Cuocolo Bosetti souffleur di un’impietosa ‘The dark room’

“MM&M – Movies, Monstrosities and Mask” è la performance, che segna la presenza di Cuocolo/Bosetti all’interno della storica rassegna estiva milanese “Da Vicino Nessuno è Normale”. Si tratta di una kermesse senz’altro attenta alla qualità artistica; in più, in accordo con la vocazione del luogo che la ospita – le strutture oramai riconvertite dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini -, importanza non certo minore viene riconosciuta alle tematiche affrontate e alla sensibilità di attori, registi e compagnie nel porgerci testimonianze e spunti di riflessione. Ecco perché Cuocolo/Bosetti.
Ecco perché questo recital, in cui l’attrice Roberta Bosetti interpreta se stessa. Ci racconta la sua vita, soffiandocela fin dentro alle orecchie: in accordo alla modalità performativa della compagnia in “The secret room” – e in luoghi raccolti e non convenzionali, dove il rapporto con lo spettatore sia quanto più possibile one-to-one. E tutto diventa immediatamente intimo, amplificato eppure patinato, come se affiorasse dalle nebbie di un cinema d’antan in bianco e nero. Ma le tinte sono sgargianti – come in quelle pellicole in tecnicolor, che i più giovani forse non ricordano.

Roberta Bosetti MMM
Già, perché sono i ‘movies’ che hanno fatto la storia del cinema – in qualche modo maestri della sua educazione sentimentale -, il fil rouge che corre sottile in filigrana all’affabulare. “Chi racconta non muore…”, ricorda la Bosetti, all’interno di una narrazione, che attraversa lo psicanalitico amplesso Amore-Morte. Si comincia da “La Bella Addormentata” e poi “Biancaneve”. “La detestavo eppure la leggevo” dice, a proposito della prima; e poi spiega: “Nessuna fiaba era così brutta, perché poteva succedere davvero e la maggior parte di noi non avrebbe attratto un principe azzurro…”. Di qui il rischio di restare intrappolati per sempre in quella landa di dormienti. Chissà: forse un po’ questo, il senso di quella paura iniziale: “Cerco di ricordare…” come presa da una frenesia, che farà poi il paio con l’immagine di lei bambina, “inebetita” dalla troppa visione – di film, di libri… “Avevo un teatro nella testa…” e quella pulsione incontenibile “a essere Tanzan e pure Jane […] Mai una cosa sola. Mai una sola persona”, confessa, lasciando che le sue ‘monstrosities’ affiorino e si stendano accanto a quelle dei “film dell’orrore di quart’ordine” della sua adolescenza: “Se ne avete visti abbastanza poi vi piacciono: come i crauti”, ironizza. Ma poi il salto di qualità: Polanski, Hitchckok…
Prima, però, gli occhi atroci della strega Grimilde nella celeberrima icona disneyana, che diventa il suo pungolo, il tormento: la voce della coscienza. “Nel tuo paradiso degli allocchi è finito tutto…”, dice, ricordando la visione forzata da bambina, mentre nella stanza accanto moriva il padre. “Occhio, occhio, occhio… nel tuo paradiso degli allocchi!”, sembrava maledirla, quella bocca oscenamente sdentata, che istantaneamente assurgeva a dignità di super ego, scatenando in lei quel senso di colpa – “che, come il diamante, è per sempre”.
Continua così: un cauto gioco a rimpiattello con gli appuntamenti salienti della sua biografia – scompaginati, invertiti nell’ordine come in omaggio all’usanza di allora di vedere la fine del film, al cinema, per potersi poi accaparrare il posto migliore nella proiezione successiva: “Invertire inizio e fine, incuranti del tempo. Scardinavamo la narrazione senza saperlo: eravamo noi la sperimentazione.”. “Torno indietro: con cautela…”, ripete a tratti, quasi a dare un senso a quel: “’Non aprite quella porta’ e il l’ho aperta, ‘non restare sulla soglia’ e io ci son rimasta, ‘non andare nel bosco’ e io l’ho fatto… [Perché] Questa sono io. Questa è la mia voce”. Avrebbe potuto essere perfino un radiodramma – tal’è la capacità della Bosetti, di ammaliarci. Ma poi in scena c’è anche lui, Renato Cuocolo, la cui improvvisazione drammaturgica consiste nel filmare – con una prouderie, un gusto del dettaglio ed una fame di voyerismo, che nulla hanno da invidiare a certe suggestioni di Lynch o alla  Hitchckok. Così, videocamera alla mano, per tutto il tempo siede dandoci le spalle, ma proiettando sullo schermo dietro alla Bosetti le gigantografie di quell’horror vacui di oggetti, frutta, libri, forbici, medicinali, uccello impagliato, siringhe ancora in vetro, ritagli, immagini e fotografie, provenienti, come il pesante tavolo a cui siedono, direttamente dalla casa d’infanzia dell’attrice: una Vercelli piccola e asfittica, che ricorda tanto la “Piccola Città” cantata da Guccini,  e che, come le atmosfere di certi film di Polanski o Ingmar Bergman nasconde le situazioni più spaventose dietro all’apparente patina di un pirandelliano “Tutto per bene”.

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E’ l’occhio impietoso dei media, il suo: quello che non si ferma di fronte a quell’eccesso di vita vissuta, che invece sembra godere nel dissezionare e farne scempio visivo. Né indietreggia di fronte all’impietosa cannibalizzazione di primi piani strettissimi – a profanare, quasi, quel pur serbato pudore, che la distanza reale e di sicurezza mantengono nello spettacolo dal vivo. E’ tutto ossessivo – le età vengono traslate nel numero dei giorni dalla nascita -, asfittico – nonostante i viaggi trans continentali, di cui ci parla; ma poi lo ammette pure, la Bosetti: “Ho girato troppo il mondo e questo mi ha impedito di conoscerlo” – perturbante – come mani sempre in agguato nel buio.
Quindi non c’è via di fuga? Forse solo nel “Teatro nella testa”, nella vocazione ad essere “attori della propria vita” – nel “talento per la vita”, mixando yoga, alcool e xanax, come nei giochi con la madre ai giardinetti -, ma, soprattutto, indovinando nella carrolliana immagine riflessa nello specchio quella ‘mask’ capace di guardarci le spalle e di fare ciò che noi saremo poi chiamati soltanto a raccontare. A perpetrare.

“DA VICINO NESSUNO E’ NORMALE”

TeatroLaCucina

ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini
via Ippocrate 45, 20161 Milano

dal 23 giugno 2015 al 24 giugno 2015 ore 21.45
Cuocolo/Bosetti – IRAA Theatre – Il Funaro

MM&M – MOVIES, MONSTROSITIES AND MASK

con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo

Francesca Romana Lino

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