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Spettatori United: report dal Festival dello Spettatore di Arezzo

Sono stato per la prima volta ad Arezzo a un evento teatrale: il Festival dello Spettatore (qui il post che lo introduceva) edizione zero, organizzato dalla Rete Teatrale Aretina insieme a numerosi partner. Una grande idea e un’ottima realizzazione! Questo report non vuole essere esaustivo ma sottolineare i temi che mi hanno colpito attraverso la condivisione di alcuni link e appunti testuali, fotografici e video. Comincio con il #LiveStick fatto con Laura Caruso, curatrice del progetto Spettatori Erranti (del quale è stato presentato il nuovo sito) e anima del festival:

Venerdì 21 all’Aula Magna dell’Università di Siena – sede di Arezzo (un ex manicomio) si è tenuta la giornata di studi dal titolo Partecipazione è cittadinanza. Audience Development, progetti pilota e buone prassi di partecipazione attiva nella progettazione culturale.

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Giornata di Studi al Campus Universitario di Arezzo – foto: Sara Armati

Laura Caruso ha introdotto i lavori sottolineando l’urgenza di una “riflessione sulla partecipazione attiva”. L’intento di creare un pubblico, di creare ascolto è non solo un “pensiero innovativo” ma anche un “movimento macroscopico” che merita attenzione. Il progetto Spettatori Erranti, germe che ha portato a questo festival, si basa su 3 concetti: comunità, rapporto tra centro e periferia, scoperta e rischio condiviso. Per capire cosa vogliamo creare – ha concluso Laura – dobbiamo monitorare le criticità e le competenze.

Renzo Francabandera, critico e fondatore del sito Paneacqua.net, si concentra sulla figura dell’osservatore come protagonista con un ruolo fondamentale emotivo ma sopratutto scientifico, citando Romeo Castellucci (“osservare non è un fatto neutrale”) e chiedendosi: quando lo spettatore non c’è è comunque arte?. Francabandera ha concluso soffermandosi sull’importanza della mediazione e della critica come “induzione verso nuovi stimoli e verso nuova conoscenza“.

Luca Ricci, direttore artistico di Kilowatt Festival, parte dalla domanda: cosa ha a che fare lo spettatore attivo con questo clima (politico e sociale) da grande fratello, da qualunquismo? Parlando dei Visionari (nel 2007 il progetto che ha aperto la strada all’active spectatorship a livello nazionale) ha sottolineato qualità come intelligenza e sensibilità, specificando che si tratta di un progetto local, ovvero che la rete non riesce a collegare le varie realtà esistenti. In tal senso ha ricordato anche le difficoltà di gestire la piattaforma web del suo recente progetto BeSpectactive.

La giornata è stata condita anche da argomentazioni extra teatrali, come ad esempio quello della prof.ssa Francesca Bianchi sul cohousing, un progetto glocal, un’esperienza di nicchia che nasce come desiderio di partecipazione e cittadinanza in risposta all’avanzare delle multinazionali. Ovvero la necessità di trovare alternative in un momento di crisi (instabilità familiare, precarizzazione). Per passare da “io” a “noi”, da “divisione” a “condivisione”. Il cohousing è un processo di progettazione e realizzazione partecipata di abitazioni, che ha l’intento di aprirsi e dialogare con il territorio.

Beatrice Magnolfi, presidente Fondazione Toscana Spettacolo, ha sottolineato come di solito nei convegni non si parla mai di spettatori, elogiando l’iniziativa. Ha citato le difficoltà nel realizzare progetti con le scuole, che destano grande interesse ma hanno poco sostegno da parte del MIBACT. Ha concluso citando due recenti azioni della Fondazione: il progetto Rinnòvati Rinnovati per avvicinare nuove generazioni a teatro attraverso la musica contemporanea e il coinvolgimento di supermercati e palestre nella promozione tematica di alcuni spettacoli (es: spettacolo con l’ex pallavolista Andrea Zorzi).

Roberta Franceschinelli, project manager del bando Culturability, ha spiegato i motivi e l’approccio dell’investimento in cultura e sociale da parte di un’assicurazione (quindi di un soggetto privato), sottolineando un cambio di mission (nel progetto 2009-2013 infatti lo scopo era diffondere la cultura tra le fasce tradizionalmente lontane).

Linda Di Pietro, direttrice artistica di Terni Festival, ha posto l’accento sulla necessità di dialogare con l’ente pubblico attraverso la collaborazione non solo di servizi ma anche nella coprogettazione. Ha poi elencato i principi fondanti del Caos (il centro culturale che ha tra i gestori Indisciplinarte l’associazione che organizza Terni Festival): costruzione (esperienza totale), co-creazione e continuità.

Per parlare di spettatore attivo, ha poi segnalato alcune delle attività del festival di Terni (da sempre attento a certe tematiche, come ho potuto verificare di persona nel 2012 e nel 2014). Ecco due esempi:

Stefano Tè, regista del Teatro dei Venti, ha parlato del coinvolgimento totale nelle pratiche della sua compagnia, che da anni spazia tra i generi e attraversa i luoghi.

