Il Teatro è soprattutto un mestiere (in fondo onorabile). Il mestiere è il ponte.
Mario Biagini, direttore associato del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
Mario Biagini. Effetti personali: “Avevo una casa molto grande, piena di cose di cui volevo liberarmi e ho pensato che per liberarmi di quelle cose dovevo liberarmi della casa. Così ho fatto”.
La mia conversazione telefonica con Mario Biagini inizia parlando di cosa sia una Casa e mi pare che questa sua frase dica molto dei suoi “effetti personali”.

La domanda.
Per Grotowski l’avventura teatrale è “funzionale” all’avventura della vita e questo dovrebbe valere sia per chi fa che per chi guarda, il teatro. In che misura gli artisti e il sistema produttivo teatrale italiano, oggi, tengono conto di questa premessa nell’immaginare e costruire la relazione con chi sta in platea? Il Teatro è ancora concepito come un’Esperienza?
Preciso meglio.
Ho la sensazione che se oggi esiste tanto teatro “non necessario” è perché questo teatro non ha molto a che fare con la vita. Se le sale sono spesso disertate forse non è il marketing ad aver perso mordente ma il contenuto. Il marketing può dare massima visibilità, fra le persone giuste, ad un certo prodotto ma se il “prodotto” è culturale ma superfluo (esiste una cultura superflua? una contraddizione!) io non credo che si possa indurre, come con le automobili o i profumi, un bisogno che non c’è. Il “prodotto” qui è troppo sofisticato (non un prodotto semmai una creazione, infatti) e si arriva a farne sentire il bisogno solo se dà davvero risposte, colma vuoti, cerca di farti uscire dalla sala “pieno”. Finché le domande di partenza saranno legate alla soddisfazione del proprio ego o ad altri temi privi di urgenza per la collettività la risposta dello spettatore sarà deludente: semplicemene se ne starà “alla casa”, come diceva uno straordinario Gidio (Antonio Rezza in “Pitecus”) che riusciva a sentirsi solo e, nello stesso tempo mal accompagnato. Fra l’altro stare in una relazione sana e quindi appagante con lo spettatore non rende più liberi, anche dal punto di vista espressivo? Non amplifica le possibilità invece che limitarle?
L’importanza del mestiere, il teatro e l’arte come mestieri, dice Biagini. Il mestiere è laddove ci sono tre condizioni: una necessità, le competenze per rispondere alla necessità, un controvalore (comunemente il denaro) che sancisce il valore di questo scambio. La questione messa così è molto semplice. Se non c’è necessità, non c’è arte. Se non c’è competenza, non c’è arte. Se non c’è denaro (o ce ne è troppo) – qui la questione è più delicata ma nodale – non c’è un riconoscimento equilibrato dello scambio. Per cecità, malafede o assenza di mestiere e quindi di arte, dipende dai casi.

– Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards
L’incontro con Mario Biagini è avvenuto recentemente a Genova, al festival Testimonianze ricerca azioni 2015, di Teatro Akropolis, dove ha tenuto un laboratorio dal titolo Il fare dell’attore: azione intenzionale e processo creativo e una dimostrazione pubblica di The Hidden Sayings (Le parole nascoste), dell’Open Program of the Workcenter of Thomas Richards and Gerzy Grotowski, che sarà dal 17 al 19 aprile al Teatro Era di Pontedera.
Nel 2011 Andres Neumann mi ha selezionata per curare la comunicazione del Funaro di Pistoia, nato poco prima, nel 2009, e di cui è stato consulente artistico e strategico fino al 2013. Nel 2012 sono stati assegnati al Centro il Premio Speciale Ubu e il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Nel corso degli anni il mio contributo si è esteso al progetto generale, a vari livelli, dalle proposte per il cartellone degli spettacoli, alla costruzione del percorso nel suo complesso. Curo inoltre l’ufficio stampa per Cristiana Morganti, interprete per oltre venti anni del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch.
Mi occupo di sviluppo, diffusione e posizionamento di progetti creativi, d’arte, culturali attraverso comunicazione, ufficio stampa, pubbliche relazioni e l’ideazione di attività specifiche.
Al lavoro e non solo mi muove il “fare nesso”, per dirla alla Bergonzoni. “Creare connessioni” fra persone (addetti ai lavori, giornalisti, pubblico e ogni soggetto coinvolto o coinvolgibile) e fra contenuti è lo scopo del mio mestiere ma soprattutto è ciò che mi interessa, mi riempie, mi diverte ed è un’ottima scusa per soddisfare la mia curiosità.
Come consulente e formatrice aiuto a definire obiettivi e strategie della propria comunicazione. “Formarsi per non fermarsi” mi pare, ora più che mai, un bellissimo motto per la nostra nuova nata fattiditeatro academy. Bravo Simone Pacini che l’ha inventato!
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