Sì è conclusa ieri la prima edizione di In-Forma, tre giorni di laboratori, faccia a faccia e tavoli di lavoro organizzati da Assitej Italia (consulta il sito per maggiori dettagli) per i suoi soci al Teatro Testoni di Bologna. Io ero presente come social media partner (alla seconda esperienza col teatro ragazzi). Oltre cento soci si sono dati appuntamento per discutere e lavorare a un futuro comune. Sono stati tre giorni davvero intensi, di partecipazione reale, dai quali mi porto a casa moltissimi stimoli. Impossibile riassumere tutti i concetti esposti nei numerosi tavoli, trovate in fondo a questo post lo Storify (gli “atti del convegno 2.0”) col quale, attraverso i tweet, cerco di riassumere l’atmosfera dell’evento, e anche citare qualche parola chiave.
Comunità (o community) è la parola chiave su cui ragionare. Comunità è il contrario di rete? #assitejitalia #informa2016
— Simone Pacini (@fattiditeatro) September 6, 2016
Quella che mi stringo più forte al petto è sicuramente “comunità”: viviamo in un’era in cui a fare la differenza può essere una comunità di persone che lavorano ad un obiettivo comune (ma anche una community di utenti che fanno massa attraverso l’endorsment e le interazioni a vicenda). Mi sembra che il teatro ragazzi lo faccia meglio del teatro adulti (i motivi possono essere molteplici), ed è necessario non dimenticare mai l’importanza della staffetta intergenerazionale, altro concetto emerso sopratutto tra i numerosi giovani presenti, da favorire anche attraverso un “archivio dinamico” delle esperienze passate. Forse è venuto il momento di mettere finalmente in campo anche il digitale, come ci suggerisce l’Europa e non solo.
https://twitter.com/fattiditeatro/status/773073941959172096
nel processo artistico sì, nel rapporto con il pubblico i nuovi media possono ampliare l'esperienza e il dialogo
— Simone Pacini (@fattiditeatro) September 7, 2016
Perché un “movimento culturale” moderno deve comprendere anche i nuovi riti digitali come ad esempio la caccia ai Pokemon GO: atto di per sé interessante perché spinge i ragazzini “millennials” a calpestare e attraversare la città invece che rintanarsi in casa davanti a uno schermo.
Gli operatori di Assitej, inoltre, hanno ribadito l’importanza di un teatro ragazzi come atto artistico, quindi non didattico. Un atto “non rassicurante” che deve generare “inquietudine”. Venendo ai desideri futuri, questa neonata comunità (Assitej Italia rinasce nel 2014 e In-Forma è stato il momento conclusivo del primo triennio) sente il bisogno di parlare, di incontrare altre professionalità, altre voci, aumentando le relazioni reali ma anche virtuali.
Ecco lo Storify (sfoglialo con gli appositi tasti). Ci sono anche moltissimi post su Facebook che purtroppo non ho potuto inserire (un motivo in più per usare Twittere e Instagram):
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