Su La Lettura (l’inserto culturale del Corriere della Sera) di domenica scorsa ho letto un’interessante intervista a Paola Zini, presidente quarantenne della Venaria Reale nei pressi di Torino, quinto sito museale più visitato d’Italia. Tra le innumerevoli attività in partenza per la riapertura dopo la pausa invernale, due mi hanno particolarmente colpito. La prima è stata #Empty: una giornata durante la quale 8 instagrammers locali hanno “raccontato il museo attraverso il solo uso di smartphone”. L’esperimento viene dagli Stati Uniti e ha come condizione essenziale l’assoluta mancanza di spettatori. Il mondo delle arti visive non è nuovo a iniziative di questo tipo (ad esempio #invasionidigitali, al quale mi è capitato di partecipare), quello dello spettacolo dal vivo al contrario non ha ancora messo in campo nulla di simile (o quasi!).
In realtà, di questo abbiamo lungamente parlato durante la ventiduesima edizione del workshop #comunicateatro svoltasi recentemente a Genova per lo staff del Teatro dell’Archivolto. Abbiamo ipotizzato un progetto che miri ad avvicinare le nuove generazioni al teatro attraverso l’uso dei social media. Abbiamo pensato a un’iniziativa dallo spirito ludico che unisce formazione e nuove tecnologie (e in questo caso anche un lavoro sul territorio, nello specifico il brulicante quartiere Sampierdarena).
Tornando all’articolo, la seconda attività che mi ha colpito è un progetto con le scuole “per accompagnare i ragazzi nella lettura di un bene culturale e nella restituzione della propria esperienza di visita tramite racconti di immagini e parole”. Attraverso i social media, of course. Sto proponendo progetti simili da un po’ di anni (a Modena per il festival Trasparenze già nel 2012 abbiamo realizzato un laboratorio per giovani spettatori attivi “tra web e platea”), ma trattandosi di azioni con una finalità non immediatamente commerciale richiedono l’adozione di una prospettiva a lungo termine.
Per questo mi rivolgo in primis ai neonati Teatri Nazionali: sveglia! Cercate di non rimanere indietro rispetto ai vostri colleghi dei musei. Abbiamo la possibilità di raccontare sui social le affascinanti dinamiche di come nasce uno spettacolo, di come operano le scuole di teatro, di come sono composti gli archivi, i segreti degli edifici e molto altro. E sarebbe davvero bello farlo insieme alle nuove generazioni, consapevoli che costruire un nuovo pubblico significa sopratutto utilizzare i linguaggi del presente, per creare giovani “ambasciatori” del teatro pronti a celebrarlo ancora, ma questa volta con uno smartphone in mano (e se volete, possiamo farlo insieme ;-))!
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1 commento su “Raccontare il teatro sui social media: impariamo dai musei!”
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