recita “RETHINK”: ripensare, rivedere, ricordare, riconsiderare, riprogettare.
Premio “La Stella” a Jaroslaw Fret
Come tutti gli anni, seguendo questo tema, sarà individuato un Maestro del Teatro internazionale che verrà insignito del premio alla carriera “La Stella de L’Arlecchino Errante / Confartigianato Imprese Pordenone”. “Si chiama La Stella – dice Ferruccio Merisi- perché gli Erranti hanno bisogno di qualche segno distintivo nel vasto cielo sopra il mare dove navigano, per orientarsi nei loro viaggi di esplorazione”. Per questa ragione la Stella viene conferita alla carriera di una personalità capace, in modo originale, di alto artigianato e di altrettanto eccellente capacità di formazione e trasmissione.
La premiazione sarà accompagnata da una piccola mostra di artigianato artistico sociale. Per la edizione 2023 il premio verrà conferito a Jaroslaw Fret, regista e formatore polacco, leader e fondatore del Teatr Zar e direttore del Grotowski Institute di Wrozlaw (PL). L’artista presenterà un suo spettacolo, Sheol/ שאול, creato con la straordinaria attrice Monika Wachowicz, con il corollario di una conferenza, una presentazione audiovisiva sulla rivoluzione teatrale di Jerzy Grotowski, ed un workshop.
Flamenco e clownerie
Un altro workshop sarà gestito da un gruppo di artisti di Siviglia – raccolti sotto la forma della nuovissima associazione Flamenco Sevilla Viva – a rappresentare il meglio del giovane flamenco. Questo workshop avrà una modalità curiosa: verrà eseguito in modalità semi-pubblica nel chiostro della biblioteca civica di Pordenone, certamente in forma protetta e di chiara dimensione di studio, ma aperta alla curiosità di tutti. Il gruppo compirà anche una serie di incursioni in città, “bailando Flamenco” sulla pubblica via. Sarà una sorta di invasione danzante della città, che avrà il suo culmine in una saporita Noche Flamenca al Capitol, versatile spazio/club della musica e non solo.
Un’altra rappresentanza straniera nella edizione 2023 sarà la compagnia comica catalana Los Galindos, con il suo MDR (Morto dal Ridere): un omaggio alla clownerie più raffinata che sta spopolando nei festival di tutto il mondo.
Teato italiano “bio”
Dall’Italia invece, si esibiranno quattro compagnie che si potrebbe dire accomunate da un atteggiamento “bio”, ovvero da una ricerca di genuinità fuori dalle mode e dal consumo culturale che esse generano e di cui al contempo si alimentano: oltre alla compagnia di casa, la Scuola Sperimentale dell’Attore, con una riscrittura originale della disobbedienza di Antigone, dedicata – con l’interpretazione dell’attrice russa Daria Sadovskaia – alle guerre in corso, ci saranno: la compagnia Berardi/Casolari, con il suo intenso e poetico In fondo agli occhi, meditazione sull’esperienza della crisi e della cura; il Teatro dell’Argine con La luce intorno [nella foto di copertina, la protagonista Micaela Casalboni] – rocambolesco rispecchiamento tra un nuovo italiano ex-africano e una forzatamente rinnovata cittadina del teatro-; e infine il Faber Teater con l’altrettanto nuova e curiosa passeggiata teatrale – con drammaturgia musicale e canora – nel parco di San Valentino, dal titolo Andante.
Teatro di strada
C’è poi un manipolo di agguerriti teatranti di strada e di piazza: Fabio Saccomani con le sue bolle di sapone per adulti declinate in satira politica; il mago illusionista Flip che per vocazione intrattiene bambini e adulti nei teatri di guerra (nel programma del festival è inserito anche un talk sulla sua esperienza in Ucraina); le straordinarie musiciste d’assalto Wunder Tandem, probabilmente destinate ad un successo eclatante in un futuro immediato. Insomma, un gruppo di artisti non comune, decisi a tenere caldo e allegramente inquieto il rapporto dei cittadini con il Teatro.
Concludono il programma due presenze speciali: la post-folk band slovena Širom, che interpreta il tema “Rethink” in un orizzonte di eccellenza, per la dialettica riuscita e felice tra omaggio alla tradizione e spinta o necessità di innovazione. Infine si esibirà il gruppo di teatranti diversamente abili, il gruppo Noi Artisti di San Vito al Tagliamento, un’espressione del territorio, che da dieci anni, guidato dal Teatro della Sete di Udine, “ripensa” con testardaggine e costanza il proprio ruolo civile, senza lasciarsi scoraggiare dal fatto che il cosiddetto teatro-handicap è apparentemente passato di moda.
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