Ci sono stati altri interventi sui temi della cittadinanza attiva e della rigenerazione urbana (tra cui le esperienze di Fiorivano le viole a Perugia e di CasermArcheologica a San Sepolcro): a Francabandera sono toccate le conclusioni, sottolineando che “il visionario (l’artista) occupa uno spazio che non puoi più evitare”. Ne sono esempi le installazioni del festival di Terni e i progetti di strada del Teatro dei Venti, momenti artistici “che modificano sia lo spazio che lo spettatore, che passa dallo stare al fare”.

Subito dopo la giornata di studi si è tenuto un incontro che ha condotto la prof.ssa Silvia Calamai, linguista e responsabile scientifico dell’archivio sonoro Grafo, con Michelangelo Bellani e Caroline Baglioni (La Società dello Spettacolo), creatori dello spettacolo Gianni in scena quella sera. La prof.ssa ha introdotto il lavoro su tre livelli dello spettacolo: il primo è Gianni che interpreta al registratore (e quindi ne è influenzato), la seconda è la trascrizione (mai neutra), la terza è la messinscena che porta allo spettacolo. Calamai ha chiesto se fosse necessario un coinvolgimento personale oppure se il mondo degli archivi sonori può interessare il teatro. Caroline e Michelangelo hanno sottolineato l’aspetto sociologico di un testo che esprime il rapporto tra un individuo e la società (citando Guy Debord che da il nome alla loro compagnia). Gianni infatti si mette in scena per capire se stesso. Sono stati inoltre citati alcuni pezzi dello spettacolo: “noi dal punto di vista della coscienza siamo come quando un uomo non si è mai visto allo specchio”, “sto parlando al registratore, ma per chi parlo?” sottolineando il contrasto tra il protagonista e gli anni Ottanta dominati dallo strapotere della TV. I due hanno sottolineato anche l’affermazione della storia di Gianni: in vita non era nessuno, ma grazie a sua nipote diventa uno spettacolo che vince numerosi premi. I due componenti della Società dello Spettacolo non hanno ascosto, infine, l’iniziale paura di tradire con la volontà di emettere in scena la sua voce senza impossessarsene (come invece poi è accaduto).

Il giorno dopo (sabato 22 ottobre) al Teatro Pietro Aretino è andato in scena l’incontro: “SPETTATORI: la grand reunion #1”. Inizialmente si sono presentate le 10 realtà presenti:

  1. da Castrovillari, Associazione 42° parallelo che ha organizzato la prima edizione di Primavera Extra al festival Primavera dei Teatri: sette giorni di incontri con teatranti e critici teatrali;
  2. da Como, Artificio: per il secondo anno realizzatori del progetto Visionari nell’ambito de L’Italia dei Visionari;
  3. da Modena la #Konsulta del festival Trasparenze di Modena, spettatori attivi Under 25 “tra web e platea”;
  4. da Foligno: Stefano Romagnoli, aka spettatoreprofessionista, un cane sciolto a teatro;
  5. da San Sepolcro (AR), i Visionari del festival Kilowatt;
  6. da Reggello (FI), la Compagnia dell’Orsa (teatro amatoriale) al Teatro Excelsior;
  7. da Firenze, Murmuris e il progetto Casa Teatro (laboratorio per spettatori conapevoli) al Teatro Florida in collaborazione con Unicoop Firenze;
  8. dal Valdarno, Spettatori erranti cugini di quelli di Arezzo;
  9. da Arezzo l’Osservatorio del Festival dello Spettatore realizzato dai ragazzi del Liceo Teatrale (allenamento dello sguardo, prima FARE spettacolo, poi PLATEA;
  10.  da Arezzo (2): gli Spettatori erranti, un gruppo di spettatori che girano i teatri della provincia di Arezzo con un coinvolgimento attivo prima (fase di scelta e programmazione), durante (trasferta collettiva) e dopo (discussione) gli spettacoli.

Nella seconda parte sono stati composti dei tavoli tematici che hanno affrontato i seguenti temi: perchè vai a teatro/cosa cerchi in uno spettacolo; quali sono le barriere che trovi quando hai voglia di andare a teatro; aneddoti. Aspettiamo il report ufficiale con queste notizie, concludo segnalando gli importanti interventi di Luisella Carnelli (Fondazione Fitzcarraldo) via Skype e di Lucia Medri (Teatro e Critica) in sala. Tanti stimoli e nuove conoscenze per decine di spettatori, ma anche per gli operatori presenti che si sono salutati con alcune proposte per il futuro delle quali vi darò notizia quanto prima!

Un momento della performance itinerante Passi erranti - foto: Sara Armati
Un momento della performance itinerante Passi erranti – foto: Sara Armati
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Una parte del grande gruppo degli Spettatori d’Italia con Antonio Rezza (in scena ieri sera al Teatro Petrarca) – foto: Sara Armati
Simone Pacini

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dicembre, 2024

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