È il momento degli spettacoli in bicicletta! Complice la pandemia, l’idea di unire attori e spettatori in una o più pedalate teatrali, ovviamente all’aria aperta, sta prendendo sempre di più piede. Alla fine dell’estate a Cuneo per il festival Mirabilia avevo avuto la possibilità di assistere (?) allo spettacolo di Faber Teater Il campione e la zanzara, su Fausto Coppi, rigorosamente in bicicletta per le vie della città.
Recentemente ho conosciuto Open-Mic, comizi teatrali, spettacolo di “cicloteatro” che ha debuttato qualche settimana fa a Pescara a cura della compagnia Arterie, con la quale sono in contatto da un po’ di tempo. Ho avuto modo di fare qualche domanda a Monica Ciarcelluti, regista, attrice e ideatrice del progetto.
Simone Pacini: Perché hai deciso di realizzare uno spettacolo che mettesse in relazione la performance e la bicicletta, nello spazio urbano?
Monica Ciarcelluti: Open-Mic, comizi teatrali nasce dalla riflessione sui cambiamenti in atto a causa della pandemia e dalla attuale condizione di fragilità sociale nello spazio urbano. Noi di Arterie volevamo creare qualcosa che fosse più di uno spettacolo in site-specifica, non solo un evento che fosse una vera propria esperienza immersiva, che coinvolgesse e attivasse il pubblico, ma anche inclusivo perchè in grado di raggiungere fisicamente le periferie, i più anziani, i più vulnerabili, proprio in quei quartieri della città più colpiti dall’isolamento e riavvicinarli in qualche modo alla relazione.
Così abbiamo pensato di muovere con la bicicletta a sciame attori, danzatori, pubblico, amanti del turismo esperienziale e ciclo-amatori e di dar vita a una vero e proprio viaggio poetico su due ruote!
Abbiamo scelto i quartieri periferici della città di Pescara partendo dalla Madonnina del Porto, per poi passare attraverso Borgo Marino Sud e il Parco della Pace e infine arrivare al Parco San Giuseppe, tutto andata e ritorno attraversando le piste ciclabili. L’evento è stato realizzato con il contributo dell’Assessore Nicoletta Di Nisio Politiche per la Disabilità, Ascolto del Disagio Sociale e Associazionismo Sociale della Città di Pescara.
La performance è estremamente energetica, ha un incredibile fascino caotico, è sostenibile e rispetta l’ambiente, gode dell’improvvisazione e della partecipazione del pubblico. In questo modo il teatro torna sul suo palco probabilmente più ambito: ovvero all’aperto.
SP: Come avete costruito la drammaturgia?
MC: Innanzitutto abbiamo definito un tema, abbiamo scelto l’ossimoro “forte-fragile” affinché facesse da fil-rouge tra tutte le azioni performative dell’evento. Ci siamo chiesti e abbiamo chiesto al nostro pubblico: può la fragilità diventare punto di forza? Ogni tappa raggiunta, ogni luogo è diventato il territorio per aprire il tema attraverso azioni poetiche e per coinvolgere il pubblico in maniera partecipata. È nata una sorta di performance situazionista, ove l’interazione pubblico/spettatore a tratti scomponeva la scena e ribaltava i ruoli, lo spettatore è diventato un vero e proprio attore ‘sociale’, volendo usare un termine che è più proprio del “cinema del reale”: abbiamo coinvolto i pescatori del Flag del Porto di Pescara, sono diventati “pescatori di sogni e di pensieri” della gente comune, gli studenti dell’Università della Libera Età che hanno affrontato il tema più dal punto di vista della perdita e del riscoperta di cose perdute, gli aficionados di Pescarabici che ci hanno guidati attraverso le periferie urbane, il pubblico occasionale delle piazze di quartiere che reagiva agli stimoli poetici dei danzatori e degli attori toccando percorsi e territori fragili. Tutti hanno contribuito alla costruzione di una narrazione di vissuti e pensieri alternati ai testi di William Shakespeare, dei grandi classici alternati con le poesie di John Masefield.
SP: Con quali artisti hai lavorato?
MC: Tutti artisti di grande bravura: i danzatori Manolo Perazzi e Gisela Fantacuzzi, gli attori Serena Di Gregorio, Ottavia Orticello e Marco Paparella, il musicista jazz Piero Delle Monache. Il coordinamento del progetto è stato di Alessandra Rossi.
SP: Credi che sia un progetto replicabile? Come pensi di portarlo avanti in futuro?
MC: Assolutamente sì, è un formato replicabile! Ho già ricevuto la richiesta da altre città, alcune del Sud, e siamo in fase progettuale. Ci piacerebbe portare questo spettacolo a Taranto, Foggia, Ferrara, Rimini, Pesaro, Milano: città ciclabili con periferie sensibili, con spazi da riattivare. Ispirati e in reazione alle chiusure degli spazi teatrali abbiamo sperimentato nuove soluzioni portando il teatro al pubblico, invece di portare il pubblico a teatro, proponendo agli artisti lo sforzo di uscire fuori dai luoghi normalmente deputati quali i teatri, i musei, le accademie per tornare per strada, per potersi riconciliare con i pubblici e riabbracciarli. È un lavoro delicato e necessario.
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