Il Suq è un festival davvero unico nel suo genere perché riesce a unire una fitta programmazione di teatro, musica, presentazioni e showcooking ad un’atmosfera conviviale ed inclusiva di un bazar orientale ricostruito sotto il tendone di Renzo Piano al Porto Antico di Genova.
Quest’anno ad inaugurare la venticinquesima edizione ci sarà un’anteprima (il 16 giugno) con Andrea Pennacchi e il suo “Welcome to Pojanistan”, una descrizione ironica e sprezzante del razzismo che circola come un virus in Italia. È lo spettacolo ideale che oltre ad inaugurare il festival ben evidenzia quella natura di “Teatro del dialogo” che dà il nome alla parte teatrale che è anche l’epicentro del festival.
Nei giorni successivi, fino al 15 giugno, si susseguiranno due prime nazionali: “I racconti di Penda” con Bintou Ouattara (il 18), un omaggio alla tradizione orale dei Peul, un popolo nomade che vaga dalla Mauritania al Camerun, e “La señora” (19 e 20), nuova produzione della Compagnia del Suq che lascia ampio spazio alla musica tradizionale sefardita per delineare una figura di donna, Grazia Nasi, conosciuta come l’ebrea errante, nata nel 1510 in Portogallo che ha lottato in difesa degli ebrei e dei marrani perseguitati.
E poi ci saranno Teatro dei Borgia (il 22), “La luce intorno” del Teatro dell’Argine (il 21), “Libia. Il racconto di un paese oltre la notizia” (il 24) di Francesca Mannocchi con i disegni di Gianluca Costantini e la regia di Davide Sacco (Erosanteros, foto), “SID – Fin qui tutto bene” (il 25) con Alberto Boubakar Malanchino e “LiberaTutti” di ScenaMadre.
Per questo traguardo dei venticinque anni il 18 giugno sarà presentato “Le voci del Suq”, un volume dedicato a Roberta Alloisio e don Andrea Gallo, pubblicato da Altreconomia e curato da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino con Alberto Lasso e Carla Peirolero. Si tratta di un viaggio in questi primi venticinque anni di festival insieme a tante e prestigiose firme, ciascuna delle quali ha scelto una parola da cui partire.
«Il SUQ -– afferma la direttrice artistica Carla Peirolero – è nato come esperimento artistico e sociale in ribellione a un certo tipo di cultura elitaria; in tal senso è anche un modo di ripensare il teatro e le sue funzioni, prima di tutto quella di rappresentare la realtà, o perlomeno di tenerne conto. E l’interculturalità è un elemento fondante dei nostri tempi».
Fattiditeatro è social media partner e sarà al Porto Antico il 20 e il 21 giugno per raccontarvelo, anche quest’anno, a modo suo!
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