Fare Stories a teatro? Ovviamente non durante gli spettacoli (anche se dipende dagli spettacoli). Ma prima o dopo ci può stare. In questo post però mi rivolgo a chi si occupa di comunicazione (per le performing arts e non solo). Ma andiamo per gradi.
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Da quando sono state introdotte le Stories ovvero nell’agosto 2016, Instagram ha avuto un’impennata che sembra inarrestabile, soprattutto fra i giovani. Sono irresistibili sia perché mescolano facilmente audio, foto, video, grafica e fantasia ma anche e soprattutto perché spariscono per sempre (quasi) dopo 24 ore. Il trionfo dell’effimero! E poi, dato che i brand stanno sempre più spingendo per una comunicazione one-to-one con i propri utenti, un’altra carta vincente delle Stories è che puoi fare solo commenti privati (in direct message)!
Comincio col darvi qualche dato sulle Instagram Stories (copiate da Snapchat e subito inserite anche su Facebook e WhatsApp) preso da Hootsuite (consulta il post per una panoramica più approfondita): 1 miliardo di utenti attivi mensili nel mondo (dato di giugno 2018), 19 milioni in Italia (settembre 2018), 500 milioni di utenti attivi giornalieri nel mondo (settembre 2018), di questi 400 milioni usano le Stories (giugno 2018).
Inoltre, una Storia su cinque riceve un messaggio diretto dalle persone che la visualizzano (gennaio 2017). Usiamo tantissimo i direct message per commentare le Storie. Circa il 20% di chi vede una Storia poi la commenta. Se a questo aggiungiamo che l’80% degli utenti segue il profilo di un’azienda (marzo 2017) capite che anche per il settore culturale l’uso delle Stories è ormai un must.
Ma c’è un piccolissimo dettaglio, almeno per il settore delle performing arts: devi avere almeno 10k follower per poter inserire nelle tue Storie la possibilità di “swipare” ovvero aggiungere un link diretto ad un sito esterno. Non è un numero facile da raggiungere se tieni conto che l’account di Romaeuropa, da sempre uno dei più attivi sui social nelle performing arts, lo ha raggiunto da poco.
Perché le storie hanno tanto successo?
- Trovi contenuti esclusivi, effimeri, immediati e in diretta
- Hanno un formato più autentico e genuino, rispetto ai post spesso troppo patinati
- Grazie alle Storie i brand possono diventare “love brand” ovvero evidenziare l’aspetto umano per far innamorare i nostri follower (che ne diventano addicted)
- Puoi cercare sempre l’interazione, e parlare con i tuoi follower, attraverso i tag, gli hashtag, i sondaggi, quiz, i countdown e altri strumenti sempre in aggiornamento.
Errori da evitare con le Instagram Stories
- Contenuti troppo patinati, troppo perfetti. Quelli vanno bene, forse, per i brand di moda
- Contenuti troppo amatoriali, troppo “tirati via”, senza un’idea
- La “call to action” non è chiara: dovresti sempre (nei social in generale) chiedere qualcosa ai tuoi follower (lo so, non è facile!)
- Inserire troppe informazioni: troppo testo è impossibile da leggere nel breve tempo di una Storia e può annoiare
- Fare troppe Stories: vedere la linea nella parte alta dello schermo troppo frammentata può allontanare gli utenti, a meno che tu non sia un/a top influencer!
Quale può essere il contenuto delle nostre Stories a teatro? Luoghi, persone, backstage, viaggi, progettazione ecc. Io le uso e le faccio usare durante i miei workshop con i teenagers (a tale proposito leggi “Materia Prima Teens: il teatro e i liceali“).
Grazie sempre a Ninja Marketing mia fonte social preferita. E grazie anche ad Andrea Maulini che ha da poco pubblicato “Comunicare la cultura, oggi” un libro “definitivo” (per quanto si possa usare questo aggettivo nel campo dei social) sui nuovi modi di comunicare le performing arts.
Leggi anche: Teatro e Instagram: 7 cose da non fare secondo me
E anche: Molto cool e un po’ frivoli su Instagram, ma sopratutto fattiditeatro!
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