Mi sono reso conto che negli ultimi quattro festival in cui sono stato coinvolto, con attività di collaborazione e/o di formazione, ho avuto a che fare con ragazzi che stavano intraprendendo il famigerato percorso dell’alternanza scuola lavoro, una delle innovazioni della Buona Scuola. In sostanza a tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori viene data l’opportunità “di inserirsi in contesti lavorativi adatti a stimolare la propria creatività”. Negli ultimi mesi ci sono state molte polemiche, soprattutto per il fatto che questa “alternanza” in alcuni casi si è trasformata in sfruttamento.
Alternanza scuola lavoro e spettacolo dal vivo: quattro esempi
Torniamo allo spettacolo dal vivo, tra le mie ultime collaborazioni la prima che ha visto coinvolti ragazzi dell’alternanza scuola lavoro è stato il Festival dello Spettatore organizzato dalla Rete Teatrale Aretina. Una classe del Liceo Teatrale (connubio perfetto direi!) è stata coinvolta in tutti i processi di creazione e organizzazione del festival. Con un gruppo di loro abbiamo messo su un “social media team” e i ragazzi hanno potuto sfruttare le loro attitudini (principalmente “social” e fotografiche) gestendo, con la supervisione mia e dello staff del festival, direttamente le pagine Facebook e Instagram e il blog.
Ad Aosta, per la seconda edizione del festival T*Danse organizzato da TIDA Théâtre Danse, è stata il contesto che più mi ha coinvolto e stupito. Il workshop di “social media storytelling” #Comunicadanza è stato proposto a tutte le classi dei licei cittadini. Tre sezioni del Liceo Artistico hanno risposto positivamente e abbiamo creato un progetto composto da varie azioni: intanto ho tenuto due incontri sui social a ciascuna delle tre classi direttamente a scuola durante le ore di lezione (era la mia prima volta). Poi abbiamo coinvolto i ragazzi a gruppi nella scoperta del festival (incontro con lo staff, le compagnie e gli artisti, incursioni negli spazi) con la lente dei social media, strumenti che loro conoscono benissimo e che hanno potuto sperimentare in un contesto di lavoro. Infine abbiamo realizzato un contest su Instagram per motivarli e abbiamo visto gli spettacoli tutti insieme. Durante gli spettacoli si potevano scattare foto, senza flash!
I risultati sono stati ottimi: sale stracolme per un festival solo alla seconda edizione e almeno 20 dei 60 ragazzi sono stati così coinvolti che l’ultima sera ci hanno costretto ad andare tutti insieme a mangiare la pizza, mixando generazioni in maniera spontanea.
Anche al workshop #Comunicadanza realizzato alla NID Platform di Gorizia, organizzata da a.Artisti Associati, insieme a operatori, cittadini, universitari c’erano quattro ragazze del Liceo Linguistico in alternanza scuola lavoro. Grandi esperte con le “Storie” di Instagram (sulle quali prima o poi scriverò un post), sono state le nostre mascotte, le nostre “under”, le protagoniste del dialogo inter-generazionale e della volontà di coinvolgere giovane pubblico nei processi artistici.
Infine, proprio la settimana scorsa durante la rassegna Intransito organizzata dal Comune di Genova in collaborazione con Teatro Akropolis, Officine Papage e Associazione La Chascona ho avuto a che fare con un’altra classe, questa volta del Liceo Artistico. Anche lì sono stati organizzati incontri con lo staff, laboratori ecc.. Io ho fatto un incontro di tre ore durante il quale, dopo aver introdotto la mia professione, ci siamo divertiti giocando con le parole e progettando un video da pubblicare alla fine dell’esperienza.
Alternanza scuola lavoro e spettacolo dal vivo: un’occasione per tutti?
Il punto di partenza è che i ragazzi devono fare tutti questa esperienza e i Licei hanno più difficoltà a trovare strutture adatte rispetto agli Istituti tecnici, industriali ecc. che hanno ovviamente un dialogo privilegiato con le aziende. Un evento culturale può realmente stimolare la loro creatività, in un contesto divertente e coinvolgente. Per la buona riuscita del progetto credo che sia necessario (l’ho notato in tutte e quattro le mie esperienze) trovare una prof. (che poi è anche la tutor scolastica) motivata e pronta a mettersi in gioco!
Credo che vivere un’esperienza culturale e artistica in prima persona può aiutarli a capire se questa può essere una strada (difficile) per il loro futuro, a farli diventare cittadini migliori (lo penso e lo ribadisco) ma sopratutto può farli crescere spettatori curiosi e attivi. Realizzando progetti ad hoc le imprese culturali possono anche intercettare fondi per i progetti di audience development e audience engagement che mettono a disposizione l’Europa e le fondazioni bancarie, dato che l’alternanza scuola lavoro non ha fondi sufficienti. Avere risorse diventa fondamentale per garantire un personale qualificato che li segua e li coinvolga, ascoltando anche le loro richieste. Niente ulteriori lezioni, insomma. Credo infine che valga la pena insistere sull’utilizzo dei social come lente per guardare le fasi che compongono un processo artistico e come strumento per avvicinare le nuove generazioni. La loro natura ludica e la loro immediatezza è la chiave per il dialogo e l’ascolto da parte delle realtà culturali.
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