Come vi avevamo promesso vi portiamo con noi in Uruguay, un luogo dove siamo di casa, dato che è la terza volta consecutiva che torniamo, e che in questa occasione conosceremo meglio attraversando l’interno del Paese con la tournée di MADE IN ILVA al FIDAE Festival Internacional de Artes Escénicas. Il nostro viaggio inizia con una piacevole chiacchierata con Pippo Del Bono e Pepe Robledo, che incontriamo sul volo Bologna – Parigi. Con Pippo parliamo dei paesi in cui siamo stati con i nostri spettacoli, di quando e dove abbiamo imparato lo spagnolo, tra una tournée e l’altra, lui in Argentina, noi in Messico, di quali festival e luoghi del Sud America possano ancora rivelare esperienze in grado di arricchirti sia artisticamente che a livello umano. Ci salutiamo di fronte al bivio per il nuovo transfer e riprendiamo il lungo viaggio per l’altro emisfero del mondo. Arrivati a Montevideo siamo accolti dall’Istituto Italiano di cultura, partner del FIDAE, che quest’anno ha scelto l’Italia come principale Paese invitato al festival. A cena incontriamo Stefano Ricci e Gianni Forte, anche loro al FIDAE con Still life. (la terza compagnia è Assemblea Teatro, che non riusciamo però ad incrociare per una sovrapposizione di date). Sembra quasi che per scambiare due parole con i propri colleghi sia necessario catapultarsi al polo opposto del globo, mentre in Italia, sempre troppo di corsa, sempre troppe cose da fare! L’indomani partiamo presto. Visto nella cartina del Sud America, l’Uruguay sembra piccolo, e invece la nostra prima tappa è a oltre 700 Km dalla capitale, lungo una linea retta che ci spedisce nell’entroterra, quello che qui chiamano l’interior. Attraversiamo un paesaggio con bassissima densità abitativa dove per ore ed ore contempli prati verdi, bovini e grandi fiumi. Le soste sono scandite non tanto dai rifornimenti di carburante bensì da quelli d’acqua bollente per riempire il termos per preparare il mate, che accompagna la giornata di ogni Uruguayo.
Arriviamo a Salto, capitale termale del Paese, nello splendido Teatro all’italiana Larrañaga, dove decidiamo di disporre parte del pubblico anche su palco. I macchinisti dispongono le tribune ai lati della scena ma sembrano increduli quando capiscono che sono per gli spettatori. Anche il pubblico è sorpreso e stimolato di essere con noi in scena, dal dietro le quinte li sento mormorare stupiti ed eccitati.Tra loro c’è anche Tito, il nostro accompagnatore durante le due edizioni del festival TFM alle quali abbiamo partecipato nel 2015 e 2016, che oggi è un carissimo amico. Sarà lui a farci conoscere Salto, la sua città, separata dall’Argentina solo da un fiume, dalle cui sponde a volte uruguaiani e argentini affidano all’eco i loro affettuosi insulti reciproci. Il giorno dopo il viaggio continua, costeggiando il fiume Uruguay e rotolando verso Sud arriviamo a Paysandù, che ci appare quasi come una città fantasma, spopolata, mentre attraversiamo a piedi la zona della banchina fluviale, un vero e proprio patrimonio di archeologia industriale, una zona che per alcuni mesi all’anno viene sommersa dal fiume e diventa percorribile solo in canoa o barca. Prima non era così, questo fenomeno accade solo da pochi anni, e gli abitanti non si sono ancora rassegnati. Terminata l’inondazione stagionale, ripristinano case e locali, che portano visibilmente sui muri il segno del livello raggiunto dall’acqua.
Paysandù svela il suo vero volto di città culturalmente viva, attiva, colmando il teatro di personalità della cultura tra cui anche il nostro Ambasciatore in Uruguay, ma anche di giovani che ci trattengono con numerose domande al termine della replica.Un gruppo di studenti ci intervista e una di loro, a distanza di giorni, ci invia un suo disegno ispirato al nostro spettacolo.
Il pubblico dell’interior si emoziona e si immedesima senza alcun filtro, vive lo stato d’animo dell’attore, è con noi ad ogni respiro. Queste città hanno un passato industriale, anche recente in alcuni casi, e le tematiche, le sensazioni, le suggestioni di MADE IN ILVA vivono empaticamente in ciascun spettatore. Una signora, per esprimere quanto si fosse sentita coinvolta dal lavoro dell’attore ci ha detto semplicemente: “Ero io, ero io!”. Passando per l’ultima tappa di Mercedes, facciamo ritorno a Montevideo, dove ci aspetta una bella sorpresa: una replica straordinaria all’Instituto Nacional de Artes Escenicas. Il pubblico di Montevideo è curioso di vedere lo spettacolo che ha attraversato il Paese, ed alcuni si ricordano ancora della versione site‐specific presentata in una fabbrica abbandonata nell’ambito del festival TFM nel 2015. Così il nostro giorno di riposo prima del lungo viaggio si trasforma in una replica dove riabbracciamo amici e colleghi di una Montevideo che sentiamo di conoscere e desideriamo conoscere sempre di più. Proprio appena prima della partenza ritroviamo a sorpresa alcune foto del nostro spettacolo Desaparecidos#43 al festival TFM 2016, durante l’inaugurazione di una mostra fotografica alla Facoltà di scienze umanistiche dell’Università. Una bellissima sensazione: dopo anni di tour scopriamo che non siamo solo noi a ricordare un luogo ma che anche quel luogo si ricorda di noi.
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Si ringraziano, per il sostegno, l’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo e la Regione Emilia Romagna.